di Marco Giusti
De Sica-Ghini. Boldi-Salemme. Bonolis-Rubini. Tre coppie si sfidano nelle sale. In palio: il tradizionale cinepanettone della commedia trash all'italiana di fine anno
Una scena di Natale a New York
Nei cinema tutti lo stesso giorno. Il 15 dicembre. Si sa che, come dicono i produttori, a Natale la torta è grande, ma quest'anno si esagera. Ben tre film natalizi in contemporanea. 'Natale a New York' di Neri Parenti, con Christian De Sica, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli e Claudio Bisio, il cinepanettone doc, tanto che Aurelio De Laurentiis, il produttore, ha già dichiarato che solo il suo è quello originale. Poi 'Olè' di Carlo Vanzina, con Massimo Boldi, Vincenzo Salemme, Enzo Salvi e Daryl Hannah, cioè l'altra metà della coppia natalizia, Boldi, in fuga da De Laurentiis e da Christian, che osa sfidare, con la complicità di Medusa, e quindi la potenza di Mediaset, il cinepanettone classico. I fratelli Vanzina rispondono a De Laurentiis che sono stati loro, nel lontano 1983, a inventare la formula della commedia natalizia con 'Vacanze di Natale'. E, infine, 'Commediasexi' di Alessandro D'Alatri, con Paolo Bonolis, Sergio Rubini, Elena Santarelli, Stefania Rocca, pochade di sesso e politica nell'Italia dei Lele Mora, che si candida come outsider intelligente. "Un gusto nuovo", dice il regista, "magari un cinepandoro. Ma non va in concorrenza diretta con gli altri due film. Loro sono in concorrenza". Produce Cattleya e distribuisce 01, cioè la Rai, che per la prima volta entra nella battaglia natalizia.

È evidente che, per quanto sia grande la torta, non potranno vincere tutti e tre. Al massimo, sostengono sia Neri Parenti che Enrico Vanzina, c'è spazio solo per due film. E non è detto che il risultato della battaglia sia chiaro i primi giorni. "Tante volte", dice Parenti, "mi è capitato di partire terzo e arrivare primo". Alla fine, non vince tanto il film migliore, quanto perde quello che delude il suo pubblico.

L'impegno è enorme. De Laurentiis ha prenotato ben 800 sale per 'Natale a New York', uscendo in 500 il primo giorno per poi allargarsi a seconda del gradimento del pubblico. Anche per 'Olè' sono previste 500 sale il primo giorno, mentre per 'Commediasexi' 300. Medusa, inoltre, ha la riserva di 'Anplagghed' con Aldo, Giovanni e Giacomo, che va ancora bene e potrebbe mantenere se non accrescere le sue sale casomai 'Olè' non funzionasse. In pratica si copriranno più della metà delle sale del Paese, lasciando ben poco spazi liberi. Così '007 Casino Royale' ha già traslocato a gennaio, dove se la vedrà però con un nuovo kolossal comico di De Laurentiis, 'Manuale d'amore capitoli successivi', diretto da Giovanni Veronesi.

Malgrado un fair play fin troppo esibito, c'è un certo nervosismo. Qualcuno dice che 01 potrebbe farsi molto male, altri che 'Olè' è un titolo da perdenti. Enrico Vanzina, che ha scritto 'Olè' assieme al fratello Carlo, sostiene che "buttarla sulla contrapposizione è uno sbaglio". Soprattutto in un momento così difficile per il nostro cinema. "Da settembre a novembre, i 14 film italiani usciti, 'Anplagghed' escluso", dice Vanzina in qualità di vice-presidente dell'associazione produttori, "hanno incassato complessivamente meno de 'Il diavolo veste Prada'". Le colpe? Varie. Magari erano film modesti, troppo d'autore e troppo legati ai due festival così ravvicinati, Venezia e Roma, che li hanno imposti a un pubblico che non ne poteva smaltire più di tanti. E in questa inutile abbuffata di film d'autore non c'era neanche una commedia. Questo spiegherebbe perché 'Anplagghed', uscito a fine novembre, è andato così bene. Sana risposta di un pubblico in astinenza da film comici. Ma resta il fatto che tre commedie natalizie sono troppe, anche se c'è chi sostiene, come D'Alatri, che ormai, uscendo un film al giorno, "la concorrenza c'è tutto l'anno e non esistono periodi più o meno favorevoli. Esiste solo un bacino di pubblico più vasto a Natale".

Il titolo più discusso, però, è proprio il suo, 'Commediasexi'. Per Enrico Vanzina è "una forzatura, un'operazione Rai per essere presenti a Natale". Niente affatto, è la risposta di D'Alatri, che rivendica come sua l'idea del film di Natale: "Da troppo tempo le aree sensibili della cultura in Italia stanno a distanza dal gusto popolare. Se i progressisti riuscissero a stabilire un contatto col pubblico sarebbe un beneficio per tutti". I motivi sarebbero quindi di strategia politica. E l'operazione, un tempo nota come commedia di costume, è interpretata da attori 'seri' e non da comici. Questo può disturbare un po' il cinema natalizio. Come sostiene Vanzina, infatti, "il film di Natale ha un'identità ben precisa. Gli attori e gli autori non sono consoni al genere. Inoltre il film ha la stessa trama di una commedia francese 'Una top model nel mio letto'".
A Neri Parenti, invece, sembra un vero film di Natale. "Hanno solo usato degli attori non avvezzi a questo genere. Se ha successo, questo può cambiare la strategia natalizia dei prossimi anni e può addirittura sdoganare il genere". È stato probabilmente il successo di 'Manuale d'amore' l'anno scorso, che vantava attori come Sergio Rubini e Margherita Buy in parti comiche, a indicare a D'Alatri la formula per un cinepanettone colto e magari di sinistra. "C'è bisogno di un rinnovamento", spiega il regista: "Il nostro cinema è un po' mummificato. Io sono stato costretto a inventarmi degli attori in ruoli comici perché in Italia non è possibile lavorare con certi comici, come Carlo Verdone, che sono sotto contratto tutto l'anno". Ma D'Alatri dà di più. Perché oltre a inventarsi Rubini comico coi ricci in testa, punta sulla realtà italiana legata alla tv e a Vallettopoli. Così l'onorevole che sta studiando un progetto per la famiglia, un Paolo Bonolis inedito, incastrato da una 'trottolina' televisiva, la sexy star Elena Santarelli (al cinema ha fatto il cultissimo 'Costa Smeralda' di Jerry Calà...), si fa coprire dal suo autista, Rubini, ma non sa di mettere a rischio così sia il suo matrimonio con Stefania Rocca, a sua volta pazza per Michele Placido, cuoco televisivo alla Vissani, sia quello del suo autista con la Buy. Tutto si risolverà, con un'apparizione a 'Porta a Porta' da Bruno Vespa.

I cinepanettoni alla Parenti e Vanzina non puntano alla satira della realtà italiana ("La lasciamo a Virzì", dice Enrico Vanzina). I loro modelli, sostengono, vengono dalla commedia americana. I film alla Disney, le coppie alla Jerry Lewis e Dean Martin, nel caso di 'Olè', o quelli più sbarazzini alla 'American Pie', nel caso di 'Natale a New York'. Come ogni anno, tutti dichiarano di aver bandito ogni volgarità. "Ho chiesto niente rutti e peti", ha dichiarato Claudio Bisio, recente acquisto di De Laurentiis. Però qualche 'scoria' gli è rimasta, come quella che si toglie dal naso e molla al suo partner Fabio De Luigi, vera rivelazione, sembra, del film di Parenti.

Paolino Ruffini, che torna a interpretare, assieme a Francesco Mandelli, il ruolo del giovane scavezzacollo in 'Natale a New York', almeno si vanta di avere i suoi cinque minuti di culto mentre fa i suoi bisogni dietro una siepe per recuperare un anello che aveva ingoiato e, alla fine, si serve di un barboncino come carta igienica. Per Ruffini, fan del cinema di genere, è un film migliore di quello dello scorso anno, con un De Sica strepitoso, che fa coppia sia con Massimo Ghini, come un anno fa, sia con una Sabrina Ferilli in un grande ruolo di coatta romana.

"Visti i trailer che girano negli altri film", punzecchia Parenti, "mi sembra che siamo stati più casti noi". Si riferisce a due battutacce, ma divertenti, di Enzo Salvi, colonna dei cinepanettoni di De Laurentiis, ora in gran luce a 'Olè'. Salvi, nei panni di un parrucchiere di Ostia in Spagna con certa Jennifer, la velina Francesca Lodo, scuderia Lele Mora e anche un bel po' chiacchierata, descrive così la sua compagna nel film: "È la mia Golden Lady, nel senso che me la calzo.". E si lancia poi in uno spericolato: "Ma quale brava ragazza! Ha visto più piselli lei che la zuppa di mi' nonna". Poi, in un campo nudisti, a un "Anvedi che panza" della Lodo, Salvi risponde con un "Ma quale panza, questa è la pensilina, sotto c'è la sala giochi". Battute non finissime, ma che dimostrano quanto debba il successo dei cinepanettoni alla battuta volgare. Se si vuole far ridere, qualche battuta pesante, qualche cattiveria, come il barboncino che viene ingoiato vivo da un serpente in 'Natale a New York', ci deve essere.

Per non parlare dei personaggi. Quello di Claudio Bisio, ad esempio, a detta del suo interprete, è un "vero stronzo". È un medico pieno di soldi che umilia il suo chirurgo, cioè Fabio Di Luigi, che si chiama ovviamente Vessato. Non è meglio il personaggio dell'onorevole di Paolo Bonolis, paladino della famiglia in pubblico, ma ben diverso in privato ("Sto con mi' moglie, c'ho la scimmia!"). Non mancano, come sempre, le musiche di moda, le veline, una a film, e i napoletani da esibire per il mercato del Sud. Così a Salemme coprotagonista di 'Olé', De Laurentiis risponde con Alessandro Siani, appena visto in tv con magri risultati a 'Libero'.
Quello che fa da padrone in tutti e tre i film è il cosiddetto 'product placement', per cui si leggono i gossip su 'Chi', si va su Internet con Rosso Alice, si usano slip Intimissimi, si beve acqua minerale Lete, si paga con Postepay. In 'Olé' dopo 45 secondi sono già apparse la nuova Playstation e i videofonini Vodafone. Come se fossimo di fronte a un megaspot e non a un film. Del resto, proprio la lunga saga del vigile romano con Christian De Sica è stato il film-tormentone dell'anno. Per non parlare delle altre saghe pubblicitarie in tv. Tutte rigorosamente e anonimamente girate da seri registi di cinema. E poi dicono che il cinema è morto.