Mahmud Ahmadinejad
da Roma

Alla fine, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad non vedrà Benedetto XVI. Dopo giorni di annunci e smentite, di indiscrezioni e discussioni, è ormai certo che per il capo del governo di Teheran non ci sarà quell’incontro a tu per tu che desiderava avere con il Pontefice, in occasione del summit della Fao che si terrà la prossima settimana, dal 3 al 5 giugno a Roma. Vista l’impossibilità di soddisfare le tante richieste dei capi di Stato e di governo presenti nella capitale in quei giorni, e vista pure l’impossibilità di organizzare un’udienza collettiva, nel corso della quale il Papa avrebbe potuto riceverli in Vaticano, si è preferito lasciar perdere. Qualche incontro bilaterale con singoli leader che parteciperanno al vertice Fao ci sarà, ma a rappresentare la Santa Sede al massimo livello sarà il segretario di Stato Tarcisio Bertone, «primo ministro» di Ratzinger. Ahmadinejad, ha dichiarato ieri il portavoce del governo di Teheran, Gholam-Hossein Elham, «non ha chiesto incontri né con le autorità di governo italiane né con il Pontefice». Pertanto il Presidente «prenderà solo parte al vertice», ha aggiunto Elham, citato dall’agenzia Fars, confermando che Ahmadinejad partirà per Roma il 3 giugno, giornata di apertura del summit, e nel tardo pomeriggio dello stesso giorno incontrerà alcune grandi aziende italiane con ruoli importanti nei tradizionali rapporti economici tra i due Paesi.
In realtà, al di là delle dichiarazioni ufficiali che arrivano dall’Iran, Mohammad Javad Faridzadeh, ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, aveva inviato la richiesta alla segreteria di Stato vaticana per un’udienza papale ad Ahmadinejad. Altri presidenti erano interessati a incontrare Benedetto XVI: le indiscrezioni citano i nomi della presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner, del boliviano Evo Morales, del brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva e di alcuni capi di Stato africani. Troppe le udienze che il Papa avrebbe dovuto concedere nel giro di tre giorni. L’ipotesi dell’incontro collettivo, che avrebbe anche evitato l’enfasi del faccia a faccia con Ahmadinejad, capo di governo che ha chiesto la cancellazione di Israele dalla carta geografica, era stata la soluzione scelta fin dall’inizio dal Vaticano ma si è dimostrata impraticabile, dato che i presidenti arriveranno a Roma in momenti diversi.
Erano state fonti della stampa a Teheran a rivelare nei giorni scorsi che Ahmadinejad avrebbe voluto incontrare Ratzinger per presentargli un «pacchetto» di proposte con il quale il suo governo intenderebbe risolvere diversi problemi a livello mondiale per promuovere la pace. Il documento, che tocca vari argomenti tra cui quello della democrazia e quello della sicurezza, è già stato inviato nelle ultime settimane al Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon e ai governi delle grandi potenze.
Per quanto riguarda l’opportunità politica dell’incontro, sulla quale si è discusso in questi giorni Oltretevere, il Vaticano non ha di per sé pregiudiziali negative. Ahmadinejad è un capo di governo e la Santa Sede non rinuncia alla possibilità di dialogare con chiunque, soprattutto se su posizioni diverse dalle proprie. Lo scorso 6 novembre, Benedetto XVI ricevette in udienza il re dell’Arabia Saudita Abdullah II, leader di uno dei Paesi islamici dove la libertà religiosa e di culto è meno rispettata.
Inoltre, il 27 dicembre 2006, Ratzinger aveva ricevuto il ministro degli Esteri iraniano Manouchehr Mottaki, che gli consegnava un messaggio di Ahmadinejad dedicato alla spiritualità nel mondo odierno e al dialogo tra religioni. Non c’è dubbio, però, che l’impossibilità tecnica di rispondere positivamente a tutte le richieste dei leader presenti al summit della Fao e l’impraticabilità dell’incontro collettivo che la diplomazia d’Oltretevere aveva proposto fin dall’inizio, hanno sollevato da un certo imbarazzo i più stretti collaboratori del Pontefice.