«C'è qualcuno che ha domande da fare sulle minorenni? Ho risposto all'unica domanda che riconosco si abbia il diritto di farmi: "presidente, lei ha mai avuto rapporti diciamo piccanti, o più che piccanti, con una minorenne?" La risposta è assolutamente no.

 Se tutto questo fosse vero mi dovrei dimettere». Prima l'incontro a Palazzo Chigi con Gianni Chiodi, il governatore dell'Abruzzo colpito dal terremoto. Poi l'intervento pubblico all'assemblea nazionale di Confesecenti. Dopo giorni trascorsi nel "bunker" a subire i contraccolpi del caso Noemi Letizia anche a livello internazionale (numerose le analisi critiche dei fogli europei, per tutti il Financial Times che ieri lo additava come «cattivo esempio» e oggi lo accusa di non avere una politica economica efficace), Silvio Berlusconi reagisce. E lo fa nel modo che più gli è congeniale: attaccando. Ce n'è per tutti: giornalisti ma soprattutto magistrati.

«Chi nasce con la voglia di fare male ha tre possibilità: fare il delinquente, il pm o il giornalista...». Poi - davanti alla platea dei commercianti vicini al centro-sinistra dove esorcizza pure il terrore dei fischi («siete in 4 o 5 a fischiare, percentuale irrilevante, io ho le spalle larghe») - l'affondo contro le toghe. «Non lascio la politica fino a quando non saremo riusciti a fare la separazione delle carriere». E la riforma della giustizia dovrà prevedere «esami di attitudine psicologica continuativi». Sullo sfondo la recente condanna dell'avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari (dietro compenso di denaro, è la tesi dei giudici di Milano, per coprire Berlusconi in due processi) e, forse, anche il timore di qualche iniziativa nuova da parte delle procure. Ad ogni modo è chiaro che la riforma della giustizia è diventata una priorità per il premier.

Restano da vedere i contraccolpi istituzionali di questa guerra annunciata. In questi ultimi giorni di campagna elettorale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mantiene la linea di non intervenire nelle polemiche politiche. L'occasione per parlare sarà il plemun del Csm del 9 giugno, dopo le elezioni europee. Occasione nella quale il capo dello Stato metterà i suoi paletti sulla riforma della giustizia difendendo l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Potendo contare, su questo argomento come su quello delle riforme istituzionali, sull'appoggio del presidente della Camera Gianfranco Fini.

 

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