di Fabrizio Gatti
Sono minorenni. Arrivano dall'Europa dell'Est o dall'Africa. Ridotte in schiavitù e costrette a vendersi. Non possono essere espulse. E l'Italia diventa il loro inferno
Quanto vale una ragazza di 18 anni o forse meno? L'offerta è stata buttata lì qualche sera fa, nel dopocena sul tavolo di una pizzeria alle porte di Torino. "Se hai 15 mila euro, diventa tua. Pagamento in tre mesi". Pochi minuti per decidere, tra il caffè e un bicchiere di grappa: "Guardala, è un affare. Te la porti a vivere con te...". Alla fine il ricatto: "Se non trova 15 mila euro in tre mesi, dovrà pagarne 50 mila all'organizzazione che l'ha fatta arrivare in Italia. E sai cosa vuol dire? Che se non l'aiuti, la manderanno a battere sulla strada". Paolo G., 41 anni, single, non si aspettava di concludere la serata con un profondo senso di colpa. Una risposta la doveva pur dare a quell'amico di mezza età che l'aveva invitato a cena. L'amico è un imprenditore piemontese con l'azienda che va così così e la testa piena di Viagra: dopo aver lanciato la proposta, ha aspettato seduto tra la nuova moglie nigeriana di vent'anni più giovane e la teenager in vendita, sorella di lei. "Gli ho risposto che avrei immediatamente portato la ragazza alla comunità del Gruppo Abele", racconta Paolo G., "ma lui, che bazzica le chiese pentecostali, mi ha fatto un discorso sul valore del debito e della promessa data. Insomma, dopo il mio rifiuto avrà provato a vendere sua cognata a qualcun altro in cerca di moglie. Oppure l'avrà mandata sulla strada. Se no, come trova quei soldi?".

Nell'Italia marchettara dove tutto si può comprare, anche la prostituzione si è inventata nuove strade. Compreso il fai-da-te di famiglia. Non importa se il contratto è per la vita o per dieci minuti sul sedile ribaltabile di una macchina. Cambia solo il costo. Eravamo il Paese dei latin lover. Siamo un popolo di clienti. Così le bande di trafficanti si adeguano. La domanda di sesso a pagamento aumenta? Loro procurano l'offerta. Con ragazze sempre più giovani. Fino alle baby-squillo, insulto un po' cinematografico per indicare ragazzine strappate dai banchi di scuola e mandate in tanga e canottiera a vendersi sui viali. Alla periferia di Roma le fanno dormire nelle grotte. La via Salaria è un postribolo di minorenni al chiaro dei lampioni e spesso anche alla luce del pomeriggio. Lo stesso, dopo le 11 di sera, diventa via Cristoforo Colombo, l'arteria che porta al mare e all'aeroporto di Fiumicino. A Milano non occorre uscire dalla città: ragazze europee e africane sono tornate a occupare piazzale Loreto, viale Abruzzi, la Circonvallazione fin dentro i quartieri semicentrali come i Navigli e il parco Ravizza. Dalle parti di Perugia hanno scoperto una gang di moldavi che legava le adolescenti alle pareti di una stalla abbandonata. Ma la distribuzione di ragazze è capillare su tutta la Penisola. Raggiunge le campagne sperdute, perché lì la domanda dei clienti su camion e trattori è altrettanto forte. Come lungo la statale 16, tra Foggia e San Severo, dove non esistono altro che campi di pomodoro e vigne. La notte le nigeriane bruciano i copertoni per farsi vedere, di giorno vanno a dormire nell'ex zuccherificio a Rignano Garganico. Oppure la statale Adriatica da Rimini a San Benedetto del Tronto. E ancora Bari, Catania, Cremona, Prato, Aosta, Treviso. Al di fuori dei confini dell'Unione europea il mondo è pieno di famiglie ridotte alla fame. I trafficanti non fanno altro che portare le figlie di quelle famiglie là dove clienti ricchi possono mantenere loro e i loro sfruttatori.

Nessuno conosce quante siano le prostitute in Italia. C'è soltanto una stima: tra 50 mila e 70 mila persone e non tutte sottoposte a un controllo violento. Il giro d'affari è mostruoso: ipotizzando un guadagno a testa di 2 mila euro a settimana, fa un incasso settimanale di 140 milioni di euro. Ma secondo Transcrime, l'osservatorio dell'Università di Trento, in quel totale il numero delle donne prigioniere del traffico di esseri umani e dello sfruttamento sessuale è in continua crescita. Le statistiche danno un minimo annuale di vittime (che a volte può coincidere con l'inverno) e un massimo (l'estate): dalla stima di 17.550-35.500 ragazze nel 2001 si passa a 19.710-39.420 nel 2004. Un altro istituto di ricerca e assistenza, il Parsec di Roma, fornisce cifre più caute. Ma comunque spaventose: quasi 23 mila donne sfruttate. E non c'è solo la prostituzione di strada. Perché la forma più temuta dalle ragazze resta quella invisibile tra le mura di night-club e appartamenti. In confronto all'Europa, l'Italia ha il record: le donne 'vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale' sono 115 ogni 100 mila abitanti maschi con più di 15 anni. Al secondo posto l'Austria con 84 vittime. L'Olanda è ferma a 76. La Spagna a 54. La Germania a 45. La Francia a 27.
Al ministero dell'Interno, un ufficio sta analizzando i dati per indirizzare le strategie. "L'arrivo di minorenni prima di tutto: purtroppo è un effetto indotto involontariamente da noi", ammette un ricercatore della polizia: "Gli organismi investigativi negli ultimi anni hanno snobbato le indagini sullo sfruttamento. Per contrastare il fenomeno le questure hanno scelto la via più veloce dei rimpatri. Come azione preventiva sono state espulse le donne. Questo ha fatto crescere l'arrivo di minorenni: perché i minori non possono essere espulsi. Le organizzazioni hanno poi cambiato politica. Ora alle ragazze lasciano anche il 30 o il 50 per cento dell'incasso. Ed evitano di sottoporle a violenze, rapimenti e stupri. Così le ragazze non scappano, non denunciano e hanno più incentivi a rimanere nel giro. L'altro aspetto nuovo è la mobilità delle prostitute. Le fanno spostare in continuazione: una settimana sulla Salaria, poi sulla Domiziana, poi le ritrovi sulla Romea. Lo spostamento impedisce eventuali legami affettivi con i clienti. Ma questo nasconde un dato preoccupante che dobbiamo approfondire: l'esistenza di una rete comune di contatti tra le squadre di sfruttatori. Che sulla strada sono quasi sempre romeni o albanesi".

Treviso è una città molto severa con gli stranieri. Grazie a Giancarlo Gentilini, vicesindaco della Lega, sono state perfino tolte le panchine nei parchi. Così gli immigrati non si possono sedere. Ma dopo le 22, lungo le vie intorno alla città, con le immigrate gli abitanti della provincia possono fare di tutto. Dalla strada del Terraglio alla Pontebbana. Due ragazze ogni 50-100 metri. Trenta euro per dieci minuti le europee, 20 le africane. Gentilini, quando era sindaco rottweiler e difensore della razza Piave, le aveva protette: "Sono contro gli immigrati", aveva detto, "ma non contro le prostitute straniere. Che volete? Le prostitute sono le navi scuola dei giovani". Anche le forze dell'ordine locali hanno i loro benefici. Quando non sanno come aumentare la statistica di espulsioni e arresti, pure loro prendono di mira le prostitute: c'è sempre qualche ragazza clandestina da rimpatriare o da sbattere in carcere per non aver rispettato la Bossi-Fini.

Giulia, moldava, ex atleta della Nazionale giovanile di pallamano, si offre a ragazzi, single e mariti della provincia di Treviso e Venezia. Da quasi due anni si prostituisce sulla strada del Terraglio. Di solito davanti al comando della polizia municipale di Mogliano Veneto. Quando la sera chiudono gli uffici, arriva lei. L'insegna blu e bianca le dà sicurezza. Giulia ha quell'età indefinita acqua e sapone, tra i 16 e i 18 anni. Se vigili, poliziotti o carabinieri le chiedono quanti anni ha, lei è pronta a rispondere 17: per evitare il rimpatrio. Se invece a domandarle l'età sono clienti preoccupati di finire in galera, dice 19. Così le hanno insegnato i protettori. Quando ha lasciato la Moldavia, sapeva cosa avrebbe fatto in Italia? "Sì, l'ho scelto io", risponde. Ha mai avuto ripensamenti? "Sicuro che non mi piace. Ogni cliente potrebbe essere quello che mi violenta o mi ammazza. Ma io sono moldava: o fai questo o fai la fame". Che immagine ha degli italiani? "Un corpo addosso con le braghe abbassate e il portafoglio in mano". Il portafoglio in mano? "Sì, la gente di qui è molto legata ai soldi. Tengono il portafoglio in mano anche quando fanno sesso. Hanno paura che glielo freghi".

Se passeranno le proposte proibizioniste presentate in Parlamento, le ragazze come Giulia finiranno in carcere. La logica è piuttosto singolare: è come se nella lotta al contrabbando, lo Stato invece di prendere i contrabbandieri avesse arrestato le stecche di sigarette. È la tipica morale italica: si sfrutti pure, ma non si deve vedere. L'esempio più famoso è quel consigliere comunale del centrodestra a Milano. Ha conquistato i voti dei comitati di quartiere scatenando violente campagne, retate ed espulsioni contro le prostitute straniere: una notte la polizia l'ha pizzicato in macchina con un travestito.
Ma come si potrebbe identificare il reato di prostituzione? Nell'atto sessuale? Nel pagamento? Nella lunghezza della minigonna? La questione preoccupa sociologi e consulenti dei Comuni più sensibili. "Un provvedimento del genere", osserva Lorenza Maluccelli, ricercatrice dell'Università di Ferrara e autrice di saggi, "spingerebbe le ragazze in circuiti ancor meno visibili e più pericolosi. Quante sono le donne violentate nel silenzio? Quelle uccise? Eppure non c'è indignazione perché, per la cultura morale, se sono prostitute se la sono cercata. Gli uomini invece dovrebbero cominciare a interrogarsi sulla loro sessualità. Si dice che in Italia ci siano 9 milioni di clienti. C'è una segregazione mondiale del lavoro delle donne. Dai Paesi più poveri l'Italia prende prostitute e badanti. Due forme di servizi alla persona. E non è un caso che in tutti e due i settori lo sfruttamento di immigrate e clandestine sia largamente diffuso". A volte le prostitute hanno un lavoro regolare proprio come badanti. "Ma quando la questura lo scopre", denuncia Alessandra Ballerini, avvocato della Cgil a Genova, "il permesso di soggiorno può essere negato. Anche se la prostituzione non è vietata dalla legge".

Un progetto riuscito di mediazione tra le proteste degli abitanti e l'andirivieni di clienti l'ha inventato il Comune di Mestre. Qui le prostitute sono state invitate a trasferirsi in 'zone informali' meno abitate. Il potenziamento dell'illuminazione stradale, l'assistenza di unità di strada e la sorveglianza discreta dei vigili urbani ha convinto ragazze e travestiti a spostarsi nelle aree indicate. "L'approccio è pragmatico, puntiamo alla riduzione del danno", spiega il coordinatore, Claudio Donadel: "E ha sicuramente portato a una migliore convivenza e a un forte contrasto delle reti criminali. Dal '99, 172 ragazze sono uscite dallo sfruttamento e più di 680 persone sono state arrestate e condannate. Ora il progetto sarà esteso al Veneto. Partecipano tutti. Tranne, ovviamente, Treviso. E Belluno, dove la prostituzione è meno visibile".

Dal Veneto al Piemonte si muovono i trafficanti della mafia nigeriana. Uno di loro è famoso a Torino come pastore pentecostale. E a Verona, in un bar di Veronetta dove lavora, come basista del racket. Fa parte della rete che costringe migliaia di ragazze africane a saldare il prezzo della loro schiavitù, vendendosi sulle strade. Alcuni pastori nigeriani hanno un ruolo fondamentale. Spesso hanno di fronte giovani spaventate e analfabete. E durante le prediche le minacciano con le peggiori pene dell'inferno se non onorano il debito con l'organizzazione. A volte gli avvertimenti si trasformano in aggressioni ai familiari in Nigeria. Così l'unica via d'uscita dallo sfruttamento è l'aiuto dei clienti. "Il 90 per cento delle ragazze nigeriane", spiega Claudio Magnabosco, fondatore del progetto La ragazza di Benin City, "esce dalla tratta accompagnato da un uomo, cliente o ex cliente che è diventato amico, fidanzato o marito". Il progetto punta alla sensibilizzazione dei 'consumatori': "I clienti, se informati, possono diventare una risorsa. Vogliono multarli? Facciano pure, ma chi aiuterà le ragazze segregate?". Una delle vittime della tratta, Isoke Aikpitanyi, è oggi moglie di Claudio Magnabosco: "Per uscire", racconta Isoke, "basterebbe darci una opportunità, un permesso di soggiorno anche breve, sei mesi, per cercare un lavoro vero. In cambio dei documenti, invece, le autorità pretendono che denunci qualcuno. Dobbiamo far sapere quello che succede. Le 200 nigeriane assassinate in Italia. Le stuprate. Le madri alle quali le maman prendono i figli per ricattarle. I black boy che spacciano droga. Le famiglie che spingono le figlie minorenni a venire in Europa. La corruzione che favorisce i trafficanti. Le mutilazioni sessuali, il debito da pagare che non finisce mai, i pastori cristiani che collaborano con il racket, le ragazze che muoiono attraversando il deserto. Questa è la tratta. Davvero pensate che il problema sia la prostituzione?".

Pochi soldi
e niente pensieri

Un bar mobile sulla Salaria, alla periferia di Roma, poche centinaia di metri dalla redazione di Sky, lungo la strada delle minorenni. Dopo aver lasciato le ragazzine, alcuni clienti si fermano qui per uno spuntino. Non è facile convincerli a parlare. Un uomo ha appena scaricato una teenager che non avrà più di 16 anni. Lei scavalca pericolosamente lo spartitraffico e raggiunge una coetanea. Lui ordina un panino. Viene fame dopo? L'uomo sorride: "Sì".

Giovane quella ragazza, potrebbe essere sua figlia.
"Eh? E che c'entra? Mica le ho obbligate io a venire qui. Lei batte, io la pago. Fine del discorso".

È per un sondaggio. Anonimo. Quanti anni ha, cosa fa, è sposato?
"Ah, un sondaggio? 52 anni, elettricista. Sposato con figli. Grandi ormai".

Perché sceglie la prostituzione di strada?
"Perché non ho soldi per un club privato. E poi qui le vedi primadi pagare. Puoi scegliere, non ci sono vecchie rovinate".

Cosa cerca da queste ragazzine?
"Mi fanno sentire giovane".

Con loro si sente più potente o più giovane?
"Più giovane. E poi non rompono le scatole".

In che senso?
"Nessuna di queste ti cerca a casa, si innamora, ti pianta casini".

A cosa pensa quando è con loro?
"E che ne so? Meglio dire a cosa non penso. A mia moglie, ai problemi".

Quando ha cominciato?
"Dopo i 40 anni. Quando ho capito che non piacevo più".

Non ha mai pensato a farsi un'amante?
"E che differenza c'è tra loro e un'amante? No, un'amante costa troppo, la devi portare fuori a cena. Alla fine troverei solo cinquantenni frustrate. E poi io non ho tempo per un'amante".

E perché mai?
"Perché tengo famiglia".

F. G.

Nove progetti
in Parlamento

di Andrea Benvenuti
Proibizionisti e regolamentisti, fautori di case chiuse e paladini di condomini aperti, sostenitori di eros center alla tedesca e simpatizzanti delle aree protette all'olandese. Deputati e senatori sono sempre divisi sul tema della prostituzione. Il fenomeno è ormai nelle mani di schiavisti e sfruttatori, ma non si riesce a venirne a capo. Dall'inizio della nuova legislatura sono nove le proposte di legge depositate in Parlamento. Erano 25 alla fine di quella precedente.

Nel 2003, la legge Fini-Prestigiacomo l'ha spuntata su tutte le altre, ha dato una spallata alla Merlin, ha introdotto il divieto di prostituzione nei luoghi pubblici ma, nello stesso tempo, ha cancellato il reato di favoreggiamento di chi affitta un appartamento a una lucciola.

Prima che ci mettesse le mani il centrodestra, ci avevano provato gli ex ministri Iervolino e Turco a presentare proposte di regolamentazione, ma nessuna è arrivata a buon fine. Più fortuna ebbe la norma della legge sull'immigrazione, la cosiddetta Turco-Napolitano, che riconosceva permessi di soggiorno premio alle straniere che denunciavano il proprio sfruttatore.

Attualmente, in Parlamento, l'attenzione non c'è. Dal ministero delle Pari opportunità fanno capire che ci si pensa, ma non è una priorità. L'iniziativa è lasciata ai singoli parlamentari e, visti i numeri al Senato, "si fa una cosa solo quando è sicura".

Così delle nove proposte (una di iniziativa popolare, cinque del centrosinistra e tre del centrodestra), solo quattro sono state assegnate alle commissioni, ma l'analisi del testo non è iniziato.

Le proposte della Lega sono l'una fotocopia dell'altra, ribadiscono i capisaldi della Bossi-Prestigiacomo, introducono sanzioni fino a 10 mila euro, consentono l'esercizio della prostituzione nei comuni con più di 30 mila abitanti, ma è il questore che deve dare l'autorizzazione. La proposta dei Comunisti italiani, a cui si collega quella del gruppo Misto-Verdi, chiede di legalizzare la prostituzione e di trasformarla in una professione a tutto tondo, imputa pene fino a dieci anni per gli sfruttatori e incarica i comuni a predisporre aree attrezzate: 'sicure e riservate'.

Libere di rinunciare alla libertà

di Fabrizio Gatti
Per il tribunale di Milano una 14enne può avere scelto volontariamente di prostituirsi e il suo sfruttatore non è punibile. Il parere del filosofo. Colloquio con Giulio Giorello
Una ragazzina di 14 anni è libera di prostituirsi? E può rinunciare alla propria libertà affidandosi alla protezione del racket? Il caso è di poche settimane fa. Il Tribunale del riesame di Milano ha ordinato la scarcerazione di un albanese, Anton D., 26 anni, arrestato per sfruttamento della prostituzione e violenza sessuale sulla quattordicenne. La ragazza, 14 anni e 6 mesi, romena, poverissima, ha detto di aver scelto "dopo adeguata riflessione e meditazione di dedicarsi professionalmente all'attività di meretricio", come scrivono i giudici. Così le esigenze della custodia cautelare sono cadute. La questione è prima filosofica che giuridica. Giulio Giorello è tra i massimi esponenti contemporanei del pensiero libertario.

Professore, un'adolescente condizionata dalla povertà è libera nelle scelte?
"L'elemento cardine di una società autenticamente liberale è il principio della sovranità dell'individuo. Nessuno meglio di me è custode della mia salute fisica, morale e spirituale. Questo vale per soggetti in pieno possesso delle proprie facoltà. Non vale per i minorati e non vale forse per dei minori".

Se la ragazza di Milano avesse avuto meno di 14 anni, il suo sfruttatore sarebbe rimasto in carcere.
"Naturalmente è una convenzione quella di fissare a una certa età il passaggio da uno stato di minorità a uno stato in cui un cittadino è considerato responsabile. È un problema non banale perché le convenzioni coprono problemi di non facile soluzione. E d'altra parte è chiaro che in questo caso non si tratta di un adulto pienamente responsabile".

Ma si può essere liberi di rinunciare alla propria libertà?
"Le persone che si mettono completamente nelle mani di qualcun altro che decide del loro corpo perdono la loro libertà. Possiamo ammettere che una persona rinunci liberamente alla sua libertà? È un problema aperto già in John Stuart Mill nell'800. L'argomento è che la libertà è sempre funzionale a una maggiore libertà. Chi rinuncia alla propria libertà contribuisce a ridurre le possibilità di piena fioritura umana degli individui. Se si rinforza il concetto di libertà negativa, si può sostenere che colui o colei che si mette nelle condizioni dello schiavo va censurato. Ma come va censurato? Con misure coercitive?".

Questo è il punto che divide volontari, preti di strada, questure, Comuni.
"È ammesso che in certi casi eccezionali si debba intervenire costringendo alla libertà. Ma solo in quei casi in cui la libertà di tutti è compromessa: come nel caso in cui schiavi volontari fossero diffusi nella popolazione in modo tale da rischiare una involuzione totalitaria della società. È il caso della singola prostituta? Non lo so. Sono soluzioni empiriche molto delicate".

Una schiava volontaria e maggiorenne va costretta a liberarsi?
"Se una persona accetta di diventare schiavo volontario può avere un effetto di contagio molto grave. Ma anche ogni intervento coercitivo potrebbe avere conseguenze gravi. Questi elementi di disagio sono una spia di problemi molto grossi in una società genuinamente libertaria. Riconoscere queste difficoltà, però, non significa sognare società autoritarie in cui la virtù viene imposta per legge. Allora non si porrebbe più nemmeno il libero arbitrio e nemmeno la virtù, che è una scelta responsabile verso il bene. Se si usano metodi troppo coercitivi, la libertà della persona è già andata a farsi friggere".