Il decesso è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato. I compagni dell'immigrato: nessuno ci ha ascoltato

TORINO - Nella giornata di venerdì ha avuto mal di gola e febbre alta, ma non è stato portato in ospedale. Hassan Nejl, marocchino di 38 anni, tossicodipendente, trattenuto da dieci giorni nel nuovo Cpt «Brunelleschi» di Torino, è morto nella notte tra venerdì e sabato per una violenta forma virale, forse una polmonite fulminante, sottovalutata da chi avrebbe dovuto assisterlo.

Altri immigrati ospiti della struttura, che è gestita dalla Croce Rossa ed è aperta da lunedì scorso (dopo una radicale ristrutturazione di quella esistente da 9 anni) hanno detto di aver chiesto soccorso durante la notte ma di non aver avuto risposta. Dal primo esame medico condotto sul cadavere, la causa della morte sarebbe stata asfissia improvvisa, probabilmente causata da polmonite fulminante. Ora ci sarà l'autopsia, disposta dal magistrato, che ha già aperto un fascicolo sull'accaduto. Gli accertamenti riguarderanno anche gli eventuali ritardi nei soccorsi lamentati dai compagni dell'extracomunitario, le cui testimonianze sono riportate oggi da «La Repubblica».

FEBBRE MISTERIOSA - Secondo quanto riferito dal direttore del centro, Antonio Baldacci, la sera di venerdì intorno alle 21.30 il marocchino avrebbe accusato un forte mal di gola e gli sarebbe stato somministrato un farmaco. Hassan Nejl, tossicodipendente, da circa 15 giorni era in terapia con il metadone e in precedenza non aveva accusato malesseri. A quanto riferisce il direttore, attorno alle 23.30 il personale medico del centro si è informato sulle sue condizioni di salute: l'uomo stava bene ed era lucido. Solo alle 9.15 di ieri mattina il personale della Croce Rossa sarebbe stato informato da altri ospiti del centro che l'uomo era nel suo letto e non si muoveva più; i medici non avrebbero potuto fare altro che constatarne il decesso, avvenuto cinque o sei ore prima. Del tutto contrastanti le dichiarazioni degli altri immigrati del Cpt, che sostengono di aver urlato invano tutta la notte per attirare l'attenzione dei sorveglianti, mentre l'uomo, che a loro dire aveva avuto la febbre per tutto il giorno, si dibatteva nel letto con la schiuma alla bocca. Poco dopo la mezzanotte sarebbe arrivato un addetto della Croce Rossa, ma solo per dire: «Fino a domani mattina non c'è un medico».

LE REAZIONI - La senatrice Donatella Poretti e il deputato Bruno Mellano, di Radicali italiani, hanno chiesto di «fare chiarezza e capire se ci siano state responsabilità personali», e hanno annunciato un'interrogazione parlamentare al ministero dell'Interno e una visita al Cpt. «Nessuno in Italia può considerare un fatto normale che un uomo di 38 anni muoia dopo un'intera giornata di sofferenza senza essere prima ricoverato d'urgenza in una struttura d'emergenza sanitaria», afferma in una nota Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo del Prc/Sinistra europea. «Tanto più - prosegue l'europarlamentare - se questa persona, come nel caso di Hassan Nejl, muore mentre è privato della propria libertà ed è quindi sotto la responsabilità delle autorità italiane. Lunedì mattina entrerò nel CPT di Torino, accompagnato dal consigliere regionale Alberto Deambrogio, per cercare di capire le cause della morte di Hassan Nejl».

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