Negli ultimi mesi decine di scosse. Qualcuno aveva provato a mettere in guardia sull'imminenza di una tragedia come quella di questa notte ma era stato accusato di procurato allarme e di conseguenza denunciato

 
ROMA - Ancora si scava tra le macerie e già infuriano le polemiche. Questa eccezionale scossa di terremoto poteva essere prevista e la tragedia evitata? Gianpaolo Giuliani, dai laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso, giura di aver visto in anticipo il dramma che si avvicinava. Lo aveva detto ed era stato denunciato per procurato allarme.
Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che aveva chiesto una «punizione esemplare» per «quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false», ora è costretto a una posizione meno aggressiva, e spiega pacatamente che non esiste alcuna procedura scientificamente convalidata che permetta di prevedere i terremoti. Dalla sua ha praticamente tutto il mondo scientifico: dello stesso parere è infatti il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi e molti esperti del mondo accademico. Mentre il direttore dei laboratori del Gran Sasso dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), sottolinea che Giuliani non è un ricercatore, ma solo «un perito elettronico e che non è nemmeno un dipendente dell’Istituto che io dirigo».
Rimane però il fatto che il vice capo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, una settimana fa aveva escluso la possibilità che la terra potesse tornare a tremare, se non per piccoli movimenti di assestamento. Una tragica sottovalutazione, accusa ora la presidente della Provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane: «La Protezione civile ci aveva detto di non preoccuparci, forse dovevamo farlo. Era - accusa - una tragedia annunciata». «Stanotte - racconta Pezzopane - c’è stata una prima scossa alle undici e mezza e poi una alle due, ma quasi nessuno è uscito dalle case. Quando è arrivata la terza, alle tre e mezza, erano tutti a letto. È stata travolgente, cadevano anche palazzi nuovi in cemento armato, come quello dove abito io. Solo questa mattina è arrivato Bertolaso, con tutto l’entourage del Governo, e ha dovuto prendere atto che c’erano decine di morti. Adesso la gente è impaurita, non sa cosa aspettarsi tra qualche ora. Erano mesi che c’era l’allarme, forse è stato sottovalutato».
Opposta la lettura di Bertolaso: «Tutta la macchina si è mossa tre minuti dopo il sisma. A Roma dopo 40 minuti circa. E abbiamo gestito prima da Roma e poi da qui a L’Aquila l’emergenza». «Lasciamo da parte le polemiche e vediamo di dare aiuto a chi ne ha bisogno», taglia corto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ma era proprio impossibile prevedere il terremoto? «Sono tre giorni - afferma Giuliani - che vedevano forti incrementi di gas radon. Anche la sala sismica si sarebbe potuta accorgere che si sarebbe stato un terremoto molto forte. Il mio sismografo - sostiene - denunciava una forte scossa di terremoto. Tutti potevano osservarlo perché ce lo avevamo on line e tanti lo hanno osservato e si sono resi conto che le scosse crescevano». Giuliani sostiene di aver realizzato un "precursore sismico", «uno strumento in grado di rilevare il radon e di evidenziarne le modifiche di concentrazione, permettendo di prevedere un evento sismico con un anticipo variabile dalle 6 alle 24 ore. Disponiamo - spiega - di 5 stazioni che ci consentono di triangolare i dati ottenendo con precisione l’epicentro e il grado sismico dell’evento».
«Quello di cui parla Giuliani - ribatte Coccia - è la capacità di controllare l’attività sismica attraverso la misurazione del gas radioattivo: una cosa che è nota ai sismologi da almeno 50 anni, e che è studiata ovunque. Nessun esperto avrebbe trattato con tanta ingenuità un argomento del genere. In base alle sue previsioni - continua - bisognava evacuare Sulmona otto giorni fa. Se lo si fosse fatto, molto probabilmente gli sfollati sarebbero stati portati a L’Aquila, e oggi sarebbero sotto le macerie. Ecco perché dico che su queste cose bisogna andare molto cauti». «Non esiste - sottolinea Franco Barberi, presidente della Commissione nazionale grandi rischi - una tecnica scientifica che consente di preannunciare o prevedere il verificarsi di un terremoto. L’evento di oggi non sfugge a quanto detto. Quello che si può fare - chiude - è indicare la pericolosità di un’area geografica». Insomma, le indicazioni offerte dalla Commissione al termine della riunione del 31 marzo, convocata proprio a L’Aquila dopo 24 ore di scosse continue, erano ineccepibili.
Ma «non è possibile prevedere i terremoti» è anche il coro degli esperti: «Ora come ora da un punto di vista scientifico prevedere un disastro come quello appena occorso è pressoché impossibile», dice Giorgio Panquarè, sismologo dell’università di Milano. «Il radon è un gas naturale che fuoriesce dalle rocce quando una roccia è sottoposta a stress», spiega Fedora Quattrocchi, esperta di geochimica dei fludi all’Ingv. «Utilizziamo questo indicatore - continua - per fare una ricerca sui precursori dei terremoti: questa ricerca, però, non ha ancora portato alla previsione dei terremoti, che è l’obiettivo finale, che magari sarà raggiunto fra cinquant’anni, e che è qualcosa per cui a un segnale preciso corrisponde un luogo, un’ora esatta in cui ci sarà un terremoto». «È vero - conferma Ignazio Guerra, sismologo dell’università della Calabria - che ci possono essere anche nuove tecnologie per prevederli, tra queste quella basata sullo studio del comportamento chimico del gas radon, ma il problema vero è l’interpretazione dei dati e l’affidabilità della previsione». «I terremoti non si possono prevedere ma sicuramente prevenire come fanno altri Paesi», realizzando edifici antisismici, puntualizza Francesco Stoppa, dell’università di Chieti e Pescara.
Resta il fatto che quella di oggi è stata solo la scossa più forte di uno sciame sismico che si perpetua da mesi. La magnitudo registrata alle 3.32 di questa notte dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia è stata di 5,8 gradi della scala Richter, a cui sono seguite diverse repliche. Numerose le avvisaglie nelle ultime settimane. Una scossa violenta il 16 gennaio, poi quella di magnitudo 4.0 che aveva fatto tremare l'Abruzzo già il 30 marzo: molte persone si erano già riversate in strada allora. Dall’inizio dello sciame sismico, qualche mese fa, sono decine gli eventi di magnitudo superiore a 2.0 registrati dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) nel distretto aquilano e nel bacino di Sulmona. A parte qualche malore dovuto allo spavento, non c'erano però mai stati feriti gravi. Nè erano stati rilevati danni importanti. Su richiesta del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, si era tenuta nella sede della Regione Abruzzo all’Aquila, una riunione degli esperti della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi. Obiettivo, dicono al Dipartimento della Protezione civile, era quello di «fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica delle ultime settimane». A questo punto in Abruzzo e nel resto d'Italia sono in molti a chiedersi se veramente non si potesse fare nulla per scongiurare questo dramma. E' vero, forse non è possibile prevedere in alcun modo il verificarsi di un terremoto. Ma qualcuno, questa volta, aveva provato a farlo.