VetrinaCinema
a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione
   

 

La Terra

Regia: Sergio Rubini
Cast: Fabrizio Bentivoglio, Emilio Solfrizzi, Paolo Briguglia, Claudia Gerini, Massimo Venturiello, Sergio Rubini
Genere: Drammatico
Distribuzione: Medusa
Giudizio: * * * *

Luigi, un professore di Filosofia residente a Milano, torna nel suo luogo natìo, la Puglia, dopo anni di lontananza. Qui ritrova i suoi fratelli: Michele, un mediocre affarista, Mario il più giovane, studente impegnato nel volontariato e Aldo, ribelle e donnaiolo, che lo stesso Luigi dovrà convincere a vendere la terra che il defunto padre ha lasciato loro in eredità.

In questo periodo la cinematografia italiana sembra risorta da quella mediocrità e scadente qualità nella quale era precipitata durante questi ultimi anni. Oltre alla riscoperta di un genere come il thriller e il noir(non solo nel cinema ma anche nella narrativa), sembra ci sia un interesse da parte dei produttori di scegliere copioni ovviamente intimisti, legati a vicende credibili, riguardanti l’intimità dei personaggi ma privilegiando un certo ritmo narrativo che tiene viva l’attenzione dello spettatore, senza sprofondare in quella drammaticità forzata e spesso patetica la cui compagna è rappresentata da quella matrice intellettuale, senza dubbio interessante ma che troppe volte si rivela esasperante a causa di quella ostinazione da parte dei registi di ricalcare, nello stile e nel linguaggio, le pellicole francesi.
I lungometraggi che vanno contro le suddette regole come “Occhi di cristallo” di Puglielli, “le conseguenze dell’amore” di Sorrentino(lungometraggio dotato di un’indubbia lentezza narrativa ma che viene compensata dall’originalità con cui argomenti come mafia e amore vengono trattati) e quel piccolo gioiello che Michele Placido ha regalato al pubblico nostrano,” Romanzo criminale”, hanno dimostrato che anche l’Italia è in grado di offrire pellicole di grande qualità, non solo a livello narrativo ma anche visivo. Ma soprattutto è in grado di offrire, FINALMENTE, qualcosa di nuovo. Non è errato inserire fra questi l’ultimo lavoro di Sergio Rubini,” La terra”, nel quale ha esordito come regista.
Rubini, dotatissimo attore, immerge lo spettatore nel paesaggio rurale e selvaggio della Puglia, un paesaggio che assume un aspetto suggestivo e affascinante, in particolare durante le sequenze girate tra le mura del paese dove è ambientata la vicenda. In questo universo assolato e provinciale, Luigi(interpretato da un attore dall’innegabile bravura, Fabrizio Bentivoglio), muove i suoi passi attraverso dolorosi ricordi legati ad un padre violento e donnaiolo e attraverso quel minuscolo granello di sabbia che ancora lo lega a quel luogo di sofferenze: i suoi tre fratelli. L’intento di Rubini e degli sceneggiatori, è quello di mostrare un uomo che riscopre il valore degli affetti familiari e della sua identità culturale, due elementi sfruttati pochissimo nel cinema italiano che nel film di Rubini assumono un ruolo fondamentale per la formazione di un uomo. Anche se “la terra” può essere classificata come una pellicola drammatica, la narrazione sembra trasformarsi, passando da un’impronta prettamente ironica, con alcune gag ricche di uno humor all’inglese, per poi abbracciare momenti che richiamano i gangster-movies, assumendo, infine, un’impronta giallistica. In buona parte del secondo atto infatti, Luigi si trasforma in un detective che decide di scoprire l’identità dell’assassino che ha freddato con un colpo di fucile Tonino, il boss del paese. Tanti piccoli espedienti narrativi che spiazzano il pubblico, risultando gradevoli e ben costruiti. Molto belli alcuni dialoghi e un “bravo” a Sergio Rubini per quanto concerne la regia: fluida e semplice, tesa oltremodo a cogliere tutti quegli aspetti affascinanti che caratterizzano il territorio pugliese. Insomma che altro dire: “La terra”, un film di Sergio Rubini; “La terra” , simbolo di appartenenza; “la terra”, luogo di nascita e di affetti familiari; “la terra”, la nostra terra, L’Italia, un paese che può ancora essere apprezzato dagli stranieri non solo per la cucina ma anche per il cinema ,poiché ha molto da offrire. Basta solo un po’ di coraggio nel voler investire soldi in progetti nuovi, anche se l’incasso sicuro e mastodontico non è assicurato già dalla prima riga del copione. Ma se i progetti sono validi allora è bene correre il rischio, perché alla fine i risultati si vedono. Michele Placido, Paolo Sorrentino e Sergio Rubini l’hanno dimostrato.

Stefano Stanzione

 

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