a cura di Paolo Forcellini
Assolto tutto il personale radar in servizio al momento del disastro. Erano stati citati in giudizio per "condotta reticente". I costi del recupero del relitto restano così interamente a carico dello Stato
Il relitto del Dc9-Itavia
Il recupero del Dc9-Itavia, inabissatosi a Ustica la notte del 27 maggio 1980, è costato più di 14 milioni di euro. L'ammontare esatto, in vecchie lire, è di 27 miliardi e 773 milioni 296 mila 950 lire, oltre interessi, rivalutazione monetaria e oneri processuali. Sette miliardi sono serviti per il recupero delle prime parti dell'aeromobile precipitato per cause rimaste ancora sconosciute, mentre gli altri 20,7 miliardi sono stati impiegati per le operazioni successive.

Tutti costi pagati dallo Stato che, secondo la Procura presso la Corte dei Conti, sarebbero stati considerevolmente ridotti se gli ufficiali e il personale radar in servizio "avessero fattivamente collaborato alla ricostruzione delle cause del disastro". Con questa accusa, la magistratura contabile ha citato in giudizio i principali artefici di quella 'condotta reticente', accusandoli di danno erariale e richiedendo i 14 milioni di euro. Il processo si è concluso nei giorni scorsi con un'assoluzione "per mancanza dei requisiti dell'attualità e della concretezza del danno", si legge nella controversa sentenza numero 196 della prima sezione d'appello della Corte dei Conti. Quelle somme resteranno a carico del bilancio pubblico, mentre le omissioni fanno parte, ormai, della storia italiana.

G. M.

 

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