Non solo agenti, ma anche un ispettore capo e un commissario capo figurano iscritti nel registro degli indagati della Procura di Parma per la vicenda del presunto pestaggio di Emmanuel Bonsu Foster, il ghanese di 22 anni fermato per errore perche' "scambiato per il 'palo' di un pusher" nel corso di un'operazione antidroga condotta dal 'Nucleo di pronto intervento del corpo' lo scorso settembre.

 

Le accuse
Gli inquirenti hanno notificato l'avviso di garanzia a dieci vigili. Percosse aggravate, calunnia e ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d'ufficio: queste le accuse ipotizzate dalla Procura. Le percosse sarebbero state inferte da piu' agenti sia nel corso dell'operazione antidroga al parco ex Eridania, dove Bonsu sarebbe stato placcato da vigili in borghese senza che gli fosse mostrato il tesserino di riconoscimento, sia durante il trasporto in auto al comando, nonostante il ragazzo di colore fosse ammanettato, e in ultimo negli uffici della sede centrale del corpo. 'Negro' e 'scimmia' sarebbero gli insulti razzisti che alcuni agenti della Municipale avrebbero rivolto a Emmanuel durante l'interrogatorio durato quattro ore.

I presunti abusi
Stando agli inquirenti parmigiani, insulti e percosse avevano la funzione di far confessare al ragazzo "un reato mai commesso" in realta': fare da 'palo' ad un pusher palestinese. Gli agenti avrebbero cercato di farlo confessare "asserendo, peraltro falsamente, di avere le prove documentali della sua responsabilita"'. Senza alcun esito. Il giovane ha continuato, infatti, a proclamarsi innocente nonostante venisse "colpito con calci, pugni e schiaffi", si legge nelle ipotesi di reato, "mentre era rinchiuso nella cella". Dopo essere stato portato negli uffici della polizia territoriale "con una bottiglia di plastica sulla testa", il giovane sarebbe stato fatto spogliare e, una volta nudo, costretto a fare ripetuti piegamenti. Nessun agente o responsabile provvedeva a comunicare all'autorita' giudiziaria che si stava interrogando un fermato. Ad un certo punto, Bonsu si sarebbe trovato di fronte un agente con un modulo per l'autocertificazione in mano. Il vigile gli avrebbe detto che doveva firmare senza fare storie, "anche si fosse trattato della sua condanna a morte".

I sospetti degli inquirenti
Tra le accuse piu' gravi ipotizzate a carico dei dieci agenti anche quelle di "falso ideologico e materiale". Il sospetto degli inquirenti e' che ben "sapendo che Bonsu aveva posto in essere solo una resistenza passiva (la fuga)", lo si abbia voluto accusare di reati mai commessi. Tre gli atti finiti nel mirino della magistratura inquirente parmigiana: due note di servizio e una notizia di reato. La prima nota e' stata redatta dagli agenti il 29 settembre, nell'immediatezza del fermo di Bonsu. Nella nota si sostiene che il giovane ghanese stesse facendo da 'palo' allo spacciatore palestinese arrestato nella stessa operazione. Una seconda nota, adottata "a integrazione" della precedente il giorno successivo, e la "notizia di reato" depositata in Procura il 2 ottobre, invece, contengono una descrizione dei fatti parzialmente diversa. Gli agenti accusano Bonsu di resistenza e lesioni, ma non fanno cenno al ruolo di 'palo' del pusher. Gli ultimi due documenti portano la firma del commissario capo indagato. Il sospetto degli inquirenti e' che i dieci indagati, con diversi livelli di responsabilita', abbiano cercato di coprire l'errore e chi lo aveva commesso.