Svolta nelle indagini sull'omicidio dell'ex sindaco di Firenze, Lando Conti, ucciso dalle Br il 10 febbraio 1986. Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Simone Boccaccini, componenti delle Nuove Br (e già detenuti per gli omicidi D'Antona e Biagi) e altre due persone sono indagate per omicidio. Perquisite le celle dei brigatisti

 

FIRENZE - Una decina di persone in tutto è stata perquisita fra martedì e ieri dagli uomini della Digos nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Firenze sull'omicidio dell'ex sindaco della città. Martedì è stata la volta delle perquisizioni nelle celle di Lioce, Morandi e Boccaccini.

 Le perquisizioni sono avvenute nelle carceri dell'Aquila, di Catanzaro e Terni dove i tre sono detenuti per gli omicidi D'Antona e Biagi. Gli investigatori erano proprio alla ricerca di informazioni su mandanti e componenti del commando che uccise Conti, rimasti nell'ombra, e sul nascondiglio delle armi usate dalle Br.
Furono tredici i proiettili esplosi dalla mitraglietta Skorpion con cui venne ucciso l'ex sindaco di Firenze Lando Conti, alle 17.10 del 10 febbraio 1986. A sparare fu un commando Br. Conti aveva 52 anni, una moglie e quattro figli. L'agguato avvenne vicino alla casa della vittima.
Per l'omicidio dell'ex sindaco di Firenze sono stati condannati all'ergastolo Michele Mazzei, Fabio Ravalli e Maria Cappello, mentre 30 anni di reclusione sono stati inflitti a Marco Venturini. Conti finì nel mirino dei terroristi anche perché possedeva una piccolissima quota della Sma, che produceva apparecchiature anche per uso militare. Nonostante l'esito giudiziario, i magistrati che hanno coordinato le indagini hanno sempre sostenuto che vi fossero da scoprire altri personaggi legati all'omicidio. Alla fine degli anni Ottanta, sia Desdemona Lioce sia Roberto Morandi finirono nel mirino degli investigatori che indagavano sull'omicidio Conti, ma poi uscirono dall'inchiesta.
«È un segno positivo, un segno di attenzione per vedere se qualcosa viene fuori. Magari un appunto». Ha detto l'ex procuratore antimafia Piero Luigi Vigna commentando le perquisizioni. «Un segno positivo - ha ribadito Vigna - per vedere se c'è qualcuno disposto a divulgare qualcosa. Su questi fatti, che sono fatti storici, è sempre opportuno tenere gli occhi aperti. Le indagini sull'omicidio di Conti si combinarono con quelle dell'omicidio Ruffilli e portarono all'attribuzione ad una serie di soggetti che facevano parte sostanzialmente del nucleo toscano delle Brigate rosse».

 

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