Silvio Berlusconi

BONN/ROMA (Reuters) - Silvio Berlusconi esporta in Europa la polemica personale contro i giudici italiani accusati di voler sovvertire con i processi nei suoi confronti il voto popolare e solleva un nuovo scontro istituzionale con il presidente della Repubblica e il presidente della Camera.

 

L'occasione per un nuovo attacco ai pm e alla Corte costituzionale è stata data dal congresso del Partito popolare europeo a Bonn dedicato al tema dell'economia sociale.

"La sinistra cerca di avere ragione del centrodestra con i processi", ha detto Berlusconi. La Consulta "da organo di garanzia si è trasformato in organo politico che abroga le leggi".

"Il Parlamento fa le leggi ma, se queste leggi non piacciono al partito dei giudici, questo partito si rivolge alla Corte costituzionale, dove 11 giudici su 15 sono di sinistra perché purtroppo sono stati eletti dagli ultimi tre presidenti della Repubblica di sinistra, e abroga le leggi. Così la sovranità è passata dal Parlamento al governo dei giudici", ha aggiunto.

Con questo sistema, secondo il premier, sono state abrogate la riforma della giustizia che non permetteva l'appello per chi veniva assolto in primo grado ed il lodo Alfano sulla sospensione dei processi per le prime quattro cariche dello Stato tra cui il capo del governo.

In questo modo, ha proseguito Berlusconi, la Consulta ha detto ai giudici "riprendete la caccia all'uomo contro il presidente del Consiglio".

Il Cavaliere, che con l'abrogazione del lodo Alfano deve essere sottoposto ad almeno due processi - uno sui diritti tv Mediaset per frode fiscale e falso in bilancio e l'altro per corruzione giudiziaria, per avere versato, secondo l'accusa, 600.000 dollari all'avvocato inglese David Mills affinché rendesse falsa testimonianza in due processi - sostiene di essere perseguitato dai giudici e, per dimostrarlo, ha detto oggi di essere stato coinvolto in "2.520 udienze".

Berlusconi ha rassicurato i presenti dicendo di non preoccuparsi per gli attacchi che deve subire in patria perché lui è uno "con le palle". 

FINI VUOLE PRECISAZIONE. BERLUSCONI: "BASTA IPOCRISIE"

Le sue parole non hanno rassicurato però Gianfranco Fini, cofondatore del Pdl con Berlusconi che mostra da tempo il desiderio di distinguersi dalla linea della maggioranza presumibilmente nel tentativo di presentarsi in futuro come una possibile alternativa al Cavaliere.

A pochi minuti dalla fine dell'intervento di Berlusconi, il presidente di Montecitorio ha diffuso una nota per dire che le parole sulla Consulta non erano condivisibili e per chiedere una precisazione del premier ai delegati del Ppe in modo da evitare "una pericolosa confusione su quanto accade in Italia e sulle reali intenzioni del governo".

Fini ricordava anche al Cavaliere che la "la sovranità appartiene al popolo, ma che il presidente del Consiglio la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione" e che la Costituzione attribuisce alla Consulta un "ruolo di garanzia".

 

Alle sollecitazioni di Fini un Berlusconi scuro in volto rispondeva prima di lasciare Bonn per il Consiglio Ue di Bruxelles con un: "Non c'è nulla da chiarire, sono stanco delle ipocrisie".

 

L'ennesimo sgarbo istituzionale del Cavaliere portava il Quirinale a diffondere a sua volta un comunicato: "Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano esprime il suo profondo rammarico e preoccupazione" per le dichiarazioni di "violento attacco" del premier nella sede del Congresso Ppe nei confronti di "fondamentali istituzioni di garanzia italiane".

 

Il taglio dell'intervento del Cavaliere ha sorpreso anche l'uditorio internazionale che ha accolto il discorso con una certa freddezza, senza scaldarsi troppo neppure con la solita barzelletta finale.

 

La cancelliera tedesca Angela Merkel, che durante larghe fasi dell'intervento del Cavaliere, è stata vista chiaccherare con il vicino di platea, alla fine non ha voluto commentare i contenuti "fuori tema" dell'intervento di Berlusconi.

 

Anche il rieletto presidente del Ppe Wilfried Martens non ha voluto commentarli, limitandosi a sottolineare che è "il primo presidente del Consiglio italiano del dopoguerra ad avere una maggioranza così ampia". 

Fino alle 16,40 a difesa del Cavaliere solo un comunicato del suo portavoce Paolo Bonaiuti in cui ci si stupisce che "nessuno esca in difesa del presidente del Consiglio, istituzione votata dalla maggioranza degli italiani, quando viene attaccata".

 

Dopo il segnale di Bonaiuti, i primi commenti pro Cavaliere dei capigruppo e dei coordinatori del Pdl.

 

Ancora silenzio dal presidente del Senato e seconda carica dello Stato, Renato Schifani.

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