Si è chiusa "La Talpa", ma al pubblico è rimasto un inquietante dubbio. Alla fine risponde il diretto interessato

Ma chi è Mikael Kenta? Ecco la vera domanda che ha scosso le coscienze del popolo italico, ecco il tormentone che ha accompagnato gli italiani nelle settimane di programmazione de "La Talpa" in tv. Inizialmente qualcuno deve aver pensato che sì, questo illustre sconosciuto, bello come Ken e muscoloso come Big Jim, potesse persino essere la talpa stessa. Se non ti conosce nessuno è più facile farla franca, no?

Alt. Urge però un passo indietro per una corretta riscostruzione storica. La prima vera sospettata di essere la talpa è stata Amanda Lear: già, talpa della concorrenza visti gli ascolti. Così gli autori non ci hanno pensato due volte e hanno spedito la conduttrice a casa senza neppure il salvagente del quizzone finale. Sbarcata sulla scena Paola Perego, le attenzioni del pubblico si sono finalmente spostate sulla penisola dello Yucatan.

E qui, più il programma prendeva piede, più gli ascolti si alzavano, più rimbombava nelle case degli italiani la stessa, inquietante, domanda: "Chi è la talpa"? Macchè... la vera domanda era sempre quella: "Ma chi è Mikael Kenta?". Dunque vediamo: non un attore, anche se tra fiction, televendite travestite da telefilm i cui protagonisti si tele-svendono, sce(m)eggiati che si trasformano in album di figurine eccetera eccetera non è possibile monitorare tutto. Quindi non ci metteremmo una mano sul fuoco. Lo stesso dubbio c'era venuto anche per Davide Ricci, ma digitando il suo nome in un motore di ricerca siamo finiti in un forum di simpatiche quattordicenni che non solo ci hanno spiegato che il buon Davide è il protagonista della fiction "Cuori Rubati" (il che dovrebbe fare di lui un attore), ma che ci hanno anche minacciato quando abbiamo osato gettare delle ombre sulla sua popolarità.

Usciti dal forum con la coda fra le gambe, ci siamo rituffati sull'indagine principale per cercare di dare una risposta alla domanda ricorrente del popolo italiano: "Ma chi è Mikael Kenta?". Dicevamo non un attore. Neppure un calciatore e neanche un supereroe, nonostante quel nome in bilico fra Michael Knight e Clark Kent. Allora siamo tornati di fronte alla tv, fiduciosi che, prima o poi, la Perego l'avrebbe smessa di ammorbarci col noiosissimo sondaggio su "Chi è la talpa", per lasciare spazio al più interessante e costruttivo "Ma chi è Mikael Kenta?". Niente di niente. E neanche quando pure le locuste semi-addormentate dello Yucatan avevano capito che la talpa era Marco Predolin (a proposito: ma chi è Marco Predolin?) qualcuno si è degnato di rispondere all'unica vera domanda senza risposta. Così abbiamo fatto quello che ogni italiano appassionato di talpe avrebbe voluto fare: siamo andati a chiederlo al diretto interessato.

Otteniamo un numero di telefono e ci proviamo. Il telefono squilla, quindi il numero esiste davvero. Risponde una voce maschile con accento straniero. Buttiamo là: «Mikael?». Risposta «Sì sono io». Incredibile non è neppure un nome d'arte: è lui in carne e ossa e con nome reale. Gli spieghiamo rapidamente le nostre perplessità e gli chiediamo di rispondere in prima persona all'assillante domanda: "Ma chi è Mikael Kenta?". Lui ride di gusto (non solo esiste ma è anche simpatico) e spiega: «Sono un toro svedese di quasi 32 anni. Ex fotografo passato dall'altra parte della macchina per fare il modello. Sono venuto in Italia per la prima volta 8 anni fa e a forza di fare questo lavoro, in cui si lavora poco e si guadagna bene, sono diventato molto pigro». Sì, ma nello Yucatan come ci sei finito? «Mi hanno visto a Domenica In - continua - e siccome avevano bisogno di un bel ragazzo mi hanno chiamato». E gli italiani che prima non sapevano neppure chi tu fossi (e probabilmente continuano a ignorarlo) magari adesso ti fermano per strada... «Certo, da quando sono tornato dal Messico la gente mi riconosce, mi saluta, mi chiede autografi e mi ferma. Ma so che tanto tutto questo durerà al massimo un paio di settimane. Per certe cose le persone hanno la memoria corta. Starà a me cavalcare bene l'onda e sfruttare il momento anche in chiave futura. Però non sogno di fare l'attore a tutti i costi, non sono un arrivista che deve comparire per forza. Certo, se mi chiamassero pure a fare un film non mi tirerei indietro». Della serie: dopo Taricone e Flavio Montrucchio, una chance non si nega a nessuno. Attendiamo fiduciosi. Ma intanto ringraziamo calorosamente Mikael per averci tolto dallo stomaco l'insostenibile dubbio. Abbiamo vinto qualche cosa?

 

Matteo Grandi

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