VetrinaCinema
a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione
   

 

Match Point

Regia: Woody Allen
Cast: Jonathan Meyers, Scarlet Johansson, Brian Cox, Matthew Goode, Emily Mortimer
Distribuzione: Medusa
Genere: Thriller
Giudizio: * *

Match PointChris, un giovane istruttore di tennis, si trasferisce in Gran Bretagna e stringe amicizia con Tom, che lo introduce nella sua ricca famiglia. Da qui in poi intraprenderà una relazione segreta con Nola, l’affascinante fidanzata di Tom, che arriverà a minare il suo rapporto con la moglie…

Quando i trailer annunciavano l’uscita di un nuovo lavoro del mingherlino e occhialuto Woody Allen, il pubblico giungeva a grappoli nelle sale cinematografiche, pronto ad assistere ad un’altra esilarante commedia. Chi non ricorda i momenti piacevoli trascorsi in compagnia di pellicole come ”La dea dell’amore”, “Io e Annie” o “Harry a pezzi”? Storie piacevoli in cui era presente lo sguardo di un autore sì ironico ma anche socialmente e politicamente impegnato, capace di spingere lo spettatore ad una riflessione su se stesso e sul mondo che lo circonda.
Ma stavolta il regista intellettuale e filosofo spiazza l’Europa con un’opera per nulla attinente ai suoi precedenti lavori: ”Matchpoint”.
Allen mette da parte gag umoristiche per lasciar posto ad una vicenda puramente drammatica condita con un pizzico di inquietudine tipica di un genere tanto amato come il giallo.
In effetti sarebbe più corretto definire “Matchpoint” un thriller erotico, dove passione e desiderio sono i veri protagonisti di questa storia che si abbattono come un ariete sulla facciata ipocrita e fragile dell’alta borghesia, fino a rivelarne lo squallore e la falsità. L’autore sembra voler riprendere, per ciò che concerne Chris, il protagonista della “Dolce vita”, Marcello Rubini, giudice ma complice allo stesso tempo di quel mondo pregno di artifici e sentimenti dalla dubbia sincerità che Fellini mise a nudo durante gli anni ’60; riguardo lo schema narrativo, invece, il regista si ispira, o almeno così pare, a lungometraggi come “L’amore infedele” e “Attrazione fatale” di cui purtroppo, non riesce a catturare quella tensione che aveva garantito il successo a Michael Douglas e Glenn Glose.
Non c’è dubbio che nella pellicola sia presente un realismo che rende credibile l’ambiente in cui si muovono i personaggi e un’ironia che finisce nel paradossale di cui Allen è maestro indiscusso; ma i dialoghi eccessivi, la lentezza del plot e la regia di stampo teatrale, mal si addicono ad un genere narrativo che, solitamente, crea già un forte pathos non nell’ultimo atto ma a metà del primo ,mantenendo viva l’attenzione del pubblico.
Non tutti gli attori appaiono convincenti nella loro performance, in particolare il protagonista, forse troppo giovane e ancora poco maturo per una parte simile , differentemente da Scarlet Johansson che sembra più coinvolta rispetto al partner anche se non del tutto idonea nel ruolo della dark lady passionale e ossessiva. Ad ogni modo è da apprezzare l’intento del regista di allontanarsi da un genere che è a lui più consono, per sperimentare un nuovo modello narrativo.

Stefano Stanzione

 

Sito Web --> www.medusa.it/matchpoint


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