Garante Privacy avvia 40 ispezioni

 

Telecamere installate da comuni, scuole, ospedali, società private, istituti di vigilanza.

 Il Garante della Privacy vuole vederci chiaro e ha avviato, tramite la Guardia di Finanza, 40 ispezioni su sistemi di videosorveglianza in tutt'Italia. Lo scopo è capire come vengono impiegate queste immagini, quanto vengono conservate, a chi vengono comunicati i dati. Intanto, un sondaggio rivela che il 53% degli italiani teme di essere intercettato.

 

Il Garante ha fissato le regole di questo settore nel 2004 e vuole verificare quanto vengono rispettate e aggiornare le norme per evitare eccessive ingerenze nella privacy dei cittadini.

Nel nostro Paese è in crescita costante il ricorso alle telecamere di controllo in aree aperte al pubblico e in aree private così come l'utilizzo di tecnologie sofisticate e sistemi miniaturizzati.

Il Garante vuole anche scoprire eventuali vuoti legislativi. Come l'uso, soprattutto in ambito locale, di sistemi di videosorveglianza condivisi tra privati ed enti pubblici (ad es., tutela di beni aziendali e prevenzione e repressione dei reati). O come l'utilizzo di Internet per la trasmissione di dati ripresi dalle telecamere, con problemi di sicurezza nella comunicazione telematica in caso i dati non siano protetti da efficaci sistemi di codifica.

Sempre più spesso vengono utilizzate telecamere nascoste o di dimensioni ridottissime. E chi viene ripreso dovrebbe esserne adeguatamente informato.

Da regolamentare anche la gestione di sistemi di ripresa di varie postazioni da parte di un'unica centrale operativa, con una concentrazione di immagini. 

I controlli in corso serviranno a verificare l'informazione data al pubblico, il rispetto delle misure di sicurezza, i tempi di conservazione delle immagini in caso di registrazione, a chi i dati vengono comunicati.

Italia, "Paese di spiati" 
Gli Italiani hanno la percezione di vivere in un "Paese di spiati". Ma se hanno una fiducia ingenua in Internet, sono invece molto sospettosi delle conversazioni telefoniche. Il dato emerge da un sondaggio dell'Istituto Italiano Privacy su mille anonimi. Così il 53% sospetta di essere intercettato al telefono, e il 60,5% considera probabile che famigliari o colleghi controllino di nascosto le proprie email. Ma il 62% non crede che i motori di ricerca conservino le "tracce" delle ricerche effettuate dagli utenti più di un giorno, e il 73% dice di non aspettarsi una profilazione a scopi di marketing sulle proprie scelte. Inoltre, il 74% degli intervistati non condivide la pubblicazione di intercettazioni telefoniche sui giornali, e ha poca fiducia sul connubio internet e banche: solo il 45% si fida dei loro sistemi di sicurezza nel trattare i dati dei clienti on line, mentre il 55% teme di essere vittima di frodi con l'utilizzo su internet della carta di credito.

 

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