Il presidente dell’Italia dei Diritti, coinvolto in un incidente stradale, non è stato visitato dal sanitario di turno al Pronto Soccorso

Roma - Stava viaggiando per lavoro come passeggero sull’autostrada A 24 Roma – L’Aquila l’altra mattina il presidente del movimento Italia dei Diritti Antonello De Pierro, quando è stato coinvolto in un incidente stradale, riportando alcuni danni fisici e tanta paura.

 Il sinistro, che poteva avere conseguenze certamente più gravi e che solo per un caso fortuito non ha provocato vittime, è avvenuto all’altezza di Tor Cervara, quando la vettura su cui viaggiava De Pierro ha rallentato fino quasi a fermarsi, per effettuare una svolta, ed è stata violentemente tamponata da uno scooter Yamaha guidato da un 52enne di Anagni. L’impatto è stato fortissimo e il motociclista è stato sbalzato fino a cadere pesantemente sull’asfalto a diversi metri di distanza nel mezzo della carreggiata ed è stato solo il caso a far sì che nessun veicolo transitante in quel frangente lo travolgesse, uccidendolo. I soccorsi sono scattati immediatamente. Sul posto sono giunti in poco tempo Vigili Urbani, Polizia Stradale e un’ambulanza del 118, che ha provveduto a trasportare presso il vicino ospedale “Sandro Pertini” il centauro e il leader dell’Italia dei Diritti, mentre l’autista dell’autovettura su cui quest’ultimo viaggiava, ferito in maniera più lieve, ha fatto ricorso alle cure dei sanitari successivamente. Dopo aver apprezzato e lodato la tempestività e l’efficienza della macchina dei soccorsi, suo malgrado De Pierro si è imbattuto nella superficialità professionale di un medico in servizio presso il Pronto Soccorso del nosocomio, nei confronti del quale non ha esitato a muovere le critiche dovute, in linea con la consueta condotta che da sempre l’accompagna nel suo percorso biologico e professionale, e perfettamente schierato con le peculiarità operative del movimento da lui presieduto: “Giunto in ambulanza presso il “Sandro Pertini”, viste le condizioni di precaria stabilità ortostatica, a causa di forti vertigini, venivo accompagnato in barella presso l’ambulatorio ortopedico. Ma qui la delusione e lo sconcerto mi assalivano immediatamente. Nella stanza erano presenti un medico e un’infermiera. Il medico era e restava seduto alla scrivania a circa due metri di distanza. Ordinava un esame radiografico. Fin qui forse avrei potuto anche accettare, pensando che mi avrebbe visitato dopo. Ma al ritorno con le analisi di approfondimento clinico già eseguite, la situazione restava immutata. Trovavo la stessa infermiera e lo stesso medico nelle identiche posizioni precedenti. Sempre inchiodato alla sua scrivania l’ortopedico in questione stilava il referto senza accennare a scomporsi per poter effettuare ciò che ufficialmente poi definiva esame obiettivo, ma che in realtà di obiettivo aveva ben poco. Come del resto non prendeva in considerazione la sintomatologia da me lamentata. Accusavo delle forti vertigini e un’acuta cefalea avente origine, con tutta probabilità, dal dolorante rachide cervicale, e inoltre un dolore molto forte alla spalla sinistra e al relativo braccio, con irradiazione lungo l’avambraccio e la zona carpale e metacarpale, oltre ad una rilevante lombosciatalgia. Sul certificato di Pronto Soccorso non veniva riportato nulla di tutto questo tra la sintomatologia riferita. La diagnosi si limitava a “Distrazione del rachide cervicale”. Non voglio entrare nel merito della pronuncia diagnostica, in quanto giustamente appartiene alla determinazione clinica del medico, ma ritengo decisamente arduo e certamente non in sintonia con i dettami imposti dal giuramento di Ippocrate, sentenziare senza aver accertato obiettivamente, avendolo tra l’altro affermato, la sintomatologia afferente la condizione patologica in atto e per di più non tenere conto di gran parte degli elementi sintomatici riportati”.
Con grande prostrazione incalza: “Non chiederò un incontro ufficiale con il direttore sanitario del “Sandro Pertini”, come sono solito fare in situazioni del genere, in quanto è un episodio che mi coinvolge direttamente, ma invito i cittadini a segnalarci comportamenti similari, per poter fare ufficialmente i nostri passi a loro difesa. Comunque auspico una sanzione nei confronti di tale sanitario, anche per salvaguardare l’immagine di tanti suoi colleghi che svolgono la professione con tutti i crismi del caso, e per rispetto nei confronti di quel personale, e mi riferisco soprattutto agli operatori del 118, che nello stesso frangente il loro dovere l’hanno compiuto in maniera impeccabile”.