| VetrinaCinema |
| a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione |
Otto Settembre 1943. Il commissario Marchionni incarica il brigadiere Umberto Petroni di scortare da Civita di Terontola a Venezia, il truffatore Raoul Nuvolini , richiesto dalla magistratura. Luisa, la fidanzata del brigadiere, decide di accompagnare il suo futuro sposo. A causa di un imprevisto, i tre sono costretti a proseguire il loro viaggio trovandosi di fronte a non pochi imprevisti… Recuperando la formula narrativa del “road movie”, Cimpanelli e i due co-autori, delineano tre personaggi ben differenti e li immergono in un ‘Italia avvelenata dalla crudeltà dei tedeschi, indirizzandoli su di un percorso che mostra loro come l’amore e l’amicizia siano le uniche soluzioni di fronte all’efferatezza degli invasori stranieri e all’inutilità di un’insulsa guerra. Per questo, al termine del viaggio, i personaggi si scoprono più simili di quanto credevano e se gli eventi di cui sono vittime li conducono su strade differenti, il ricordo di quei giorni trascorsi insieme fra sorrisi e amarezza, come affermava D’Annunzio, “resterà nei loro cuori esuli a conforto”. Il punto di vista di Luisa, vera narratrice della vicenda, è lo stesso di tutti gli anziani che, ancora oggi, sono soliti raccontare ai propri nipoti l’amarezza e la paura sofferta durante quegli anni di sangue , lasciando spazio, però, a quelle immagini che si plasmano nelle loro parole e che delineano i visi di tutte quelle persone che hanno incontrato, conosciuto e amato durante quel periodo buio. Eccellente l’interpretazione di Salemme, che dimostra di essere un ottimo attore anche in sequenze fortemente drammatiche. Lo stesso non si può dire di Neri Marcorè, il quale , nonostante riesca ad emanare una certa simpatia, continua ad affidarsi ad una recitazione monotona e poco espressiva. Nell’intera sceneggiatura, ma soprattutto nel terzo atto, emerge l’inconfondibile tocco di Furio Scarpelli, l’autore che per molti anni ha lavorato in coppia con Age e che ancora oggi riesce a dosare risate e lacrime in un equilibrio impeccabile , quell’equilibrio che aveva caratterizzato la commedia all’italiana e che , al termine di “Baciami piccina” , lascia nell’animo dello spettatore amarezza ma anche riflessione. Stefano Stanzione
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