Dall’Italia dei Diritti si leva una voce in favore dell’utenza e del personale ospedaliero



Roma – Tornano ad addensarsi nuvole nere sullo stato di salute della sanità romana. Dopo le note denunce relative a numerosi scandali che hanno investito le più importanti strutture capitoline, dalla mala gestione dell’Umberto I che si dibatte tra le tribolate vicende del suo direttore e l’andirivieni dei venditori ambulanti alla cronica carenza di personale e di infrastrutture delle Asl e dei Cto, ora il vento torbido della malasanità ha preso a soffiare in direzione del San Camillo e del Sandro Pertini.


Nella struttura del tiburtino le sale del pronto soccorso sono sempre più simili a gironi infernali in cui i pazienti che hanno avuto la fortuna di trovare posto all’interno dell’ospedale sono costretti a scontare la loro degenza sulle barelle sottratte alle ambulanze che stazionano vacanti davanti all’ambulatorio, mentre interi reparti del nosocomio sono stati chiusi senza motivo apparente e il personale, sempre carente, è costretto a prestazioni impensabili per rispondere a tutte le richieste d’intervento che giungono incessantemente.

Se al Pertini si rievocano scenari infernali di dantesca memoria, al San Camillo sono necessari tempi biblici per usufruire di prestazioni oncologiche o reumatologiche. Si parla di attese di due anni per una mammografia ad una paziente già operata di tumore. Tempi inaccettabili, negati dalla direzione della struttura ospedaliera, ma che hanno spinto le associazioni dei consumatori – Codici, Unuss e Aduc – a chiedere alla magistratura “se una tempistica di due anni per una prestazione configuri il reato di rifiuto di atti d’ufficio”.

In merito alla catastrofica condizione in cui verte la sanità romana, il presidente dell’Italia dei Diritti, Antonello De Pierro, ha espresso tutta la sua amarezza e il suo disappunto: “A sentire queste cose non possiamo che provare rabbia. La cosa peggiore è che ci siamo assuefatti all’ascolto di notizie del genere che ricorrono periodicamente tra i titoli mediatici, e spesso impulsi reattivi lasciano il posto alla rassegnazione. Anzi a volte ci meravigliamo addirittura quando le cose funzionano, come dovrebbe invece essere di norma in un paese civile”. Relativamente alle ultime, desolanti notizie De Pierro sostiene che “attese così lunghe disattendono le norme codificate legislativamente ed evocano scenari da terzo mondo, ledendo vergognosamente il diritto alla salute, costituzionalmente sancito dall’articolo 32. Spesso a pagare lo scotto di tali inconcepibili situazioni è il personale sanitario impegnato in prima linea, che subisce il sacrosanto sfogo dell’utenza esasperata, ma non dimentichiamo che le responsabilità risiedono altrove, nelle stanze decisionali, dove le esigenze dei cittadini spesso vengono sottostimate”.