di Gianluca Di Feo
Fisco, Sismi e spie pagate da Telecom. Tutti al lavoro contro il Professore. Tra veleni, calunnie e dati riservati. E il sospetto di una centrale a Milano
Quella dei fabbricanti di dossier è una nebulosa, composta da una materia indefinita: meteore impazzite o sistemi organizzati di pianeti che orbitano intorno a soli diversi. Inutile cercare un filo rosso che faccia da guida in questa galassia oscura di spioni aziendali e 007 infedeli, di curiosi del fisco e bricoleur del depistaggio. L'unica costante per tentare di decifrare l'intrigo è il bersaglio principale delle loro opere malefiche: Romano Prodi, preso di mira prima come presidente della Commissione europea, poi come candidato premier del centrosinistra.

Anche per questo l'operazione voluta da Vincenzo Visco contro le incursioni nell'anagrafe fiscale è stata interpretata come una sorta di segnale. Un avvertimento a tutti i fabbrica-trame e i distillatori di veline al veleno, affidato alle brusche perquisizioni nello stile antimafia dello Scico: il clima è cambiato, il gioco si fa duro e anche l'infrazione più banale verrà perseguita. A costo di finire per alimentare polveroni. Perché finora, nonostante i controlli, dai 127 indagati delle Fiamme Gialle e dell'Agenzia entrate non è ancora spuntato il collegamento con le presunte reti complottarde. Ma la retata ordinata dal pm Francesco Prete e il clamore mediatico che l'ha accompagnata sono diventate la premessa funzionale a una seconda ondata, che in tanti si aspettano molto più calibrata. Lo stesso viceministro dell'Economia non ha usato perifrasi: "Siamo in presenza di forme di spionaggio politico consapevole gravi. La cosa più inquietante è che sono coinvolti militari che rispondono a catene di comando precise".

La fase due dovrebbe quindi risalire lungo quelle catene di comando, individuando gli ufficiali della Finanza e i funzionari dell'amministrazione tributaria che durante gli anni del governo Berlusconi si sarebbero dedicati alla selezione e diffusione di documenti contro i leader del centrosinistra. Una centrale che avrebbe avuto la sua base operativa proprio a Milano: secondo una delle piste al vaglio degli inquirenti, almeno per un periodo sarebbe esistito un luogo fisico preciso, nel centro del capoluogo lombardo, dove venivano custoditi questi fascicoli di produzione statale con dati patrimoniali, trascrizioni di intercettazioni, tabulati telefonici, informative confidenziali, anonimi fotocopiati negli archivi delle forze dell'ordine. Una centrale che avrebbe potuto contare sulla collaborazione di quadri delle Fiamme Gialle e dirigenti del ministero guidato all'epoca da Giulio Tremonti. Solo un'ipotesi, suffragata da alcune testimonianze ancora tutte da vagliare. Che sembra però destinata a inasprire il braccio di ferro tra Visco e il comando del Corpo.

Ma da quello che sta emergendo in queste settimane, da sei anni sono stati in molti a fare incetta di notizie riservate e macchinazioni calunniose contro Prodi, riempendo la dispensa in attesa di acquirenti interessati o del momento favorevole per colpire. Come ha spiegato uno dei militari che ha partecipato alle 127 perquisizioni, gli autori di alcune delle incursioni informatiche più approfondite nei confronti del premier e della moglie sembravano quasi ispirati da una sorta di "collusione ambientale": era come se percepissero che quelle informazioni avrebbero fatto piacere anche ai loro superiori. Insomma, non si sentivano traditori dell'istituzione: tutt'altro, erano schierati con una parte e ritenevano giusto colpire quello che consideravano un avversario.

Allo stesso tempo, l'attenzione focalizzata su ricchezze nascoste e ipotetiche tangenti del fondatore dell'Ulivo rispondeva a un'esigenza di marketing politico ben determinata. Tutti i sondaggi che mettono a confronto l'immagine dei leader dei due Poli, sia quelli condotti nel passato dall'Istituto Cattaneo sia uno studio di prossima uscita, indicano come il principale punto di forza del Professore "l'onestà e la sincerità". Anche nelle analisi meno benevole, concentrate sulle debolezze nella comunicazione, evidenziano questa qualità. È l'elemento che fa la differenza nella credibilità del premier, quello che - secondo la stessa analisi - alla fine seppur di poco ha fatto pendere la maggioranza degli elettori verso di lui. Demolire questa percezione di onestà significava chiudere la partita in favore di Berlusconi.
Ma il Cavaliere non era il solo a potere trarre vantaggi da queste operazioni di delegittimazione. Ed ecco che le inchieste sui dossier rischiano di addentrarsi in un terreno molto insidioso. A partire da una data che non può passare inosservata.

Nello sterminato archivio creato dalla banda larga che faceva capo alla Security Telecom, fra i 3 mila fascicoli raccolti dai detective a pagamento dell'agenzia Polis d'Istinto ne spicca uno tagliato su misura per attaccare Prodi. Fu confezionato dalla ditta di Emanuele Cipriani, il principale fornitore della struttura creata da Giuliano Tavaroli. Quando? Il 15 settembre 2001. Quattro giorni dopo le Torri Gemelle, 96 ore dopo l'attentato che ha cambiato la storia contemporanea. In quel momento particolarissimo, mentre l'America preparava l'offensiva contro il terrorismo islamico, a chi interessava collezionare illazioni velenose sul presidente della Commissione europea?

Il dossier è costruito come un'arma a testata multipla, con più capitoli destinati a trafiggere lo stesso personaggio. Apparentemente nel mirino c'è Vittorio Nola, top manager Telecom, bolognese e indicato nell'incartamento come uomo di Prodi. Ma Nola aveva dato le dimissioni da Telecom cinque giorni prima: non c'era nessun bisogno di infierire su di lui. Nessun bisogno di dettagliare le attività promozionali del colosso telefonico che secondo i maestri delle trame sarebbero servite a finanziare il Professore. Nessun bisogno di descrivere ipotetiche intercettazioni abusive portate avanti in uno dei palazzi di Telecom da misteriosi tecnici doppiogiochisti: ex dipendenti, ingaggiati dal servizio segreto, ma ancora capaci di muoversi all'interno dell'azienda. Per poi inoltrarsi in misteriose trame terzomondiste tra magnati e trafficanti. E tornare a sottolineare l'equivalenza velenosa: Nola uguale Prodi.

A chi poteva tornare utile quel materiale in quel momento? Cipriani aveva anche clienti stranieri. Lo riconosce davanti ai pm di Milano già nella scorsa primavera: di fronte a una serie di attività registrate nel suo schedario ammette che erano destinate a servizi segreti di altre nazioni. Operazioni del genere sono state confessate anche da Marco Bernardini, altro personaggio enigmatico della sicurezza Telecom. Senza dimenticare le informative fasulle, usate per giustificare i bonifici di Telecom all'ex agente Cia Giampaolo Spinelli. Fantapolitica? Lo stabiliranno le indagini. Che devono anche ricostruire i buchi neri nella catena dei dossier: il fascicolo Nola sembra essere solo una puntata di una serie, ma le altre dispense del feuilleton diffamatorio non sono state ancora recuperate. Chi le custodisce?

Di sicuro dal 2002 le veline da esportazione e quelle nate per il mercato nostrano trovano gli stessi referenti, perché gli interessi convergono. Con l'arrivo del generale delle Finanza Nicolò Pollari alla direzione del Sismi e la nascita dell'asse di ferro con la Cia, sancito da patti coperti dal segreto di Stato, si chiude il triangolo dei sospetti: Fiamme Gialle, 007 italiani, spie atlantiche. Il servizio segreto militare sotto Pollari diventa tutt'uno con larghi settori della polizia tributaria. Mentre grazie all'antica amicizia tra Marco Mancini e Giuliano Tavaroli di fatto c'è una sorta di osmosi tra sicurezza dello Stato e security Telecom. E il rapporto diretto tra Pollari e Gianni Letta, con frequenti consulti a Palazzo Chigi, determina per tutti gli anni del governo Berlusconi la nascita di un centro di potere senza precedenti. Potere giustificato dalla necessità di difendere il Paese dalla minaccia di attentati. Che invece, come ha dimostrato la vicenda di Pio Pompa e della struttura Sismi di via Nazionale a Roma, faceva qualunque cosa pur di delegittimare gli avversari politici.

La processione
dei fascicoli

Ecco i principali dossier destinati a colpire Romano Prodi individuati nel corso delle ultime inchieste penali

2001 Telekom Serbia Nicolò Pollari - fino ad ottobre 2001 vicesegretario del Cesis -riceve un'informativa basata su 'fonti aperte' redatta da Pio Pompa. Il documento, parallelo a un'interrogazione parlamentare annunciata e non presentata dal parlamentare di An Italo Bocchino, viene trasmesso al Sismi. L'esistenza di queste pagine emergerà nel 2003 durante l'audizione di un dirigente Sismi.

2001 Dossier Nola Fascicolo redatto dall'agenzia privata di Emanuele Cipriani il 15 settembre: si ritiene che fosse stato commissionato dalla security Telecom. Viene presentato come l'ultimo capitolo di una serie. Contiene accuse a Vittorio Nola, top manager che aveva appena lasciato Telecom, per spese gonfiate e intercettazioni illecite, indicando Prodi come referente.

2003 Telekom bis Antonio Volpe consegna un dossier alla commissione parlamentare su Telekom Serbia. Nella genesi del fascicolo giocano un ruolo anche Marco Rizzo, misterioso esperto di telecomunicazioni attivo a San Marino che vanta o millanta rapporti con la security Telecom e con il Sismi, e il monsignore che era stato capo dei cappellani delle Fiamme Gialle. Il fascicolo sarebbe stato confezionato mesi prima, probabilmente nel novembre 2002.

2005 Spie fiscali
A partire dall'estate vengono realizzati numerosi accessi illegali nella banca dati dell'Agenzia delle entrate per raccogliere informazioni patrimoniali su Prodi e la moglie. I controlli illeciti si intensificano nel novembre 2005, in occasione delle notizie su una sanatoria fiscale di una società partecipata dalla signora Prodi, e a fine marzo 2006, in concomitanza con gli articoli sulle donazioni del Professore ai figli. Le indagini fuorilegge più approfondite sarebbero state realizzate da militari delle Fiamme Gialle.



2006 Voli Cia A giugno, con il salto di qualità nelle indagini sul rapimento di Abu Omar e il coinvolgimento del Sismi nell'operazione della Cia, Pio Pompa caldeggia la pubblicazione di una velina. Il testo elaborato da Pompa, consulente del direttore del Sismi Pollari, accredita l'esistenza di un accordo tra Unione europea e intelligence americana per le espulsioni di presunti terroristi. Accordo che sarebbe stato siglato da Prodi per conto della Commissione Ue.