E' arrivato passando sotto il portico dei musei capitolini, con una bottiglia di alcol etilico in una mano e un accendino nell'altra.

Poi ha farfugliato qualche parola incomprensibile, si è cosparso del liquido infiammabile e si è dato fuoco.
Racconta così gli attimi concitati che si sono svolti questa mattina sotto le scale di palazzo Senatorio in Campidoglio l'agente della polizia di Stato che ha salvato l'uomo che si è dato fuoco. "Appena ho visto quello che stava succedendo - racconta l'agente solitamente in servizio in Campidoglio e che oggi era impegnato con i colleghi per il servizio d'ordine per la visita dei Reali di Svezia - mi sono tolto la giacca e mi sono lanciato sull'uomo per spegnere le fiamme. Insieme agli agenti della polizia municipale abbiamo fatto in modo di domare il fuoco mentre l'uomo era per terra".
Secondo il racconto dei testimoni l'uomo, probabilmente italiano e sulla quarantina, è arrivato sotto le scale dell'ingresso Sisto IV attorno alle 8.45. Dopo aver spento le fiamme i soccorritori hanno chiamato il 118. Ricoverato al S.Eugenio è stato raggiunto da un amico, Celestino, che racconta la vicenda dell'uomo. "Era disperato, non riusciva a trovare lavoro e per questo ieri aveva già minacciato di darsi fuoco - dice l'amico - poi stamattina alle sei l'ho visto, mi ha salutato, mi ha detto 'ci vediamo dopo', aveva gli occhi pieni di rabbia".
Proprio ieri, racconta la sua compagna Paola, gli era stato comunicato che non avrebbe percepito alcun indennizzo di disoccupazione dopo il licenziamento dalla cooperativa di servizi dove lavorava fino allo scorso ottobre. Cesaretti aveva vissuto per alcuni anni in uno stabile occupato di via Pelizzi, insieme ad un comitato di lotta, e poi aveva ottenuto un alloggio popolare a Ponte di Nona. L'uomo ha due figli piccoli, l'ultimo di 4 anni. "Vincenzo soffre di una malattia che gli causava gravi problemi nel guidare. Per questo aveva chiesto alla cooperativa dove lavorava, la Euroservice, di non dover più portare il furgone per la consegna del pane, mansione che svolgeva, ma di essere trasferito ad altro incarico, uno qualunque, anche un lavoro umile. Per tutta risposta, la cooperativa l'ha licenziato". Lo afferma la signora Paola, compagna di Vincenzo C. "Ci hanno appena detto che fortunatamente non è grave - dice la donna che si trova all'ospedale S.Eugenio dove l'uomo è ricoverato - sembra che le ustioni coprano circa il 10% del corpo". Vincenzo, dice ancora la sua compagna, ha precedenti penali per riciclaggio.
"Ma ha pagato tutto - sottolinea - si è fatto due mesi di carcere e un anno e mezzo di arresti domiciliari"
Non è la prima volta che un luogo pubblico romano viene scelto come sede di un clamoroso tentativo di suicidio con il fuoco. Al Campidoglio era già successo, ma anche a San Pietro, al Quirinale, a piazza Navona. Ecco un riepilogo dei precedenti:
9 giugno 2008 - Gennaro Verdicchio, napoletano di 46 anni, si dà fuoco in PIAZZA NAVONA, ma, quando le fiamme aumentano, si getta in una fontana. L'uomo ha detto di aver compiuto il gesto per richiamare l'attenzione sulla sua situazione lavorativa.
29 maggio 2008 - Marianna Randazzo, 64 anni, si da fuoco in piazza del QUIRINALE per protesta contro un caso di malasanità. Morirà in ospedale il 20 giugno.
7 dicembre 2007 - La senagalese Kebe Peinda Gotha, 39 anni, si dà fuoco in CAMPIDOGLIO per una protesta politica. Morirà in ospedale il 30 dicembre.
13 gennaio 1998 - Alfredo Ormando, 39 anni, siciliano, si dà fuoco in piazza SAN PIETRO per denunciare l'incomprensione nei confronti della sua condizione di omosessuale. Anche lui muore in ospedale diversi giorni dopo, il 22 gennaio.