Il primo sconto sarebbe automatico: la condanna di Annamaria Franzoni scenderebbe da 16 a 13 anni di reclusione per effetto dell'indulto, che ieri - in base alla legge - la procura generale di Torino ha chiesto alla Corte d'Appello di applicare

 

A firmare l'atto è stato Vittorio Corsi, lo stesso magistrato che sostenne l'accusa al processo di secondo grado e che alla fine di un'intensa requisitoria disse che la donna non meritava attenuanti ma, comunque, aveva diritto alla «pietas», alla comprensione umana: ed è quasi come se la procedura penale gli abbia permesso quel gesto di clemenza che in aula aveva solo potuto invocare.

La mamma di Samuele è dall'altro ieri rinchiusa nel carcere bolognese della Dozza e già si pensa al momento in cui uscirà. Più o meno tra sei anni avrà diritto alla semilibertà, e per i permessi premio potrebbe dover aspettare ancora meno. Non solo: avendo due figli piccoli - che per adesso potrà incontrare sei volte al mese - e non essendo stata privata dello status giuridico di genitore, per ottenere il regime di detenzione speciale (a casa o meglio ancora in una comunità di assistenza) le basta scontare un terzo della pena.
Nei calcoli, infine, bisogna tener conto della cosiddetta «liberazione anticipata»: il condannato, se si comporta bene, può beneficiare di 90 giorni di riduzione all'anno, vale a dire sei mesi ogni due anni. Questioni su cui sarà chiamato a pronunciarsi il tribunale di sorveglianza di Bologna.
«La battaglia per dimostrare la sua innocenza non è finita», proclama l'avvocato Paolo Chicco, che insieme alla collega Paola Savio affila le armi per i prossimi appuntamenti. Per la revisione del processo è troppo presto, e poi ci vogliono prove nuove e decisive. Si pensa dunque a come fronteggiare «Cogne-Bis», l'inchiesta della procura di Torino su un presunto inquinamento della scena del delitto che vede Annamaria indagata insieme all'ex difensore Carlo Taormina ed altre nove persone. Il professor Carlo Federico Grosso, protagonista insieme a Chicco dell'ultimo match in Cassazione, anche ieri ha ribadito che, vista la fragilità degli indizi, la donna «non doveva essere condannata». E per dimostrarlo lo staff difensivo punta proprio sul «Cogne-Bis», dove c'è ancora spazio per perizie e testimonianze. Una serie di analisi scientifiche (in particolare quella del professor Carlo Torre) ha quasi allontanato il sospetto di una manipolazione volontaria delle prove. Ma su Annamaria grava ancora l'ombra di un probabile rinvio a giudizio per calunnia: è stata lei una delle persone che nel 2004 firmarono l'esposto con cui si invitava la magistratura ad indagare sul conto di un vicino, Ulisse Guichardaz. Il quale, come ha sancito indirettamente la Cassazione, non è il colpevole.
Intanto da quando è in carcere, Annamaria ha un unico pensiero, i suoi bambini davide e Gioele, di 12 e 5 anni. Lo aveva detto anche ai carabinieri che l'altro ieri sera l'hanno arrestata e lo ha ribadito ai dirigenti del carcere bolognese. Il primo giorno di carcere è trascorso fra gli adempimenti burocratici, le visite mediche e un lungo colloquio con lo psicologo, che ha valutato anche possibili inclinazioni depressive o suicide. Chi l'ha incontrata in carcere è stato colpito dal suo sguardo senza nessuna emozione. È stata alloggiata in una cella singola dove, per il momento, è sorvegliata a vista da due agenti. Con quello sguardo perso nel vuoto, «come se non accadesse a lei», come ha commentato un avvocato bolognese che l'ha incontrata, in mattinata, nei corridoi del carcere. All'esterno uno striscione: «Dipingetevi la faccia di un rosso vergogna, liberate una mamma innocente». A disporlo due persone convinte deell'innocenza della Franzoni. A Cogne invece, nessuno vuole parlare. La città vuole finalmente spegnere i riflettori e ritornare a una vita normale.

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