Due elicotteri americani inquadrati nel contingente della Nato in Afghanistan sono stati fatti oggetto giovedì di colpi di arma da fuoco sparati da militari del Pakistan durante una missione al confine tra i due paesi asiatici.

 Secondo l'Isaf e il Pentagono i due velivoli non sono stati colpiti ma l'incidente è indice del clima di tensione crescente tra Washington e Islamabad per i ripetuti raid Usa contro i Taleban e Al Qaida nelle zone tribali del Pakistan.

Pur essendo ancora alleate degli Stati Uniti nella guerra globale contro il terrorismo, dopo l'uscita di scena del presidente Parvez Musharraf le autorità pachistane sembrano tollerare sempre meno le incursioni delle forze Usa dell'Isaf e della missione parallela di Enduring Freedom. L'incidente di oggi, avvenuto al confine tra Pakistan e la provincia di Khost, nell'Afghanistan orientale, non è un caso isolato. Nei giorni scorsi un altro elicottero americano che aveva invaso lo spazio aereo pachistano era stato accolto a cannonate.

Ieri, inoltre, un aereo senza pilota, a quanto pare della Cia, è precipitato in territorio pachistano. La Nato e il Pentagono hanno escluso che i due elicotteri avessero oltrepassato la linea di confine. Ma un portavoce militare pachistano, il generale Athar Abbas, ha fornito una versione opposta. «Erano nel nostro spazio e i nostri militari hanno sparato colpi di avvertimento - ha affermato - gli elicotteri hanno risposto e si sono allontanati». Da New York, il nuovo presidente Asif Ali Zardari ha poi precisato che si trattava solo di «razzi illuminanti». Anche sulla natura della missione le versioni sono contrastanti. L'Isaf ha parlato di «volo di ricognizione» ma fonti pachistane hanno detto all'Afp che non lo era affatto.

«Per tutta la giornata hanno bersagliato postazioni degli islamici facendo 16 morti tra i ribelli e 20 feriti tra la popolazione civile», hanno detto. Due dei morti, hanno aggiunto, sarebbero anch'essi civili. Il Pentagono in un primo momento ha minimizzato l'incidente definendolo «un equivoco». Successivamente, il portavoce Bryan Whitman ha usato toni più decisi ed ha detto che Islamabad dovrà fornire «spiegazioni adeguate». Fin dai tempi di Musharraf, gli Usa ritengono che il Pakistan non stia facendo abbastanza contro il terrorismo internazionale.
Dopo l'uscita di scena dell'ex generale questa convinzione si è accentuata e Washington ha deciso di agire per proprio conto. Un raid condotto all'inizio del mese nella regione tribale del South Waziristan, secondo Islamabad, avrebbe ucciso 20 civili. Le prese di posizione contro i raid da allora si sono moltiplicate. Appena ieri il premier Yusuf Raza Gilani ha ribadito che il suo paese «non è più disposto a tollerare violazioni della sua sovranità e della sua integrità territoriale, nemmeno in nome della lotta al terrorismo». Per far fronte a questo problema, stando al ministro degli esteri afghano Rangeen Dadfar Spanta, il presidente turco Abdullah Gul ha invitato Zardari e il presidente afghano Hamid Karzai a un vertice a tre sulla sicurezza da tenersi in Turchia.
Gli Usa, intanto, hanno deciso la sospensione di tutti i servizi consolari in Pakistan a causa di non meglio precisate «minacce» contro gli interessi americani nel paese asiatico.

 

 

Fonte