Lo scrittore: alzano il tiro in vista del processo Spartacus.
Adesso la camorra dimostra di avere paura della giustizia 

di ANTONIO TRICOMI


Roberto Saviano

NAPOLI - "Michele Orsi era il Salvo Lima della Camorra". Roberto Saviano non ha dubbi. L'omicidio dell'imprenditore trucidato in pieno giorno nel centro di Casal di Principe è un segno: "I casalesi alzano il tiro". Ma anche un messaggio: chi parla muore. "I clan - dice lo scrittore - hanno voluto lanciare un avvertimento ai politici, in vista della chiusura del processo Spartacus, che avverrà nei prossimi giorni". Un evento che per i boss equivale "al maxi-processo di Falcone e Borsellino a Cosa Nostra".

L'imprenditore convinto dai killer a scendere di casa per farsi raggiungere al bar, come fosse una domenica qualsiasi. E ucciso in maniera plateale, due colpi al torace e uno alla testa. La dura, fredda ritualità di Gomorra. Legami tra politica e clan, l'imprenditore in affari con la camorra decide di parlare. E paga con la vita. Visione di sangue perfettamente in linea con lo scenario tracciato dallo scrittore napoletano nel suo best-seller, nello spettacolo teatrale che ne è stato tratto e la cui ideazione è precedente la stesura del libro, nel film di Matteo Garrone accolto con favore dalla Casal di Principe pulita e onesta, dai giovani, dalle famiglie. Ma ieri è stata l'altra Casal di Principe, è stata Gomorra a segnare un punto. Saviano non ha dubbi. "Orsi è stato ucciso perché stava parlando dei rapporti tra il clan dei casalesi e la politica".

Tra pochi giorni, la chiusura del processo Spartacus. Importante e decisivo, sostiene da tempo lo scrittore, come il maxi-processo di Palermo, anche se "inspiegabilmente trascurato dai media nazionali". Il processo Spartacus è il risultato di un'inchiesta sui casalesi condotta, negli anni Novanta, dalla Procura antimafia di Napoli. Indagini alimentate da alcuni pentiti e nel corso delle quali, marzo '94, venne assassinato a Casal di Principe Don Peppino Diana, il sacerdote che dal pulpito evocava l'immagine biblica di Gomorra, emblema della sua terra straziata dalla malavita. Spartacus: diversi filoni processuali, tutti portati al giudizio del Tribunale o della Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere. Più di mille imputati per appartenenza ad associazione camorristica, omicidi, estorsioni.

Michele Orsi si sarebbe presto aggiunto alla lista dei pentiti. Era, spiega Saviano, "un imprenditore leader nel settore dei rifiuti e faceva affari milionari con i clan, vincendo appalti e coinvolgendo anche la politica nazionale". Un tipico personaggio da Gomorra. Un uomo da bruciare. La sua uccisione, sostiene lo scrittore, riveste particolare gravità. Il segnale di un salto di qualità. "Perché con questo delitto la camorra dimostra di avere paura non solo delle eventuali condanne, ma anche della tensione, dell'attenzione che un processo così importante può attirare, dell'indignazione che può suscitare. La strategia che i clan stanno portando avanti da settimane è quella di colpire chiunque abbia deciso di parlare. Un modo per colpire il futuro attraverso operazioni nel presente".

Niente sconti: chi parla paga. Per Saviano è necessario "fermare le paranze militari che stanno girando nel casertano". "Paranze", termine gergale mutuato dalla tradizione dei pescatori che significa gruppi chiusi di pochi, fidatissimi uomini. Stretti tra loro da un legame che ha la forza di un giuramento di sangue. "Paranze" nelle quali, afferma lo scrittore, "molti elementi fanno pensare che ci siano Giuseppe Setola e Alessandro Cirillo, braccio armato di questa nuova stagione militare dei clan".