di Alessandro Gilioli
Fino a un anno fa ignorava la Rete. Adesso non parla d'altro. E compra siti uno dopo l'altro. Per arrivare a...
Rupert Murdoch
Per Rupert Murdoch la migliore notizia italiana dell'anno, finora, è quella arrivata dal ministro Paolo Gentiloni, che ha abolito gli incentivi per il digitale terrestre rinviando al 2012 il temuto 'switch off'. Prima per il magnate australiano l'Italia era una specie di incubo, visto che il governo del suo ex amico Berlusconi pareva affettuosissimo con il digitale terrestre ma assai indifferente agli altri due sistemi di broadcasting destinati a sostituire la tv analogica, cioè il satellite e Internet, proprio quelli su cui punta a livello planetario l'impero di News Corporation.

La Rete, in particolare, è diventata di recente l'ossessione dell'anziano tycoon, convinto che i ragazzi non siano più attratti dalla tv tradizionale (in cui si sta seduti sul divano e al massimo si cambia canale) e stiano crescendo con un'attitudine mentale diversa: quella di chi naviga, clicca, chatta, interagisce, videogioca, scarica musica o videoclip e magari fa tutte queste cose insieme, parlando anche al telefonino o spedendo mail e sms, perché si sa che gli adolescenti sono multitasking. Non solo: il media mogul di Melbourne si è persuaso che la stessa emissione 'verticale' di contenuti (cioè da uno a molti) non sia più accettabile per un target giovanile che si è abituato a farsi un'idea di quel che accade nel mondo attraverso una comunicazione 'orizzontale', fatta cioè di blog, di comunità on line, di passaparola in Rete e più in generale di contenuti generati dagli utenti.

Ne consegue che, secondo l'ultimo Murdoch, tutte le aziende mediatiche attuali vanno incontro a un rapido e sicuro declino se non si adeguano a questa evoluzione o inventandosi nuove forme di trasmissione di contenuti via Web o impadronendosi di quelle più promettenti. Per non sbagliare, il buon Rupert ha scelto questa seconda strada. E, giusto un anno fa, si è portato a casa (per 580 milioni di dollari) il social network virtuale MySpace, luogo di incontro e confronto prediletto dai teenager americani. Subito dopo si è mangiato (per 650 milioni di dollari) la Ign entertainment, una società che crea videogame da giocare in Internet. Quindi ha continuato a scandagliare la Rete in cerca di altre occasioni, mettendo le mani su un popolare motore di ricerca per trovare lavoro come Simplyhired.com, portandosi a casa Newroo.com (un aggregatore di contenuti on line fondato nel 2002 a San Francisco) e infine pappandosi kSolo.com, un servizio per appassionati di karaoke che possono creare e scambiarsi file musicali con la propria voce sovrapposta a brani famosi. Senza contare l'acquisizione del gruppo Scout Media, specializzato in giornali sportivi ma con oltre 300 siti cliccatissimi dai ragazzi Usa appassionati di baseball, football eccetera.

L'acquisto più rumoroso, quello di MySpace, ha già dato a Murdoch parecchia soddisfazione, visto che in 12 mesi è diventato l'indirizzo Web più cliccato del mondo "senza che io abbia speso un solo penny di pubblicità", come gongola il suo proprietario, aggiungendo che "il valore del sito cresce sempre più in fretta di settimana in settimana". Difficile dargli torto, specie ora che MySpace ha firmato un accordo con Google che porterà nelle casse di Fox Interactive (la società internettiana di News Corporation) qualcosa come 900 milioni di dollari in tre anni.

Il bello è che fino a un anno fa il boss di Sky aveva quasi del tutto ignorato Internet, sottraendosi tra l'altro alla bolla del 2000. Ma da quando la svolta è avvenuta, non c'è riunione di dirigenti o conferenza pubblica in cui Murdoch non ricordi che "l'avvento della Rete ha cambiato totalmente il mondo dei mass media", che "il futuro della pubblicità è nel Web", che "i giovani leggono le news solo se noi siamo capaci di portargliele dove vanno loro", cioè non sui giornali di carta e neppure sulla tv tradizionale. Sicché ora vuole espandere il suo impero elettronico oltre il mondo anglofono: "Penso al Giappone, alla Germania e ad altri paesi, con un modello di architettura leggermente diverso ma ispirato dagli stessi principi", dice. "I ragazzi sono uguali ovunque, sono curiosi, vogliono avere il controllo delle cose e vivere nel proprio mondo".
Qualcuno, un po' maliziosamente, ha ipotizzato che la senile passione internettiana di Murdoch sia frutto della moral suasion operata dalla sua giovane e terza moglie Wendy Deng, una ragazza cinese che ha studiato a Los Angeles e sembra sia molto attenta agli interessi dei ragazzi. Altri sostengono che il grande boss sia stato influenzato invece da Jeremy Philips, un top manager poco più che trentenne arrivato nel gruppo nel 2004 e rapidamente salito ai vertici di News Corporation fino a raggiungere, nel gennaio scorso, ilgrado di responsabile per le acquisizioni in Internet. Più probabile, tuttavia, che Murdoch abbia fatto tutto da solo o quasi: nonostante la sua fama di conservatore, in realtà è un personaggio che ama rimettersi in gioco e spiazzare anche i suoi collaboratori quando questi si incrostano un po' troppo sull'ortodossia aziendale.

Dalla passione per l'on line a quella per la telefonia, ovviamente, il passo è brevissimo. Perché solo controllando i servizi Adsl e in banda larga si ha in mano tutta la filiera mediatica del futuro, fatta di contenuti che passano in Rete. E il satellite, per diventare un vero operatore Web, è utile ma di certo non basta. Servono doppini in rame o cavi in fibra ottica. E gli squali, si sa, di fibra ottica sono golosissimi.