Condanna della violenza e un’invocazione alla ragionevolezza in "un lembo di città non governato", in cui i problemi vengono "sacrificati alla ricerca del consenso elettorale". È a un editoriale non firmato sul sito della Diocesi che il cardinale Tettamanzi affida il suo pensiero sugli incidenti

Un «lembo di città non governato, abbandonato alla prepotenza», un «triste gioco politico di parte nel quale i problemi vengono puntualmente sacrificati sull’altare della ricerca del consenso elettorale».

Sono pesanti le parole che sono comparse in un editoriale non firmato, quindi attribuibile direttamente al pensiero del cardinale Dionigi Tettamanzi, sul sito della Diocesi ambrosiana. Sono due pagine e mezzo intitolate "Via Padova: la città in cui speriamo" che prendono spunto da «uno scenario di diffuso disagio sociale che, complice l’indifferenza di chi avrebbe potuto intervenire prima ma non lo ha fatto, perdura da tempo e che rimarrà tale se non si deciderà assieme di voltare pagina».

Il commento condanna la violenza, invoca una «pacata ragionevolezza», invita a «non lasciarsi prendere dall’emotività, dai giudizi affrettati e dall’illusione che esistano soluzioni drastiche e immediate». Nessun riferimento alle misure annunciate dalle istituzioni dopo la guerriglia notturna. Ma è chiaro che non deve sembrare sufficiente all’arcivescovo l’arrivo dei militari. «Il problema non è la criminalità organizzata di ieri o l’i mmigrazione non governata di oggi — dice la Diocesi — ma il degrado del tessuto civile del quartiere, abbandonato alle logiche infernali dell’incuria, della lacerazione, facile terreno di coltura per le patologie più gravi del disagio sociale».

Le prime vittime di «una politica paralizzata dalla ricerca del consenso e poco audace nel progettare e governare la metropoli» sono le nuove generazioni, che esprimono il loro disagio vuoi con le «gang etniche, vuoi in modo narcisistico e autodistruttivo dei giovani bene». La ricetta è una sola: «La via da percorrere è quella dell’integrazione, non l’omologazione, ma la conoscenza, il dialogo, l’ascolto a partire dalle proprie radici, così che tutte le componenti possano contribuire a una città migliore».

Su quanto è accaduto in via Padova, e su quali soluzioni trovare per coniugare sicurezza e integrazione, verrà fissata a breve una riunione in Prefettura a cui dovrebbe partecipare anche il ministro dell’Interno Maroni. Il prefetto Lombardi ha però smentito che siano allo studio incentivi economici agli stranieri per traslocare dal quartiere. Attacca il candidato pd alle regionali Filippo Penati: «Perché il prefetto non applica la norma che stabilisce che chi affitta abusivamente case ad immigrati irregolari va perseguito?».

Ma critico è anche l’assessore regionale pdl Stefano Maullu: «I ghetti si sconfiggono con un controllo capillare del territorio e con la legalità». E sul rimpallo di responsabilità per la questione sicurezza il sindaco Moratti ha affidato la sua replica indiretta a Youtube. Davanti alla telecamera di Red Ronnie, ha spiegato a un piccolo milanese: «Quando c’è un problema si pensa sempre che il sindaco possa risolverlo, ma non è così: per esempio i problemi di sicurezza non dipendono dal sindaco, ma dal prefetto».

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