VENEZIA - Quarant'anni dopo la rete autostradale italiana ha eliminato la sua più grave e costosa strozzatura.

A Mestre quello che da tempo era stato definito come un vero e proprio valico è stato cancellato da un passante ampio che parte nei pressi del vecchio casello di Mirano ed arriva a quello di Quarto d'Altino. In tutto 32,3 chilometri di autostrada che eliminano decenni di code, di paralisi, di rischi. Per lunghi anni il nodo di Mestre è stato un esempio in negativo, adesso, ha sottolineato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi inaugurando l'opera, «è diventato l'esempio di come bisogna fare le cose : rispettando tempi e costi».
Un modello da applicare a quel progetto di infrastrutture per 120 miliardi di euro cui il governo ha dato il via. Un modello di cui il presidente della regione Veneto Giancarlo Galan va fiero fino a cedere più volte all'emozione durante la cerimonia odierna, incredulo forse anche lui di essere riuscito, nell'Italia dei rinvii, dei ricorsi, dei ritardi e delle revisioni dei costi, a vedere completata questa bretella autostradale in quattro anni rispettando in pieno anche il piano economico. Merito di un sistema efficiente basato sulla legge obiettivo che ha trovato interpreti rigorosi a cominciare dal commissario per il Passante Silvano Vernizzi, dall'assessore veneto alla mobilità Renato Chisso e fino ai mille operai che hanno lavorato contemporaneamente nel complicato cantiere.
Giusto quarant'anni fa l'Italia, con ben poca lungimiranza, inaugurava un tratto autostradale da Venezia a Trieste staccato dall'esistente Milano-Venezia. Si è cercato di tamponare la falla da subito con la tangenziale di Mestre, una strada urbana a grande scorrimento diventata il simbolo del problema quando, alla caduta del muro di Berlino nel 1989 con la conseguente apertura dei nuovi mercati dell'Est, si è ritrovata a essere un nuovo muro, nemmeno troppo virtuale, nel sistema dei trasporti europei. E allora si sono moltiplicati i progetti alternativi, dalla blue road, avveniristica sopraelevata, al tunnel che ha resistito a lungo sostenuto da una potente lobby ma che, se fosse stato approvato, sarebbe ancora in attesa della costruzione della macchina adatta per scavarlo.
«Bisogna fare le cose e poi ottenere il consenso» ha spiegato Galan svelando la tattica adottata e ricordando che in prima fila nella battaglia per il Passante, ci sono stati da sempre gli imprenditori. Primi a protestare anche in maniera clamorosa, con una mongolfiera piazzata accanto alla tangenziale, per denunciare i danni subiti, primi a condividere il progetto ora realizzato. Ha citato durante la cerimonia inaugurale il ministro Altero Matteoli che questa strozzatura costava alla comunità 4,3 miliardi di euro l'anno. Ha rilanciato Galan ricordando che i problemi infrastrutturali dell'area sono ancora pesanti e che lo stesso modello sarà replicato per realizzare una serie di importanti progetti che vanno dalla Pedemontana alla Romea commerciale.
Il Passante apre un'importante strada europea ma spalanca scenari nuovi anche per il Veneto e per il suo sistema socio-economico. Fino a ieri fra Padova e Treviso serviva almeno un'ora di automobile, adesso basta poco più di un quarto d'ora. È una rivoluzione che impone di ripensare ogni progetto sull'area metropolitana. Dietro alla festa restano comunque alcuni problemi ancora aperti. Solo uno dei tre caselli intermedi previsti sul nuovo tracciato è pronto e sarà aperto fra pochi giorni, per gli altri due occorrerà attendere almeno fino all'autunno. La viabilità complementare d'accesso è ancora in via realizzazione e riguarda ben trenta chilometri di strade e svincoli. C'è infine da porre mano al cosiddetto "Passante verde" : opere importanti di mitigazione ambientale. Ma per tutto i fondi sono già disponibili e gli accordi con gli interessati, dai Comuni alle associazioni ambientalistiche e dei cittadini, sono firmati.

 

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