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| Le colline hanno gli occhi |
Regia: Alexander
Aja
Cast: Aaron Stanford, Kathleen Quinlan, Vinessa Shaw,
Emilie de Ravin, Dan Byrd, Billy Drago
Genere: Horror
Distribuzione: 20th Century Fox
Giudizio: * * * *
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La famiglia Carter parte per una vacanza la cui
meta è San Diego. Intenzionati a raggiungere la città “on
the road”, il percorso da loro scelto è quello che si snoda
nelle aree desertiche del Nuovo Messico. Ma un incidente costringe la
famiglia ad interrompere il viaggio. Mentre attendono i soccorsi , inquietanti
avvenimenti portano i viaggiatori alla convinzione di non essere soli
in quelle lande desolate e silenziose.
Se
è vero che da sempre i film horror fungono da metafora con la quale
si intende rappresentare la società odierna , la pellicola“
Le colline hanno gli occhi”, non è certo esente da una simile
affermazione. Remake del precedente lungometraggio (datato 1977) del regista
Wes Craven , il film intende gettare un ‘ombra sui segreti inquietanti
di un paese che molto spesso rifiuta di assumersi la responsabilità
dei propri errori. La famiglia di cannibali deformi che aggredisce i Carter,
rappresenta la diversità nel senso vero del termine; quella stessa
diversità che affrontò negli anni trenta il cineasta Tod
Browning con il suo capolavoro “Freaks”. Una pellicola in
cui Browing presenta un mondo in cui i veri “mostri” non sono
quegli esseri menomati come sorelle siamesi, uomini privi di gambe o braccia
ma bensì coloro giudicati come “normali” e quindi i
massimi fautori di quel disagio psicologico identificato con il termine
di “ emarginazione”. La violenza a cui giungono “i diversi
“ non è altro che il risultato di quel meccanismo che l’esimio
Newton spiegherebbe con la formula :”Ad ogni azione corrisponde
una reazione opposta”. Seguace di Newton lo è stata Mary
Shelly con il suo “Frankestein” , romanzo in cui il mostro
diviene un assassino come reazione alla triste consapevolezza di non poter
essere mai amato. In “Freaks” di Browning, la medesima formula
si ripresenta sotto la bandiera della vendetta: i “mostri”
uccidono i “normali” a cui hanno dato loro fiducia ricevendo
invece beffe e crudeltà. In “Le colline hanno gli occhi”
gli assassini deformi uccidono semplicemente per nutrirsi e per un puro
sadismo. Questo è ciò che Aja vuol far apparire in superficie.
Ciò che vuol far intuire è invece la loro rabbia nei confronti
di quella stessa società che li ha resi dei mostri( infatti erano
dei minatori rimasti vittime di un esperimento nucleare finito in tragedia
durante gli anni ’50) e li ha abbandonati, condannandoli alla solitudine.
Nella famiglia dei Carter i mostri rivedono quella porzione di America
che li ha usati e poi gettati via. Ed è interessante notare come
nello script lo stesso Aja giochi sull’ espediente narrativo della
vendetta , che appare come una sorta di palla che rimbalza dagli antagonisti
al protagonista, che nel secondo atto non sarebbe errato identificare
nel personaggio di Doug. All’inizio infatti, Doug appare come un
anonimo, uno dei tanti componenti della famiglia Carter . Nel momento
in cui i mostri uccidono sua moglie e rapiscono la sua figlioletta, Doug
ripudia i suoi abiti di democratico e pacifista per indossare quelli dell’eroe
spinto da quella stessa disperazione che muoveva il personaggio di Eric
Drawen nel celebre cult-movie “il Corvo”. Un tentativo encomiabile
,dato che punto dolente di ogni film horror sono proprio i personaggi
: statici, banali, stilizzati fino al ridicolo. L’evoluzione di
Doug è l’evoluzione dell’uomo che esce dal proprio
guscio e affronta i suoi demoni uscendone vincitore; ma soprattutto la
metamorfosi di Doug sembra anche una sottile critica nei confronti di
tutti coloro i quali, vittime della superficialità, sono soliti
identificare la forza e la prontezza negli uomini sfacciati , spavaldi,
sicuri di sé fino all’inverosimile quando, in realtà,
questi medesimi individui sono i primi a soccombere in una situazione
di pericolo. Un esempio lo offre il personaggio di Big-Bog, ex poliziotto
e capo famiglia che muore nel peggiore dei modi. Doug, che al contrario
appare come un insicuro e un debole con i suoi capelli arruffati ed i
suoi occhiali a culo di bottiglia , dimostra una forza d’animo ed
un coraggio di tutto rispetto. Ovviamente se in “Freaks” e
nel romanzo della Shelly lo spettatore-lettore provava una certa compassione
per i protagonisti/a deforme, i mostri presenti nella pellicola di Aja
suscitano ribrezzo nel pubblico a causa della loro eccessiva crudeltà,
portandolo così a schierarsi inevitabilmente dalla parte dei Carter
e a sentirsi vicino al dramma di Doug. Aja, inoltre, dimostra di saper
gestire la tensione nonostante la storia si svolga durante le ore pomeridiane
,fatta eccezione per la sequenza notturna durante la quale la famiglia
Carter vive il primo incontro con gli assassini. Pur essendo prevedibile
in alcuni punti, “Le colline hanno gli occhi” è un
film che merita di essere visto dagli amanti dell’horror “politico”
e ripudiato come la peste da coloro che soffrono di un grave disturbo
ansioso: l’agorafobia!
Stefano Stanzione
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