Follia omicida tra Torino e Cremona, poi il suicidio: in Lombardia aveva 7 denunce

 

Maria Montanaro, una delle vittime

TORINO
Undici ore, per regolare i conti con la vita. Con le donne che, a suo modo di vedere, lo avevano deluso e ferito. Undici ore per rubare due vite. Stessa arma, otto proiettili sparati prima nel Torinese, a Riva di Chieri, dove ieri alle 7,30 ha ammazzato l’ultima fiamma, Maria Montanaro, 36 anni, che gli aveva detto addio appena quattro giorni fa. Gli altri li ha esplosi in provincia di Cremona, a Rivolta d’Adda. Un agguato quasi in stile mafioso. All’uscita da una curva, poco lontano da uno dei parchi preistorici più famosi d’Italia. Ha affiancato con la sua auto quella di Sonia Balcone, donna amata e perseguitata per anni. Lei stava tornando dal lavoro. Lui le ha sparato. Poi si è avvicinato e le ha tirato il colpo di grazia in testa. L’ultima pallottola l’ha tenuta per sé. Gaetano De Carlo, 54 anni, si è ammazzato in un prato della campagna tra Milano e Cremona, a Corneliano Bertario. L’hanno trovato un’ora dopo due ragazzi che stavano passeggiando a cavallo tra i boschi della a zona. Accanto al cadavere l’arma, una 7,65. In tasca e sulla sua auto, una Honda Civic grigia, parcheggiata poco lontano, decine di post-it gialli, con frasi al limite tra i delirio e la richiesta di perdono. 

È finita così, alle 18,20 di ieri la giornata di follia di Gaetano De Carlo, carrozziere, originario di Terzigno, nel napoletano e residente a Vailate, nel Cremonese. Era stato anche sposato, aveva avuto un figlio. Ma quel rapporto era presto affondato. «Era ossessionato dai suoi amori finiti; era un tipo violento un po’ romantico» racconta chi lo conosce. 

In questa storia di sangue e passione di morte e follia, però, c’è molto di più. C’è la violenza che Gaetano avrebbe manifestato in modo ossessivo nei confronti di Sonia. Si erano lasciati almeno sette anni fa. Da allora era stato un tormento continuo. Lei, nel frattempo si era rifatta una vita, si era sposata, da cinque anni era madre. Ma lui la tormentava ancora, la minacciava. E così Sonia lo aveva denunciato: sette volte almeno. Gaetano De Carlo era stato rinviato a giudizio. Gli era stato revocato il porto d’armi. Avrebbe dovuto essere processato. «Anni da incubo, con la paura anche di uscire di casa e trovarselo davanti» dicono adesso i parenti di Sonia. E qualcuno già punta il dito: «Dovevano fermarlo prima».

Prima amato e poi respinto: era una costante nelle relazioni di quest’uomo. Se dopo Sonia e prima di Maria ci siano state altre donne nessuno, per ora, è in grado di dirlo. Se ci sono state altre donne minacciate o impaurite, anche questo per ora è ancora un mistero. Di certo lui si era creato una nuova vita con un’altra donna a Torino. È durata un anno. Gaetano veniva spesso in Piemonte dove viveva sua madre e ancora risiedono alcuni familiari. Aveva conosciuto la ragazza di Riva di Chieri, tramite una parente. Che bella che era Maria Montanaro: artista per passione, grafico per professione. Su Facebook le foto di lei raccontano di un’esistenza intensa. Sul web, però, aveva pochi amici: appena undici. In bacheca non c’è una parola su Gaetano. Di lui parlava solo con le persone fidate.

L’aveva fatto poche ore prima di morire con Cinzia Aiemme. Erano andate in gelateria e poi si erano confidate. Cinzia adesso è sconvolta: «Mary aveva paura che lui l’ammazzasse. Si erano lasciati per il carattere aggressivo di lui. Era geloso, troppo, la controllava di continuo, non voleva che parlasse con nessuno». Sabato lei gli aveva detto addio. Lui l’aveva presa malissimo. Le telefonava, le mandava sms in continuazione. Era il suo modo di tentare di fare pace. Prima di perdere la testa. L’ultimo sms, hanno accertato a Torino i carabinieri del colonnello De Vita, è arrivato nella notte. Niente di minaccioso, quasi una preghiera: «Torniamo insieme, riproviamoci ancora una volta». Niente da fare. 

All’alba lui è salito in auto ed è andato a Riva di Chieri. Ha atteso lì davanti a quel gruppo di villette a schiera con un fazzoletto di giardino, tanti appartamenti e un solo monolocale, quello di Maria. Lui ha aspettato che lei aprisse la porta, per far uscire il suo cane e la gatta, ed è entrato. L’hanno sentita gridare. Poi hanno sentito tre spari e un’auto che sgommava. Mentre la portavano in ospedale lei ha avuto ancora la forza di sussurrare: «È stato Gaetano». Poi s’è spenta. Lui già guidava come un pazzo verso Cremona. A saldare i conti con il resto del mondo. Gli hanno trovato in tasca un post-it: «Non potevo farne a meno».