Il giornalista presidente dell’Italia dei Diritti è stato ospite della manifestazione “Storie di donne”, organizzata da Lisa Bernardini presso l’hotel Villa Eur

 

Roma - Quando l’indefessa ed estrosa Lisa Bernardini estrae dal cilindro della sua inesauribile inventiva un evento, impugnandone saldamente lo scettro dell’organizzazione, il risultato è già scritto sul copione e si impenna verso l’ennesimo successo, che si inanella alla lunga catena pregressa già consegnata agli annali. Con l’inaugurazione a Roma della kermesse “Storie di Donne”, alla sua prima edizione, si è andati oltre ogni possibile azzardo previsionale. Oltre 250 ospiti selezionatissimi hanno invaso l’altra sera l’accogliente hall dell’hotel Villa Eur per assistere al taglio del nastro di una manifestazione che si snoderà su un lasso temporale di diversi giorni, con un gran numero di interessanti iniziative socio-culturali. La Bernardini è riuscita magistralmente a coniugare varie arti e a disegnare così  la mission progettuale che consiste nel “dare impulso a una nuova coscienza sociale condivisa”, un nobile intento che ruota e si avvita intorno al doloroso, attuale e, purtroppo, inesorabilmente incessante divenire fenomenico della violenza sulle donne.

Da sempre in prima linea contro questa ributtante piaga sociale il giornalista direttore di Italymedia.it e presidente dell’Italia dei Diritti Antonello De Pierro, che anche in passato, da direttore e voce storica di Radio Roma, per dieci anni ha fatto sentire costantemente la sua voce sull’etere del Centro Italia per sensibilizzare le istituzioni, ancora un po’ sorde, ad affrontare con più incisività la questione e diffondere nei corpi collettivi la cultura del rispetto verso le donne.

De Pierro, che insieme ad altri ospiti è stato premiato con una medaglia, ha accolto con grande piacere l’invito dell’organizzatrice e dopo averne tessuto le lodi davanti agli entusiasti presenti, complimentandosi per l’eccelsa iniziativa, ha dichiarato inoltre: “Se ancora le cronache ci riportano quasi quotidianamente violenze domestiche contro donne e femminicidi vuol dire che c’è ancora molto da fare. L’introduzione del reato di stalking nel codice di rito penale con l’art. 612 bis è stato indubbiamente un fatto importante e un grosso passo avanti, ma a nostro avviso non basta. Purtroppo tante donne non denunciano per paura di esacerbare l’animo del loro aguzzino o persecutore e spesso l’esito fatale delle vicende dà loro ragione. Infatti succede molte volte che la furia omicida dilaghi proprio dopo che la vittima ha adito l’autorità giudiziaria. La sfida si gioca certamente anche in campo culturale, ma non solo sensibilizzando la donna verso la reazione denunciante, bensì rivolgendo tale attività di sostegno verso il potenziale assassino. I fattori culturali emergenti da una disamina della biografia del soggetto, dal contesto sociale in cui ha vissuto, o lo studio evoluzionistico della sua personalità, sono elementi di grande rilevanza e non possono essere tenuti ai margini della riflessione giuridica. Serve una produzione legislativa che preveda immediatamente anche la prevenzione del fenomeno, ogni volta che l’autorità giudiziaria o le forze dell’ordine vengano a conoscenza di un caso di violenza reiterata, senza attendere la proposizione della querela, che spesso neanche arriverà mai. Attualmente, in assenza dell’atto denunciante, è prevista solo un’ammonizione orale per le fattispecie comportamentali degne di censura e la valutazione di provvedimenti in materia di armi e munizioni. Troppo poco davvero. Bisogna rendere più veloci le procedure attuative di provvedimenti cautelari, in quanto la macchina repressiva si muove troppo lenta e abbandona la vittima, che ha avuto il coraggio di denunciare, per un lasso temporale troppo lungo, condannandola a vivere nell’incubo del terrore. Un periodo che appare interminabile perché è noto che quando il cuore si stringe nella paura il tempo si dilata inesorabilmente e ogni attimo sembra durare una vita. L’ordinamento di uno stato democratico non può trascurare questi particolari nodali e ha il preciso dovere di difendere i suoi cittadini e in questo caso le donne, salvando anche tra l’altro l’esistenza dei carnefici dalle maglie della giustizia, che nel nostro paese sembra muoversi a spron battute quando si consumano i tragici eventi irreversibili. Infatti il più delle volte non si tratta di delinquenti abituali, ma di vittime di un retaggio subculturale che brucia il loro cervello, spegne l’interruttore mentale e li trasforma in assassini. Spesso il tutto matura dietro la linea d’ombra della gelosia, ma prima che il tutto degeneri in delitto ci sono tanti fermi immagine sui quali si poteva bloccare il percorso verso l’inevitabile, ma questi affiorano a uno a uno solo dopo il tragico epilogo, squarci senza appello che campeggiano beffardi sul copione già scritto, rivisto tardivamente a ritroso, su una realtà già denunciata e sottovalutata più volte prima dell’estrinsecazione dell’exitus. Perciò ribadisco che è assolutamente pressante l’esigenza di garantire, in questo caso più che la sempre agognata certezza della pena, la certezza dell’impedimento, durante lo svolgersi dell’arco fenomenico di ogni vicenda di violenza domestica, del loro esito funesto”.

Tra gli altri tantissimi invitati, accolti dalla Bernardini e dall’anfitrione Andrea Starace, direttore dell’hotel, si sono notati molti volti noti, presi d’assalto da un plotone di fotografi ben piazzati in avamposto per meglio indirizzare i loro obiettivi e scaricare i flash a raffica.

E fra questi, ad ammirare le opere pittoriche e fotografiche in esposizione, c’erano Lando Buzzanca, Adriana Russo, Giovanni Brusatori, Anthony Peth, Luciana Frazzetto e il marito Massimo Milazzo, Giorgio Palumbi, Giò Di Giorgio, Lino Bon, Ugo Mainolfi, il professor Francesco Petrino, Federica Pansadoro, Sabina Fattibene, Sarah Panatta, Iolanda La Carrubba, Giorgio Ceccarelli, Maurizio Pizzuto, Giuseppina Iannello, Elisabetta Viaggi, la regista argentina Graciela Saez, Lucilla Colonna, Antonio Paris, Gaspare Maniscalco, Michele Conidi, Amedeo Morrone e Massimo Meschino, responsabile per il Lazio e il Molise del concorso “Una ragazza per il cinema”  che ha accompagnato la vincitrice 2015 Elisa Pepè Sciarria, presente in veste ufficiale con tanto di fascia.

(Foto di Flavio Di Properzio)