Per il governo la riforma delle intercettazioni non è più urgente.

E così la conferenza dei capigruppo del Senato ufficializza la decisione, già anticipata nei giorni scorsi dalla seconda carica dello Stato Renato Schifani e dal presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Filippo Berselli, di rinviarne l'esame del provvedimento a dopo la pausa estiva. Un segnale chiaro dopo l'altolà di Napolitano e le proteste dell'opposizione.
«Il governo ha capitolato!», gioisce il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Felice Casson. «Rinvio saggio - sottolinea il
capogruppo del Pd alla Camera Alta, Anna Finocchiaro - si tratta di un testo profondamente incostituzionale».  Ma anche nella maggioranza si fa 'buon viso a cattivo giocò. Lo slittamento «servirà a stemperare gli animi», commenta il presidente dei senatori della Lega Federico Bricolo.   Vista la decisione di rinviare l'esame del ddl, avverte il presidente della commissione Affari Costituzionali Carlo Vizzini, è bene che aspetti anche il parere sulla sua costituzionalità finchè il governo non deciderà «quali
modifiche apportare».
 Ma in attesa di capire come ci si vorrà muovere nella maggioranza per modificare la riforma nella direzione richiesta dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, in commissione Giustizia di Palazzo Madama si darà vita ad una serie di audizioni. E il primo della lista degli auditi potrebbe essere il capo della Procura nazionale Antimafia Piero Grasso. «Trovo che Grasso - spiega Berselli - abbia ragione quando dice che si dovrebbe evitare di ostacolare le indagini che potrebbero portare all'accertamento dei reati di mafia. Pertanto, visto che considero il suo contributo importante e portatore di novità, proporrò di ascoltarlo in commissione». Berselli, criticato da esponenti del suo partito per questa attenzione nei confronti di Grasso, propone di ascoltare anche i vertici della Fnsi, dell'Osce, del Consiglio nazionale Forense e della Fieg. In effetti a quanto si sa, proprio per questi sviluppi, potrebbe essere revocato lo sciopero dell'informazione previsto per il 13 e 14 giugno.
All'interno di maggioranza e governo, comunque, si sta discutendo su come 'ritoccarè il ddl. E uno dei punti di maggiore criticità, ricorda Berselli, è il prevedere che ci debbano essere «evidenti indizi di colpevolezza» per poter  intercettare. «Quello che non riesco a capire - afferma - è come mai si sia passati dai 'gravi indizi di reatò agli 'evidenti indizi di colpevolezzà. Ma se ho già individuato un colpevole, che bisogno c'è di intercettare?». 
Oltre a questa norma che l'opposizione vorrebbe ristabilire
in «gravi indizi di reato» (come prevede ora la legge), ci sono anche altri nodi da sciogliere: la norma transitoria, le sanzioni penali per la stampa, i tempi di durata degli ascolti. Per quanto riguarda la norma transitoria, Caliendo ricorda che «è la stessa identica di quella prevista nel ddl Mastella». Mentre per i tempi di durata delle intercettazioni, il capogruppo dell'Idv in commissione Giustizia Luigi Li Gotti non ha dubbi: «Il testo è una gran pecionata, ma poi su questo punto contiene errori incredibili come quello di non prevedere in realtà nessun tempo di durata».


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