Il presidente del Consiglio torna a ribadire la sua posizione. "Sono uno strumento di indagine che la nostra Costituzione definisce eccezionale: siano utilizzate solo per casi particolari"

 

Roma - Nessuno vuole impedire l’utilizzo delle intercettazioni, ma occorre comunque che si ricorra a questo strumento solo in casi eccezionali.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, torna così a ribadire la propria posizione in merito alle intercettazioni a fini giudiziari. “Le intercettazioni - ha spiegato - sono uno strumento di indagine che la nostra Costituzione definisce ‘eccezionale’ anche perchè sacrifica la privacy dei cittadini. Noi non vogliamo in alcun modo impedire le intercettazioni, ma vogliamo che siano utilizzate solo per casi particolari”.

”Oggi - ha proseguito il premier - siamo abituati al loro uso in larga scala: sono 134 mila gli italiani intercettati. E questo vuol dire che ogni volta che parlano al telefono con altre persone anche queste vengono intercettate facendo crescere in modo esponenziale il numero delle intercettazioni nella ricerca di un reato”.

Spiegando di non essere dunque contrario allo strumento, Berlusconi ha però sottolineato l’importanza che il suo ricorso avvenga solo in presenza di un reato già provato “per poter aumentare le prove a carico”. Ferma restando la propria condivisione alle intercettazioni per tutti quei reati che prevedono pene superiori ai dieci anni di reclusione, Berlusconi spiega che un altro punto delicato, riguarda la durata dell’intercettazioni: “alcune di esse - ha infatti denunciato - vanno avanti per anni. Noi vogliamo invece che siano limitate nel tempo e su questo - ha concluso - speriamo che l’opposizione si unisca a noi”.

 

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