TUTTE le mattine Malalai Kakar si precipitava fuori di casa prima che si svegliassero i suoi sei figli per vedere se i talebani avevano appeso alla sua porta la solita “lettera notturna” che le prometteva morte sicura.

 Non voleva che le sue creature la vedessero. Ieri l’hanno aspettata in due, in sella a una motocicletta, fra le sette e le otto. Prima che riuscisse a salire sulla sua auto per andare in ufficio le hanno crivellato la testa di pallottole e hanno ferito gravemente anche il figlio diciottenne che avrebbe dovuto scortarla fino al quartier generale della polizia di Kandahar, la città che è tornata ad essere una roccaforte degli “studenti di Allah”. Il giovane ora è in coma.

Il commando ha cancellato un simbolo nazionale, caro al presidente Hamid Karzai. NELLA città del mullah Omar Malalai Kakar, 41 anni, tenente colonnello, guidava il dipartimento dei crimini contro le donne. Si era arruolata a quindici anni, nel 1982. Il padre Gul Mohammed e un fratello sono tuttora poliziotti. Malalai si era dimessa sette anni dopo, quando per i talebani, i padroni del paese, l’esistenza di una donna – agente era, a dir poco, un affronto insopportabile alla legge coranica, la “sharia”. Nel 2001, dopo la sconfitta dei seguaci del mullah Omar, è stata la prima iscritta all’Accademia della polizia, dalla quale è uscita con il grado di ufficiale,  Due anni fa si era definitivamente liberata del burka, sotto il quale era solita nascondere un kalashnikov. 

MALALAI era un osso duro. Alcuni anni fa eliminò i tre killer che avrebbero dovuto ucciderla.  Un portavoce dei talebani, Yusuf Ahmadi, ha immediatamente rivendicato l’assassinio: “Era uno dei nostri bersagli e siamo riusciti ad eliminarla”. La Kakar guidava una squadra tutta femminile. Fra le imprese che preferiva ricordare c’era la strenua resistenza, armi in pugno, assieme a tre colleghi, in un quartiere infestato dai talebani dopo che dozzine di poliziotti maschi avevano alzato i tacchi. Ma i suoi interventi più caratteristici erano di altra natura. “Quando ancora indossavo il burka – ha raccontato a un rotocalco francese – ho perquisito una casa e ho trovato una donna e il figlio di dieci anni incatenati. Erano sopravvissuti per dieci mesi mangiando solo croste di pane. La madre era una vedova. Dopo la morte del marito era stata data in sposa al cognato. L’uomo aveva divorziato. Quando si era presentata da lui per raccogliere i suoi miseri averi, l’aveva rinchiusa in una gabbia con il figlio.

SEMPRE nel sud, a Spin Boldak, ieri un kamikaze in motocicletta si è fatto esplodere vicino a un convoglio della polizia uccidendo sei persone. Il capo della polizia del Kunar ha denunciato che un raid delle forze armate straniere ha ucciso tre civili. La coalizione conferma solo di aver eliminato alcuni “ribelli” in uno scontro a fuoco. 

 

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