Sì del Senato al provvedimento. Palazzo Madama «assediato». I parlamentari dell'opposizione in piazza. il ministro: «Si torna alla serietà». Berlusconi: «La sinistra truffa gli studenti»

 

ROMA - Il decreto Gelmini (il 137 del 2008) è legge. Il Senato ha approvato con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti il provvedimento che porta il nome del ministro dell'Istruzione e che prevede, tra le altre cose, il ritorno dal 2009-2010 delle classi con il maestro unico nella scuola primaria e il voto in condotta che farà media con quelli conseguiti nelle altre materie (la scheda).

«La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione» ha detto la Gelmini dopo il voto al Senato, annunciando che entro una settimana metterà mano a un piano che riguarda l'Università.

REFERENDUM E PROTESTE - L'opposizione però promette battaglia e Walter Veltroni, facendo sua la proposta del leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, ha annunciato che il Pd promuoverà un referendum per abrogare il provvedimento sulla scuola. «Il governo non ha voluto ascoltare nessuno di quanti chiedevano il ritiro del decreto» ha detto il segretario dei democratici «ed ha anche rifiutato il confronto con il mondo della scuola, la maggioranza del quale è critico verso decreto». Non si ferma nel frattempo la protesta degli studenti nella Capitale. Momenti di tensione a piazza Navona, dove si sono registrati scontri tra studenti di destra del Blocco Studentesco e manifestanti dell'Unione degli Studenti. «Continueremo al nostra lotta nelle Università e nelle scuole», hanno annunciato dopo il sì definitivo al decreto i manifestanti radunati sotto Palazzo Madama, raggiunti dopo il voto da tutti i 119 parlamentari del Pd e i 14 dell'Idv.

BERLUSCONI - Proprio all'opposizione ha riservato dure critiche Silvio Berlusconi, accusandola di ingannare i manifestanti. «Spiace che i manifestanti siano stati presi in giro, perché evidentemente è una truffa che si è combinata alle loro spalle» ha detto il presidente del Consiglio annunciando inoltre che nella Finanziaria saranno effettuate delle correzioni che riguardano la scuola privata. Riferendosi alle proteste degli studenti, il premier ha anche detto che il governo è stato «di manica larga». «Abbiamo detto: manifestate come volete, dove volete, ma non potete impedire a chi vuole studiare e a chi vuole insegnare di esercitare il proprio diritto» ha detto Berlusconi, precisando che solo per aver pronunciato queste frasi è stato frainteso dalla stampa.

«SILENZIO OPACO» - Clima acceso in Aula durante le dichiarazioni di voto. La Pd Anna Finocchiaro si è rivolta direttamente al ministro nel suo intervento. «Il suo silenzio è indifferente e opaco - ha attaccato la senatrice siciliana -. Alle domande lei non risponde. Di queste giornate colpisce il disprezzo per le ragioni degli altri» è l'affondo della senatrice siciliana. «Pensate che approvando questo decreto finisca qui. Non è così». Un avvertimento alla maggioranza, accolto dai colleghi del partito, tutti in piedi, con un lungo applauso. «Pagliacci» hanno gridato invece i senatori del Pdl.

COSSIGA SHOW - Ha suscitato non poche polemiche l'intervento a Palazzo Madama di Francesco Cossiga. Il senatore a vita si è detto favorevole alla conversione in legge del decreto sulla scuola, accusando chi è in piazza di «protestare contro il nulla» favorendo i «baroni universitari». Il presidente emerito ha parlato a braccio, abbandonandosi ai ricordi di quando, ministro dell'Interno, si trovò a fronteggiare la contestazione studentesca e il Movimento degli autonomi nelle università. «Erano i tempi di Berlinguer non di Walter Veltroni, i tempi di Alessandro Natta e non di Franco Marini. Erano i tempi del glorioso Partito comunista - ha ricordato Cossiga in Aula - Quando Luciano Lama venne cacciato dall'Università, il gruppo del Pci si alzò in piedi ad applaudirlo. E io venni applaudito perché avevo fatto picchiare a sangue gli studenti che avevano contestato Luciano Lama».

LA LEGA BACCHETTA IL MINISTRO - A Palazzo Madama il gruppo della Lega ha bacchettato il ministro per le dichiarazioni su Obama. «La sosterremo sempre nella sua azione, signor ministro. Ma una cosa dobbiamo dirle in tutta sincerità - ha detto il presidente dei senatori del Carroccio Federico Bricolo -: l'intervista rilasciata giorni fa (al Corriere, ndr) in cui lei sosteneva che il suo modello è Barack Obama, francamente non ci è piaciuta». Parole che hanno suscitato il forte disappunto dei senatori dell'opposizione, in particolar modo di quelli del Partito Democratico.

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