VetrinaCinema
a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione
   

 

Munich

Regia: Steven Spielberg
Cast: Eric Bana, Daniel Craig, Geoffrey Rush, Hans Zischler, Mathieu Kassovitz
Genere: Drammatico
Distribuzione: Uip
Giudizio: * * * *

MunichDurante le olimpiadi del ’72, un gruppo di terroristi palestinesi sequestrano e uccidono alcuni atleti israeliani. Il governo, per vendicare le proprie vittime, affida ad un gruppo di agenti del Mossad, capitanati da Avner Kaffman, di scovare e giustiziare gli organizzatori dell’attentato. Mano a mano che il sangue dei responsabili viene versato crescono i dubbi e le inquietudini all’interno del quintetto…

Dopo ”La guerra dei mondi” Steven Spielberg abbandona nuovamente il lungometraggio di stampo fantascientifico per ritornare su pellicole che analizzano e ripropongono la realtà in maniera più approfondita e cruda, grazie ad una macchina da presa che stavolta imprigiona nel suo obbiettivo un fatto di cronaca che sconvolse il mondo più di trent’anni fa.
Fedele alle sue origini ebraiche e mosso da un forte istinto patriottico, Spielberg riporta sullo schermo il massacro compiuto dall’organizzazione terroristica palestinese denominata “Settembre nero”. Con una premessa fortemente giornalistica, Spielberg ripudia la fotografia dalle tinte fiabesche che da sempre ha caratterizzato buona parte dei suoi lavori per lasciare il posto ad una luce scialba e decadente che deforma ambientazioni e personaggi; soprattutto una fotografia che sottolinea la costante inquietudine che si insinua non solo all’interno dei fotogrammi ma anche nello spettatore, stimolandone l’inconscio e portandolo verso un fatidico quesito: Quali sono i reali interessi di un governo quando ordina uccisioni o peggio ancora quando scatena guerre?
Una domanda che tormenta gli animi dei personaggi ed in particolare il protagonista, dapprima un eroe spinto da ideali patriottici ma che alla fine teme di essere solo una semplice macchina da guerra, un burattino nelle mani di loschi individui. Un eroe che all’apparenza sembra contraddistinto da manie di grandezza e da una buona dose di presunzione ma che poi si rivela un uomo semplice, legato alle proprie origini e alla propria famiglia. La regia è colma di macchine a spalla e poverissima di carrelli. Fin dall’inizio, infatti, la pellicola assume un ritmo frenetico che diviene più accentuato nelle scene cruente, dove gli attentati compiuti dal quintetto sono girati con estremo realismo e una violenza sicuramente eccessiva ma che si pone come denuncia nei confronti di guerre la cui matrice risiede nell’intolleranza.
La musica, costruita su archi soffusi accompagnati da un’incantevole quanto drammatica voce femminile, è presente solo a tratti così da lasciare il posto a dialoghi graffianti e a quella tensione che il regista ama enormemente e di cui è maestro indiscusso.
Nonostante nell’ultimo atto vi sia un brusco rallentamento, “Munich” è un film coinvolgente e ben costruito che tiene lo spettatore incollato alla poltrona ma che lo spinge alla riflessione, lasciando un senso di amarezza e delusione per una società nella quale i principi morali perdono ogni giorno vigore.

Stefano Stanzione

 

Sito Web --> www.uip.it/munich


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