di Francesco Bonazzi
In un dossier di un gruppo di ufficiali della Guardia di Finanza, l'indicazione sulle ricette per prevenire l'infedeltà al fisco
Vincenzo Visco
viceministro dell'Economia
L'economia sommersa vale ormai quasi quanto quella ufficiale, dice l'Istat. Il consumo di beni di lusso è clamorosamente superiore alla platea dei ricchi 'dichiarati', come si ricava incrociando i dati sulle vendite con le medie di reddito calcolate dal fisco.
Ma, statistiche a parte, gli occhi per vedere ce li hanno anche quei milioni di italiani che stanno tornando dalle vacanze. Hanno guidato su autostrade intasate da migliaia di auto che costano oltre 50 mila euro; hanno visitato porti strapieni d'imbarcazioni da almeno 300 mila euro; hanno visto ai lati delle strade villette in ristrutturazione praticamente ovunque; hanno pagato affitti estivi in nero e si preparano a scucire altri soldi per far studiare i figli fuori-sede. Tutto in leasing aziendale? Tutto ereditato da poco? Non ci crede nessuno. Se anche il presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo, afferma che "i dati sul sommerso e sull'evasione sono imbarazzanti per un paese serio" (26 agosto), allora vuol dire che far pagare le tasse a tutti non è più solo un problema di Romano Prodi o del viceministro dell'Economia Vincenzo Visco. E neppure un modo per vendicarsi sugli elettori altrui.

A fine estate, come al solito, ci si ricorda che servono un sacco di soldi per mettere in ordine i conti pubblici e rilanciare l'economia. "Pagare meno, pagare tutti", uno degli slogan dell'Unione in campagna elettorale, torna d'attualità. Ma come fare? Negli ultimi giorni, il governo ha fatto di tutto per spaventare gli evasori: ha minacciato di usare per davvero l'anagrafe tributaria e ha annunciato che le maglie degli studi di settore andranno strette parecchio.
Come non bastasse, la Cisl chiede il ritorno della 'minimum tax' e il ministero di via XX Settembre sta pensando di rendere retroattive le nuove norme (previste nella Finanziaria 2005) sui controlli fiscali dei conti correnti bancari. Il dibattito è aperto e andrà avanti per settimane, tra 'terrorismo' teleguidato dal governo (al fine di aumentare le prossime entrate tributarie), levate di scudi dell'opposizione e proposte ipertecniche oscure alla gran massa dei contribuenti. "Non c'è dubbio che certe uscite di Visco stiano riportando alla ragione alcuni clienti dal braccino corto", racconta uno dei tributaristi più in vista di Torino. Ma è anche vero che non si può spaventare mezza Italia, come ammonisce l'ex ministro delle Finanze Augusto Fantozzi (vedi intervista sotto). Uno che nel suo studio di Roma, di ricchezza più o meno esibita ne vede passare tanta.

In ogni caso, crociate a parte, alcune mosse concrete sono già sul tavolo di Visco e del suo vice, Alfiero Grandi. Oltre al dossier preparato dal futuro direttore delle Entrate, Massimo Romano, e svelato dal 'Mondo' della scorsa settimana, ai piani alti del dicastero c'è un altro documento fresco di stampa. S'intitola 'Contribuenti per scelta' e lo hanno preparato un pugno di ufficiali della Guardia di finanza che fanno parte di 'Finanzieri Cittadini e solidarietà', un'associazione alla quale aderiscono anche una cinquantina di parlamentari del centrosinistra.

Il dossier, venti pagine in tutto, contiene una serie di preziosissimi consigli 'dal basso' per elaborare una nuova strategia antievasione. Il punto più innovativo è quello della prevenzione: "Oggi praticamente nulla", come spiega il presidente di Ficiesse, Giuseppe Fortuna. "Con l'abolizione delle bolle d'accompagnamento, ci sono migliaia di finanzieri che potrebbero dedicarsi a prevenire l'evasione", spiega Fortuna, ex colonnello della Gdf che oggi lavora al Garante per la Privacy.
Ma che significa prevenzione? Ecco qualche esempio di fascia bassa ricavato dal dossier Ficiesse. Il signor Garibaldi mette un annuncio su 'Seconda mano': affitto 4 vani in centro, canone mensile 2.500 euro. Dopo qualche tempo conclude un contratto con il signor Brambilla, lo comunica all'Enel e all'autorità di polizia, ma si dimentica di registrare il contratto. Dopo qualche giorno gli arriva una letterina del locale comando della Gdf: "Gentile Signor Garibaldi, complimenti per aver affittato l'appartamento per il quale chiedeva 2.500 euro al mese; sapendo di farle cosa gradita le inviamo le norme che regolano gli affitti e e la modulistica necessaria". Risultati prevedibili: Garibaldi registra il contratto e ne dichiara il reddito; il gettito aumenta; si evita un futuro intervento repressivo della Finanza; il contribuente si morde un po' le mai ma poi dorme più tranquillo. Lo stesso si può fare quando qualcuno apre un negozio o compra un posto barca che ha visto pubblicizzato in un cartello sulla tangenziale. Esempi di fascia alta, presi dall'esperienza australiana, possono essere l'apertura di uffici fiscali a tempo nelle grosse holding in ristrutturazione. Possono costare e durare meno di certe ispezioni da incubo.
Sul fronte organizzativo, poi, si potrebbero evitare una serie di duplicazioni operative tra Agenzia delle entrate e Fiamme Gialle. Entrambe le strutture, che impiegano complessivamente quasi 100 mila persone, hanno raggiunto livelli d'informatizzazione e di preparazione media del personale assai elevati. Ma sono mondi separati. Ognuno spinge per avere i poteri di accertamento dell'altro, ma alla fine poi di controlli veri e propri se ne fanno sempre meno. Comunicare gli obiettivi da raggiungere e quelli già centrati non farebbe male. Quasi ogni anno, la Gdf impressiona gli italiani con la storia dei 7 mila evasori totali scovati, ma raramente si capisce (e si studia) che tipo di lavoro fanno e come si sarebbe potuto stanarli prima. E il 26 giugno scorso, quando il comandante generale Roberto Speciale ha annunciato che l'obiettivo strategico del 2006 sarà "aumentare del 25 per cento le risorse umane destinate al contrasto dell'evasione", nessuno ha osservato che l'obiettivo vero sarebbe aumentare il gettito, non aggiungere un quarto uomo alle pattuglie.

Per non parlare dei famosi 'accessi bancari'. Finanzieri e uomini delle Entrate si presentano spesso in banca chiedendo notizie più o meno riservate sul numero dei conti correnti di un soggetto o sui suoi movimenti. Anche nei rari casi in cui ricevono una risposta in tempi ragionevoli, spesso le modalità dell'accesso sono state così improvvisate che le commissioni tributarie e gli avvocati degli evasori gliele fanno a pezzi sotto il profilo formale e sostanziale. L'esempio serve a far capire che anche misure di forte impatto emotivo come l'obbligo di saldare la parcella a un professionista attraverso bonifico bancario, alla prova dei fatti, potrebbero rivelarsi un flop gigantesco.