Il presidente di Italia dei Diritti: “E’ assurdo chiudere una struttura dopo aver appena speso 15 milioni di euro per rinnovarla”




Roma - Si avvicina ogni giorno di più l’imminente chiusura del terzo ospedale più antico di Roma, il San Giacomo. La decisione della Regione, che sarà attiva dal 1 novembre prossimo, ha scatenato una serie di proteste, soprattutto in ragione della recente ristrutturazione del complesso. “La mia posizione è chiara. Non bisogna chiudere il San Giacomo al di là dei motivi di fondo – ha dichiarato il presidente del movimento Italia dei Diritti, Antonello De Pierro – Quando si chiude una struttura ospedaliera e una zona ne resta orfana, si genera una situazione negativa e di disagio, perché viene meno la tutela della persona e il rispetto del diritto alla salute sancito dalla Costituzione”. Il centro ospedaliero sito tra via del Corso, via di Ripetta e via Canova, che annualmente registra circa 30mila accessi e cinquemila ricoveri, è stato totalmente rimesso a nuovo; dopo 18 mesi di lavori, ora il San Giacomo vanta il titolo di ospedale più moderno di Roma, con 750 dipendenti a seguito. Nonostante questo, la decisione di chiuderlo. Tanto improvvisa quanto assurda. “Una decisione inspiegabile – ha continuato De Pierro- se consideriamo che sono state spese cifre da capogiro per rinnovarlo. Ed è questa la cosa più grave; che siano stati sprecati soldi inutilmente, per delle ristrutturazioni che, se lo stabile chiude, semplicemente non serviranno. Da questo bisognerebbe partire per portare avanti una seria protesta”. Soldi buttati al vento dallo stesso Ente che li ha erogati. 15 milioni di Euro per la precisione. Di cui 5 per Radiologia, e poi a seguire Gastroenterologia, Centro di rianimazione, Farmacia digitale, Endoscopia, il nuovo poliambulatorio, ed in più il rinnovo del parco ambulanze, Tac e Risonanza magnetica di ultima generazione e Centro mobile di rianimazione da 120mila euro. “Se qualcuno ha creato un buco nell’ambito della Sanità, non devono essere i cittadini a pagarne il prezzo – ha concluso De Pierro – ed a essere penalizzati con la chiusura di una struttura ospedaliera. Non bisogna parlare di malasanità solo quando sbaglia un medico, ma anche in queste situazioni. Se si pensa che alcune zone di Roma, come il IX e X Municipio, non sono dotate di strutture ospedaliere, appare necessaria, piuttosto che la chiusura di un ospedale, l’apertura di altri”.