VetrinaCinema
a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione
   

 

Le colline hanno gli occhi

Regia: Alexander Aja
Cast: Aaron Stanford, Kathleen Quinlan, Vinessa Shaw, Emilie de Ravin, Dan Byrd, Billy Drago
Genere: Horror
Distribuzione: 20th Century Fox
Giudizio: * * * *

La famiglia Carter parte per una vacanza la cui meta è San Diego. Intenzionati a raggiungere la città “on the road”, il percorso da loro scelto è quello che si snoda nelle aree desertiche del Nuovo Messico. Ma un incidente costringe la famiglia ad interrompere il viaggio. Mentre attendono i soccorsi , inquietanti avvenimenti portano i viaggiatori alla convinzione di non essere soli in quelle lande desolate e silenziose.

Le colline hanno gli occhiSe è vero che da sempre i film horror fungono da metafora con la quale si intende rappresentare la società odierna , la pellicola“ Le colline hanno gli occhi”, non è certo esente da una simile affermazione. Remake del precedente lungometraggio (datato 1977) del regista Wes Craven , il film intende gettare un ‘ombra sui segreti inquietanti di un paese che molto spesso rifiuta di assumersi la responsabilità dei propri errori. La famiglia di cannibali deformi che aggredisce i Carter, rappresenta la diversità nel senso vero del termine; quella stessa diversità che affrontò negli anni trenta il cineasta Tod Browning con il suo capolavoro “Freaks”. Una pellicola in cui Browing presenta un mondo in cui i veri “mostri” non sono quegli esseri menomati come sorelle siamesi, uomini privi di gambe o braccia ma bensì coloro giudicati come “normali” e quindi i massimi fautori di quel disagio psicologico identificato con il termine di “ emarginazione”. La violenza a cui giungono “i diversi “ non è altro che il risultato di quel meccanismo che l’esimio Newton spiegherebbe con la formula :”Ad ogni azione corrisponde una reazione opposta”. Seguace di Newton lo è stata Mary Shelly con il suo “Frankestein” , romanzo in cui il mostro diviene un assassino come reazione alla triste consapevolezza di non poter essere mai amato. In “Freaks” di Browning, la medesima formula si ripresenta sotto la bandiera della vendetta: i “mostri” uccidono i “normali” a cui hanno dato loro fiducia ricevendo invece beffe e crudeltà. In “Le colline hanno gli occhi” gli assassini deformi uccidono semplicemente per nutrirsi e per un puro sadismo. Questo è ciò che Aja vuol far apparire in superficie. Ciò che vuol far intuire è invece la loro rabbia nei confronti di quella stessa società che li ha resi dei mostri( infatti erano dei minatori rimasti vittime di un esperimento nucleare finito in tragedia durante gli anni ’50) e li ha abbandonati, condannandoli alla solitudine. Nella famiglia dei Carter i mostri rivedono quella porzione di America che li ha usati e poi gettati via. Ed è interessante notare come nello script lo stesso Aja giochi sull’ espediente narrativo della vendetta , che appare come una sorta di palla che rimbalza dagli antagonisti al protagonista, che nel secondo atto non sarebbe errato identificare nel personaggio di Doug. All’inizio infatti, Doug appare come un anonimo, uno dei tanti componenti della famiglia Carter . Nel momento in cui i mostri uccidono sua moglie e rapiscono la sua figlioletta, Doug ripudia i suoi abiti di democratico e pacifista per indossare quelli dell’eroe spinto da quella stessa disperazione che muoveva il personaggio di Eric Drawen nel celebre cult-movie “il Corvo”. Un tentativo encomiabile ,dato che punto dolente di ogni film horror sono proprio i personaggi : statici, banali, stilizzati fino al ridicolo. L’evoluzione di Doug è l’evoluzione dell’uomo che esce dal proprio guscio e affronta i suoi demoni uscendone vincitore; ma soprattutto la metamorfosi di Doug sembra anche una sottile critica nei confronti di tutti coloro i quali, vittime della superficialità, sono soliti identificare la forza e la prontezza negli uomini sfacciati , spavaldi, sicuri di sé fino all’inverosimile quando, in realtà, questi medesimi individui sono i primi a soccombere in una situazione di pericolo. Un esempio lo offre il personaggio di Big-Bog, ex poliziotto e capo famiglia che muore nel peggiore dei modi. Doug, che al contrario appare come un insicuro e un debole con i suoi capelli arruffati ed i suoi occhiali a culo di bottiglia , dimostra una forza d’animo ed un coraggio di tutto rispetto. Ovviamente se in “Freaks” e nel romanzo della Shelly lo spettatore-lettore provava una certa compassione per i protagonisti/a deforme, i mostri presenti nella pellicola di Aja suscitano ribrezzo nel pubblico a causa della loro eccessiva crudeltà, portandolo così a schierarsi inevitabilmente dalla parte dei Carter e a sentirsi vicino al dramma di Doug. Aja, inoltre, dimostra di saper gestire la tensione nonostante la storia si svolga durante le ore pomeridiane ,fatta eccezione per la sequenza notturna durante la quale la famiglia Carter vive il primo incontro con gli assassini. Pur essendo prevedibile in alcuni punti, “Le colline hanno gli occhi” è un film che merita di essere visto dagli amanti dell’horror “politico” e ripudiato come la peste da coloro che soffrono di un grave disturbo ansioso: l’agorafobia!

Stefano Stanzione

 


Per gli indirizzi e i recapiti dei cinema visita LOCALITALIA - Cinema --> Clicca qui!


Vuoi visitare i siti degli attori e del regista di questo film? SITI V.I.P. --> Clicca qui!



Vai a Home Page InformaCinema
Vai a Archivio Film InformaCinema
Vai a Archivio Interviste InformaCinema