bitcoinQuale sarà il valore del mining nel 2019? La domanda non è di poco conto, dato che è stata capace di mettere in crisi persino Fundstrat Global Advisors. Thomas Lee, co.-fondatore della compagnia, ha recentemente ammesso che la sua previsione sull’impennata del valore dei Bitcoin entro un anno era errata.

Facciamo un piccolo passo indietro per capire la questione. Il 10 maggio, Lee affermò che, in base ad una ricerca di Fundstrat pubblicata su Criptomag.it si poteva affermare che il bitcoin avrebbe raggiunto il valore di 36.000 dollari entro il 2019. Otto giorni dopo, però, fu lo stesso Lee a smentire tale previsione. Il motivo? il mercato delle criptovalute sta ancora «affrontando una resistenza interna significativa e vari ostacoli all'interno delle istituzioni finanziarie tradizionali».

La prima, ottimistica, previsione, si basava su delle premesse sbagliate, ovvero che il valore della criptovaluta sarebbe salito durante e dopo la conferenza Consensus tenuta a New York dal 14 al 16 maggio. In realtà è avvenuto l’esatto opposto, dato che, proprio in quel periodo, le criptovalute hanno perso il 10%, nonostante il numero dei partecipanti sia salito a 8.700, ovvero, più del triplo del 2016.

A cosa è dovuto questa sfiducia nei mercati? Lee afferma che il settore delle criptovalute abbia bisogno di quella che lui chiama "tripletta del progresso", costituita da strumenti istituzionali, supporto dalle banche e trasparenza normativa. Se il manager avesse ragione, di fatto, il bitcoin e la maggior parte degli altcoin dovrebbero rinnegare loro stessi per avere il consenso del mercato. Passi per la trasparenza normativa (che, ricordiamo, non dipende tanto dalle criptovalute, quanto da una definizione univoco delle stesse da parte degli Stati nazionali e sovranazionali), ma come è possibile chiedere a strumenti finanziari nati con lo scopo di esautorare banche e istituzioni di allearsi con questi?

Va detto che non è la prima volta che Tom Lee si sbaglia riguarda il valore di Bitcoin: nel marzo 2018 aveva predetto che sarebbe arrivato a 91.000 dollari entro il 2020. Tre mesi dopo ha affermato che entro il 2020 la criptovaluta avrà un prezzo compreso tra i 20mila e i 64mila dollari. Ora, secondo Bloomberg, Fundstrat si aspetta ancora che il prezzo di Bitcoin raggiunga i 25.000 dollari entro la fine di quest'anno. Queste previsioni si basano «sulla media storica del rapporto P/BE di 1,8». Peccato che non si possa fare affidamenti su alcun tipo di dato statistico quando parliamo di criptomonete. Basta vedere il recente andamento dei bitcoin per rendersene conto. Dopo l’impennata di prezzi di fine 2017, la criptovaluta per un paio di mesi sembrava essersi stabilizzata intorno ad un valore base di 8.000 dollari. Peccato che, nelle ultime settimane, abbia subito parecchi colpi a vuoto e ora viaggi sui 7.500 dollari. Se e quando ci sarà una ripresa non è possibile prevederlo.

Tornando alla domanda sul valore del mining nel 2019, la risposta non può che essere un: non si sa. Al di là delle previsioni degli esperti non è possibile calcolare un valore certo della criptovaluta. Il motivo è la mancanza di fattori univoci, necessari per effettuare calcoli di questo tipo. È, però, possibile, rispondere ad un’altra domanda: conviene ancora, nel 2018, minare bitcoin? In questo caso basta affidarsi ai servizi di bitcoin calculator. Qui è possibile calcolare in base a fattori univoci come il tipo di hardware, la velocità, il prezzo e la potenza, se si avrà veramente un reale profitto nell’operazione di mining o se conviene lasciar perdere. Anche senza il calcolatore, in linea generale, molti esperti si dicono contrari a questo tipo di operazioni almeno per quel che riguarda i Bitcoin.

Il motivo è presto detto: la quantità di questa criptovaluta è limitata a 21 milioni, l’algoritmo ha invece una difficoltà crescente. Ciò significa che, arrivati allo stato attuale, si rischia di spendere molto in attrezzatura senza riuscire a rientrare neanche nelle spese d’investimento.