Morire a due mesi, il giorno dopo la circoncisione clandestina in casa: e' successo a Treviso, a un bimbo nigeriano, figlio di una coppia di immigrati regolari. In serata e' stata fermata dalla polizia una nigeriana, Thomas Bimbola, di 34 anni. La donna e' indiziata dei reati di omicidio preterintenzionale ed esercizio abusivo della professione medica; e' ritenuta la responsabile della circoncisione eseguita ieri sera sul bambino.

Il bambino e' giunto stamani, ormai senza vita, all'ospedale "Ca' Foncello". I genitori lo hanno trovato senza sensi nella sua culletta, nella loro abitazione a Visnadello di Spresiano, a una decina di chilometri da Treviso. La corsa in ambulanza verso l'ospedale non e' servita a nulla. Sono stati proprio i genitori, disperati, a far vedere ai medici, i segni della ferita da circoncisione.

Le cause della morte del bambino, unico figlio della coppia, sono ancora un mistero. Solo l'autopsia potra' stabilire se c'e' stata un'emorragia, come i medici hanno ipotizzato fin dal primo momento; se e' da mettere in relazione alla circoncisione o se, invece, i motivi sono da cercare altrove, magari in un malore.

L'autopsia, gia' disposta del sostituto Procuratore di Treviso, Giuseppe Salvo, sara' eseguita domani. I medici non hanno trovato tracce di sangue ne' sul corpicino, ne' sui vestiti, ma solo gli esami autoptici potranno accertare se il piccolo ha avuto un'emorragia.

L'ipotesi degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Treviso e' che il bambino sia stato male dopo la circoncisione, eseguita in casa, probabilmente da una donna straniera, interrogata in serata in Questura.

"Fino a qualche anno fa - ricorda Abdallah Kezraji, componente della consulta per l'immigrazione ed esponente di spicco delle comunita' musulmane di Treviso - c'era un'intesa con la Usl grazie alla quale la circoncisione avveniva in ambulatori regolari. Poi, probabilmente per pressioni di ordine politico - e' la sua denuncia - il servizio e' stato interrotto e siamo dovuti ritornare alla clandestinita'. Quello che chiediamo - e' il suo appello - e' che, pagando un regolare ticket, la circoncisione sia riconosciuta come un servizio da eseguire con l'assistenza delle autorita' sanitare".

La circoncisione (la 'Tahara', che significa 'pulizia') non e' un'operazione complessa ("bastano un paio di forbici e un po' di disinfettante", sostiene Kezraji). E' pero' una pratica rischiosa al punto che Paesi come il Marocco l'hanno vietata al fuori di strutture sanitarie proprio per l'alto numero di decessi. Cosi' - per Kezraji - il riconoscimento della liberta' religiosa, "sancito dalla Costituzione italiana, dovrebbe comprendere anche la tutela delle pratiche previste dalle varie dottrine".

Di parere opposto e' il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni, per il quale l'episodio di Treviso e' "doppiamente disumano": per la pratica stessa e per l'eta' e la sofferenza del bimbo. "Se domani - ha annunciato il senatore del Carroccio - l'autopsia dara' il responso della causa del decesso e viene fuori che il bimbo e' morto per questa stramaledetta pratica religiosa, chiedero' immediatamente agli organi competenti la proibizione su tutto il territorio italiano della circoncisione a neonati e bambini".

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