Continuano i sopralluoghi nella vasca del depuratore: esclusa l'ipotesi di una scarica elettrica

 

 

CATANIA
Sono proseguiti per tutta la notte e non sono terminati i sopralluoghi e i rilievi nella vasca del depuratore consortile di Mineo, dove ieri sono morti sei operai e che è stata sequestrata nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura di Caltagirone. Nella tarda serata erano stati recuperati i cadaveri nel corso di operazioni rese complesse dalla necessità di bonificare il sito dalla presenza di sostanze tossiche, le stesse che potrebbero avere causato la strage sul lavoro. Secondo i primi rilevi potrebbero essere stato il monossido di carbonio il gas killer, una sostanza chimica presente strutturalmente in siti come questo, anche in relazione alla mancanza di dispositivi di sicurezze e protezioni per le vie aeree.

Una carenza confermata dal comandante dei vigili del fuoco di Catania, Salvatore Spanò, che sin da subito ha escluso che i lavoratori fossero forniti di maschere. Meno probabile l’ipotesi di una scarica elettrica, partita dalla vicina cabina dell’energia che avrebbe fulminato le vittime nel corso di una tragica catena di solidarietà attivata dai sei per salvarsi l’uno con l’altro. Maggiore credito viene data alla possibilità di un guasto alla pompa che improvvisamente avrebbe riversato fango dall’autobotte per l’espurgo o questo sarebbe ritornata nella vasca da un bocchettone del depuratore, in modo tale che gli operai sarebbero finiti nel fondo, intrappolati, ingurgitando melma e respirando gas tossici, compreso il monossido killer. La valanga di melma avrebbe travolto subito i due operai della ditta specializzata Carfì di Ragusa, muniti di stivali, Salvatore Tumino e Salvatore Smecca, già dentro la vasca per ripulire i filtri, poi gli altri quattro sarebbero morti nel tentativo di aiutarli. Bisognerà comunque attendere l’esito delle autopsie per saperne di più: due dei cadaveri sono stati trasportati nell’ospedale di Palagonia e altrettanti in quelli di Caltagirone e Mineo.