Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Esprimo forte preoccupazione per la scuola pubblica e per gli studenti”


Roma – Ha provocato forti tensioni il via libera al decreto Gelmini firmato questa mattina a Palazzo Madama.

 A piazza Navona, oltre alle numerose manifestazioni organizzate in tutta Italia, si sono verificati scontri tra studenti di centro-destra e sinistra con il conseguente fermo di 14 militanti di Blocco Studentesco. Il presidente dell’Italia dei Diritti Antonello De Pierro ha così commentato l’approvazione della legge del ministro dell’Istruzione: “Da oggi si apre uno dei capitoli più bui della Seconda Repubblica. Forse chi ha mandato al potere questo esecutivo, fortemente condizionato da un battage mediatico-pubblicitario attuato in maniera fortemente demagogica e propagandistica, a mò di promozione aziendale, dovrà per forza cominciare a ricredersi. Questo è l’inizio della fine della democrazia, la morte della scuola pubblica. Una politica simile – prosegue De Pierro - è stata attuata dai Borboni che hanno preferito mantenere la gente nell’ignoranza. Allo stesso modo questo Governo cerca di addormentare le coscienze riducendo ogni capacità di sussulto a puro sussurro. Perciò il vantaggio verrà tratto solo dalla scuola privata, a cui, invece, a nostro avviso, andrebbero tolti completamente i finanziamenti, a favore di quella pubblica. Tra l’altro questa viene chiamata una riforma ma si tratta solo di tagli e di un lungo salto all’indietro nel passato. Il risultato sarà che gli studenti appartenenti ai ceti medio-bassi non potranno più progredire culturalmente mentre l’accesso ai traguardi più importanti dello scibile sarà consentito solo ad alcuni privilegiati delle scuole private, fisiologicamente vicini al centro-destra. Così – conclude il presidente del movimento - si ritornerà alle dinastie professionali con inevitabile sbarramento agli studenti magari più meritevoli ma senza disponibilità di mezzi. Mi auguro solo che dopo i grembiuli non inizino corsi di addestramento per nuovi balilla. Ora non resta che il referendum, però nel frattempo sono fortemente preoccupato per i poveri studenti che, qualora decidessero di ritornare nelle aule, dovranno subire la forte umiliazione di questo provvedimento”.