Tre ergastoli eccellenti per non dimenticare. Li ha emessi ieri il Tribunale internazionale Penale per il Ruanda (Tpir), chiamato a giudicare i principali responsabili del genocidio che sconvolse quel Paese, dove in meno di 100 giorni, dalla sera del 6 aprile 1994, furono massacrate almeno 800.000 persone

 

In stragrande maggioranza erano appartenenti all'etnia minoritaria tutsi (che da sempre controllava i gangli vitali della società), ma c'erano anche numerosi moderati hutu, l'etnia maggioritaria.

 E proprio bande di estremisti hutu, in larga misura i famigerati «interahawme», effettuarono stragi spaventose, con l'appoggio di gran parte della società e perfino di esponenti della Chiesa cattolica, molti dei quali già condannati a pene severe.
Gli ergastolani eccellente sono l'ex colonnello Theoneste Bogosora, 67 anni, considerato una delle menti pianificatrici delle stragi, e due ufficiali, Aloys Ntabakuze e Anatole Nsegiyumva. Sono stati riconosciuti colpevoli di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Assolto invece, a sorpresa, il generale Gratien Kabiligy.
All'ex prefetto e deputato, oltre che potente uomo d'affari, Protais Zigiranyirazo, 70 anni, sono stati inflitti 20 anni. Quest' ultimo era il cognato del presidente ruandese Juvenal Habyarimana, la cui uccisione, il 6 aprile nel '94, fece scattare il genocidio.
Habyarimana stava atterrando a Kigali, quando il suo aereo fu centrato da due missili e abbattuto. Sull'aereo viaggiavano anche il presidente del Burundi, Cyprien Ntarymanira, e sette francesi, cittadini di un paese sempre legato a Hibyarimana.

 

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