di Lietta Tornabuoni
Ne Il vento accarezza l'erba di Ken Loach, la fase terminale del conflitto anglo-irlandese e rimandi al suo precedente film La canzone di Carla
Gli inglesi si impadronirono per la prima volta dell'Irlanda nel XII secolo. Ken Loach racconta ne 'Il vento accarezza l'erba' (il titolo è un verso del poeta ottocentesco Robert Dwyer Joyce) un momento quasi terminale dell'eterno conflitto anglo-irlandese.

Le elezioni del 1918 furono un trionfo per gli indipendentisti del Sinn Féin, i cui deputati si riunirono in assemblea a Dublino proclamando l'autonomia di tutta l'Irlanda e formando nel 1919 il governo presieduto da de Valera. Seguirono molti mesi di guerriglia tra inglesi ed Esercito repubblicano irlandese (Ira), finché nel 1920 l'Inghilterra impose un'Irlanda divisa in due parti, e nel 1921, dopo faticose trattative, venne firmato un trattato che istituiva in forma di 'dominion' lo Stato libero d'Irlanda. Questo trattato divise violentemente il movimento irlandese.

Anni cruciali. Dalla Gran Bretagna erano stati mandati i famigerati 'Black and Tans' che provocarono distruzione e caos uccidendo, arrestando, malmenando, insultando e urlando, dando fuoco a case e villaggi, terrorizzando con brutalità le comunità che supponevano d'essere di sostegno all'Ira. I giovani irlandesi si raccolsero in un loro esercito per combatterli (questa è la parte più emozionante del film colmo d'indignazione). Ottenuta una specie di vittoria, è il movimento a spaccarsi: alcuni pensano che nelle trattative si sia conquistato troppo poco, altri esortano alla pazienza e al futuro, Ken Loach dice: "Da allora in Irlanda gli inglesi non ci sono più. È una cosa".

Il film somiglia all'altra opera di Loach 'La canzone di Carla', è anche scritto dallo stesso sceneggiatore Paul Laverty e diviso in due parti: la prima parte più risolta, mentre nella seconda parte prevalgono gli intenti politici. Anche se non straordinario, è molto bello.

Il vento accarezza l'erba
di Ken Loach con Cillian Murphy, Padraic Delaney, Liam Cunningham, Orla Fitzgerald