di Vittorio Malagutti
Bankitalia, Enel e Poste: così la clinica controllata da moglie e familiari di Fini puntava alle convenzioni più ricche
Lavoravano con l'Enel. Puntavano alle Poste. E nell'elenco dei clienti eccellenti spunta anche Bankitalia. Sempre a caccia di nuovi contratti e affari, quelli della Panigea finivano spesso per bussare alla porta degli enti pubblici. Sarà un caso, ma la clinica controllata, tra gli altri, da moglie e cognata del leader di An, Gianfranco Fini, nel corso degli ultimi anni è riuscita ad accreditarsi presso istituzioni e grandi società a controllo statale. Non sempre è finita bene. L'Enel, per esempio, nel 2003 troncò ogni rapporto con Panigea, rimuovendo dall'incarico il funzionario che aveva promosso il contratto. "Venne considerata la marginalità economica dell'operazione e i possibili rischi di immagine che comportava", spiegano adesso al gruppo elettrico.

Alle Poste invece devono aver fatto altre considerazioni. E così l'anno scorso hanno trattato a lungo per stipulare una convenzione con la clinica targata Fini. In base agli accordi discussi, i dirigenti del gruppo guidato dall'amministratore delegato Massimo Sarmi verrebbero indirizzati a Panigea per svolgere particolari test e accertamenti medici. Alle Poste confermano che la trattativa si è effettivamente svolta, ma negano che sia stata formalizzata una convenzione. Lo schema dell'accordo con le Poste ricalca quello siglato nel 2004 con la Banca d'Italia. I dipendenti dell'area romana dell'istituto centrale possono rivolgersi a Panigea per "check up mirati", secondo quanto si legge in un documento pubblicato sulla 'Gazzetta Ufficiale' dell'Unione europea, sezione appalti. I costi degli esami clinici vengono in gran parte pagati da Banca d'Italia, con una quota minima a carico dei dipendenti, che godono anche di sconti (il 25 per cento) su una serie di prestazioni non coperte dal Servizio sanitario nazionale.

Le convenzioni con enti e società pubbliche garantiscono pazienti e fatturato. Per ottenerle, a volte il corteggiamento partiva da lontano. Con le Poste, per esempio, Panigea aveva cominciato a negoziare almeno tre anni fa. Il grande poliambulatorio romano puntava a ottenere incarichi nel campo della medicina del lavoro. C'è una coincidenza che va segnalata. A quell'epoca il cosiddetto 'medico competente centrale' del gruppo Poste Italiane era Antonio Bergamaschi, professore di medicina del lavoro all'università romana di Tor Vergata. Bergamaschi è in ottimi rapporti con Massimo Fini, il fratello dell' ex ministro, anche lui docente di medicina del lavoro proprio a Tor Vergata. L'operazione comunque non andò a buon fine. "Panigea ci prospettò un accordo", spiega una fonte interna alle Poste, "ma non se ne fece niente". Un caso davvero singolare. Per due volte, nel giro di un paio di anni le Poste trattano con Panigea, ma alla fine non viene formalizzato nulla. Nel frattempo, comunque, Panigea ha fatto strada. La Regione Lazio, ai tempi in cui era guidata da Francesco Storace, garantì una convenzione per esami clinici come Tac e risonanza magnetica. Il via libera arrivò a tempo di record. Tra la richiesta di accreditamento da parte della clinica e la delibera votata dalla giunta regionale trascorsero solo sette giorni: dall'11 al 18 febbraio 2005.

Ben altro esito hanno avuto i ricorsi presentati da un'altra clinica romana, lo Studio Specialistico Nomentano che, a suo tempo, si era visto negare l'accreditamento. In questo caso la burocrazia regionale si è messa di traverso. C'è un'ordinanza del Tar del Lazio dell'ottobre 2005 che impone alla Regione di depositare in giudizio gli atti di accreditamento a favore di una serie di centri medici tra cui anche Panigea. Ma a quasi nove mesi di distanza da quella sentenza gli atti non sono ancora stati prodotti. Ironia della sorte, lo studio Specialistico Nomentano è difeso dall'avvocato Augusto Sinagra, già esponente di spicco di Alleanza nazionale, di cui fu uno dei fondatori, e poi passato nelle fila di Alternativa sociale con Alessandra Mussolini.

Daniela Di Sotto, nome da nubile della moglie di Fini, a modo suo ha dato una conferma dei nuovi affari in corso. Intercettata dalla Polizia di Potenza per conto del pm Henry John Woodcock la signora Fini racconta di essere andata "a sbattere il culo con Storace". In quell'occasione (la telefonata è dell'aprile 2005) il suo interlocutore era Francesco Proietti Cosimi, segretario di Gianfranco Fini e ora deputato di Alleanza nazionale. Anche Proietti ha interessi nella Poliambulatorio cave, la società a responsabilità limitata che controlla Panigea. Tra l'altro suo figlio Luigi possiede il 10 per cento del capitale della Poliambulatorio. L'acquisto è relativamente recente. Risale al giugno del 2005, quando la società Da.vir srl e Luigi Proietti Cosimi siglano il contratto con cui comprano ciascuno il 10 per cento di Poliambulatorio cave. Da.vir, che ha un capitale intestato a due fiduciarie, farebbe riferimento a Daniela Fini. A vendere i titoli è l'allora socio di maggioranza Patrizia Pescatori, ovvero la moglie di Massimo Fini, fratello, come detto, del più noto Gianfranco. In base al contratto depositato in Camera di commercio l'operazione viene conclusa a un prezzo di 10 mila euro per ciascuna quota del 10 per cento. Una somma che appare davvero esigua, se si considera che all'epoca Panigea vantava ricavi annui ben superiori ai 2 milioni di euro. Eppure, stando al contratto, la cognata di Fini si accontentò di pochi spiccioli per vendere il 20 per cento della clinica.
Eppure, a giudicare dalle telefonate intercettate dalla procura di Potenza, le due cognate Daniela e Patrizia litigavano a più non posso. Con la consorte dell'ex vicepresidente del Consiglio che pretendeva più soldi e più potere in azienda. A quanto pare quel giugno del 2005 fu un periodo molto intenso sul fronte affaristico per la famiglia Fini. Patrizia Pescatori, dopo aver venduto una parte delle sue quote nella Poliambulatorio cave (di cui restava comunque il socio più importante), fondò con un paio di soci un'altra azienda in campo salutistico e affini: la Desiderio di benessere srl. In quelle stesse settimane la cognata di Fini si defilò dall'azionariato del centro fisioterapico Emmerre 3000. Chi ha comprato? Per l'occasione scende in campo ancora una volta la Da.vir srl, cioè Daniela Fini, affiancata dal giovane Luigi Proietti Cosimi. I due acquirenti rilevano in totale il 57,5 per cento della società. La quota più importante, il 44,4 per cento, passa alla Da.vir..

A giochi fatti, nel capitale resta un altro socio di rilievo. È un nome che suona familiare. Una quota del 31,2 per cento risulta infatti intestata a Francesca Maria Proietti Cosimi, 30 anni, sorella maggiore di Luigi. Quel centro fisioterapico era un investimento a colpo sicuro. Nel giugno del 2005 gli affari avevano già preso il volo da un pezzo. Merito anche dell'accreditamento garantito nel marzo 2003 dalla giunta Storace.