di Agnese Codignola
Meglio acqua fresca e coperte non troppo pesanti. Nuove ricerche contrastano alcune delle credenze più diffuse sull'uso degli antipiretici nei bambini, mettendo in dubbio la base scientifica del loro successo
Spugnature fredde, somministrazione di liquidi e abbassamento della temperatura dell'ambiente: sono questi i rimedi più sicuri, insieme al fatto di tenere il bambini meno vestiti possibile, per contrastare la febbre. Chi desidera ricorrere al paracetamolo o all'ibuprofene, i medicinali più usati in questi casi, dovrebbe tenere presente che la loro efficacia non è dimostrata al di là di ogni dubbio, e che restano ancora oggi molte questioni in sospeso: in particolare per quanto riguarda le combinazioni dei due, le dosi, la frequenza ottimale con cui somministrarli e le caratteristiche dei bambini che ne possono beneficiare.

Lo studio condotto dai ricercatori dell'Università di Bristol, pubblicato sul 'British Medical Journal', mina alcune delle credenze più diffuse riguardo all'uso degli antipiretici nei bambini, mostrando che, in effetti, la base scientifica del loro successo è quantomeno zoppicante. Analizzando diversi database internazionali, i ricercatori hanno scoperto che, tra il 1966 e il marzo 2006, sono stati condotti soltanto tre studi di confronto tra le due molecole e delle stesse date singolarmente o in associazione, con risultati non generalizzabili perché in parte contraddittori o inficiati da pecche metodologiche. Quanto poi alla sicurezza, solo un paio di ricerche hanno verificato i rischi delle terapie, nonostante sia noto che entrambi possono dare complicazioni renali (soprattutto l'ibuprofene) o epatiche (principalmente il paracetamolo): così come neppure uno studio ha confrontato direttamente ognuno dei due con un placebo o con metodi non farmacologici quali, appunto, le spugnature.

Per questo, suggeriscono gli autori, sarebbe quanto mai opportuno effettuare trial moderni nei quali, per esempio, la misurazione della temperatura è scrupolosa ed effettuata con metodi innocui, o nei quali si tiene conto di altri sintomi. Le due molecole sono comunque in generale ritenute efficaci e un loro uso aiuta molto a tranquilizzare i genitori, che possono cader vittime della cosiddetta 'fobia da febbre' a causa delle possibili, anche se rare, convulsioni febbrili. Ma, almeno fino a quando non se ne saprà di più, andrebbero somministrate alle dosi minime necessarie e per periodi brevi, specie se si danno insieme.