Andare avanti. Senza tentennamenti, senza incertezze, ma anzi con determinazione e con l'unico scopo di chiudere una volta per tutte l'emergenza rifiuti. Anche con il manganello. È questo il piano di Silvio Berlusconi che, per la seconda volta a Napoli in meno di dieci giorni, mostra alla Campania e all'Italia il volto dello Stato, quello della legge che non guarda in faccia a nessuno. E lo fa sferrando subito un attacco contro i responsabili di un problema che nasce «dalla destrutturazione dello Stato» avvenuta «negli anni passati, in cui troppe volte lo Stato si è fatto indietro quando invece doveva essere in prima linea per garantire la legalità sul suo territorio.

Troppo spesso - ha rincarato il premier - abbiamo avuto opere pubbliche bloccate da minoranze organizzate, che lo Stato non ha inteso contrastare con fermezza» portando l'Italia a vivere «una pericolosa avventura nell'anarchia».

E allora da questo momento, promette Berlusconi, «lo Stato farà lo Stato» e lo farà con tutti i mezzi che ha a disposizione. Esercito compreso. Esercito soprattutto...». Incurante delle polemiche che hanno accompagnato il decreto legge sull'emergenza rifiuti, il premier schiera ufficialmente i militari a difesa delle discariche prima e del dl poi che, in conferenza stampa, chiamando in causa le amministrazioni locali di sinistra, blinda di fatto annunciando una corsia preferenziale in Parlamento e respingendo ipotesi di modifica. «Non faremo passi indietro» cadenza il premier a ogni intervento, tra i quali quasi nasconde quello che annuncia la fine dell'incubo rifiuti a tre anni da oggi. «Non saranno tempi brevi - annuncia - ma la soluzione sarà definitiva», promette.

Ben diverso, invece, è il trattamento che Berlusconi riserva alla cosiddetta Superprocura, finita nel mirino dei pm campani. Il premier salta a piè pari un'introduzione soft (che il Governo sembrava disponibile a ridiscuterne le competenze) e spiega che si tratta di dell'anello centrale di tutto il piano: «Se salta questo, salta tutto», avverte. E salta perché «ci possono essere singoli interventi locali di magistrati locali che possono arrivare a rompere questo circuito positivo». Ed è ancora sui magistrati che, questa volta con qualche giro di parola, Berlusconi concentra l'attenzione, chiamandoli in causa per il blitz «quasi ad orologeria» contro lo staff di Bertolaso, uomo comunque «vero, che non si fa intimidire».

L'auspicio-suggerimento del premier, allora, è che «anche da parte di coloro che hanno prodotto provvedimenti che hanno toccato esponenti delle forze della Protezione civile» certi comportamenti «non si ripetano più». La giustificazione del premier è che probabilmente questi pm non hanno capito che i destinatari degli avvisi di garanzia «nell'eccezionalità del momento hanno magari non eseguito in maniera rigorosa e puntuale i dettami di legge». Comportamenti, questi, che però consentono di «non far tornare i rifiuti per le strade».

Un discorso, questo, che si allarga poi anche a questi settanta magistrati che hanno firmato un documento che traccia profili di incostituzionalità del dl. «Per me - spiega Berlusconi - non sussistono questi profili e non credo - aggiunge piccato - che un ordine dello Stato possa vivere nell'empireo e pensare che le leggi sono un moloch assoluto che vuole applicazione e rispetto in tutte le situazioni. Le leggi - spiega - devono essere adattabili: sono uno strumento per far vivere meglio i cittadini».

È, infine, nuovamente sull'esercito e sul suo utilizzo che Berlusconi torna prima di chiudere la sua seconda giornata operativa di Napoli («ma il Governo sarà qui tutte le settimana», riconferma). E lo fa interpretando alla lettera il decreto schierando i militari a difesa delle discariche, «per fare in modo che nessuno metta in gioco il livello minimo di statualità» e passare «dalla democrazia all'anarchia».

La reazione non si è fatta attendere. I Comitati in difesa delle cave di Chiaiano, in una nota, definiscono «sconcertanti e irresponsabili le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi» e aggiungono: «Se quella di Berlusconi è una provocazione per gettare benzina sul fuoco casca male. La mobilitazione continua con convinzione, determinazione e grande senso di responsabilità e di equilibrio». «Le parole di Berlusconi lasciano davvero esterrefatti - prosegue la nota - a prenderlo alla lettera dovremmo dedurre che gli attuali carotaggi sono una farsa, dato che le trivelle hanno appena cominciato a scavare e il premier sa già cosa troveranno. Forse fa riferimento all'articolo 2 del decreto che permetterebbe a Bertolaso di andare in deroga a ogni norma igienico-sanitaria e ambientale. Vogliamo le vere valutazioni tecniche che, riteniamo, smentiranno il premier». «Noi siamo contrari alla discarica di Chiaiano perché è già un'assurdità una discarica nell'unico polmone verde di Napoli - spiegano - e perché questo piano rifiuti è un piano di 30 anni fa». «Ora è ancora più importante che domenica prossima ci sia una grande manifestazione di popolo - conclude - per dimostrare democraticamente che nessuno vuole questa bomba ecologica e che minoritarie sono le parole del presidente del Consiglio».

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