Erano in tanti oggi pomeriggio a Terme Vigliatore, in provincia di Messina.

Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali del professore universitario Adolfo Parmaliana, 50 anni, docente di chimica all’Università di Messina, suicidatosi due giorni fa lanciandosi da un viadotto dell’autostrada A20 Messina-Palermo.Oltre ai familiari e alla gente del paese, alla cerimonia funebre erano presenti il senatore del Pd Beppe Lumia ed il rettore dell’Università di Messina Francesco Tomasello, che ha ricordato la figura professionale. “Le persone oneste si ricorderanno sempre di te” ha detto al padre la figlia Gilda. In molti hanno chiesto che si faccia luce sui motivi che hanno spinto Parmaliana al suicidio.

Prima di morire Parmaliana ha lasciato una lettera, che ora è al vaglio degli inquirenti. Nella lettera vi sarebbero i motivi che l’hanno spinto al suicidio. Primo fra tutti, da quanto si apprende dall’agenzia di stampa Asca, sembra che il professore non aveva più alcuna fiducia nella Procura di Barcellona Pozzo di Gotto.

Adolfo Parmaliana - un passato attivissimo nel Pci, prima, e poi nei Ds - era uno stimato docente universitario messinese, autore di numerose denunce contro la mala amministrazione, i legami tra la massoneria, le cosche mafiose della provincia e i colletti bianchi.

Nella lettera, il professore avrebbe denunciato una sorta di complotto ordito contro di lui dai vertici della Procura di Barcellona Pozzo di Gotto che, recentemente, l’aveva rinviato a giudizio per diffamazione. Avrebbe dovuto rispondere davanti ai giudici delle accuse mosse all’ex vicesindaco di Terme Vigliatore, paese in cui viveva, e di due manifesti affissi in paese dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. “Per lui - dice il suo legale, l’avvocato Fabio Repici - è stato un colpo durissimo. Si è sentito tradito dalla giustizia”.

Sempre dall’agenzia di stampa Asca, si apprende che nella lettera, il docente punterebbe il dito contro una sorta di ‘cupola giudiziaria’ colpevole, in passato, di avere ignorato le sue denunce su collusioni tra cosche e insospettabili amministratori. E adesso lo avrebbe punito con un rinvio a giudizio che lui considerava illegittimo, proprio per le battaglie di legalità combattute anche contro certa magistratura.

“In nessun caso - dice l’avvocato Repici all’Asca - il mio cliente fece nomi. Le querele sporte contro di lui, inoltre, erano tutte fuori termine e, nonostante ciò, è arrivato il rinvio a giudizio. Parmaliana era totalmente sfiduciato dalla giustizia barcellonese”.

Una sfiducia, che - a dire del penalista - l’avrebbe spinto a organizzare il suicidio in modo tale da far ricadere la competenza territoriale su eventuali indagini, non sulla Procura di Barcellona, ma su quella di Patti. Lo proverebbe il fatto che il docente avrebbe scelto di morire buttandosi da un viadotto nel territorio del comune di Patti.

 

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