VetrinaCinema
a cura di Marzia Serra e Stefano Stanzione
   

 

Apocalypto

Regia: Mel Gibson
Cast: Dalia Hernandez, Rudy Youngblood, Morris Birdyellowhead,
Jonathan Brewer

Genere: Avventura
Distribuzione: Eagle Pictures
Giudizio: * * * *

Il villaggio in cui vive Zampa di Giaguaro viene assalito da una tribù nemica. I pochi supersiti, tra cui lo stesso protagonista, vengono resi prigionieri e condotti in una misteriosa quanto inquietante città, per essere sacrificati al dio sole. Zampa di Giaguaro riesce a fuggire: da qui in poi sarà costretto ad affrontare un estenuante corsa nei meandri della foresta per salvare la propria famiglia dai suoi aguzzini spietati.

ApocalyptoDa un buon numero di anni ormai, alcuni attori , in un momento di fervente creatività( o semplicemente, mossi da quella pulsione umana che molti di noi sovente definiscono “voglia di cambiare”), hanno abbandonato trucco, costumi e capacità mnemonica per la macchina da presa. Clint Eastwood e Sean Penn ne sono un valido esempio. Anche Mel Gibson non è rimasto indifferente alla scelta dei suoi “colleghi”; ne ha seguito le orme , cibandosi di quel “nettare divino”conosciuto col termine di “sperimentazione”, che gli ha concesso un posto nell’Olimpo degli autori. Non tutti,però, sembrano convinti che l’ex-poliziotto di “Arma letale”, meriti davvero una posizione così privilegiata. Alcuni lo definiscono un megalomane ; un visionario ebbro di un ego creativo fin troppo sopra le righe , guadagnandosi così la reputazione di “sadico”, a causa delle sue pellicole intrise di una violenza eccessiva , legata , a detta di molti, più ad un gusto morboso nei confronti del sangue , piuttosto che ad una narrazione il cui sottotesto necessita di una effettiva crudezza.

Non si può certo escludere che pellicole come “La Passione” e “Bravehearth” fossero impregnate di scene piuttosto cruente e per nulla adatte ad un pubblico facilmente impressionabile. Ma, omettendo tale caratteristica, non si può fare a meno di apprezzare il talento e quel desiderio di opporsi ad un cinema convenzionale( al quale Sean Penn e Clint Eastwood , in qualche modo, appartengono) che fanno di Gibson un autore che non può essere ignorato. E tutti coloro che lo disprezzano , pur non ammettendolo, ne sono ben consapevoli. Il suo ultimo lavoro “Apocalypto” , un lungometraggio “peplua” in stile action-movie, dimostra, ancora una volta, come Gibson sia in grado di offrire agli spettatori pellicole capaci di conquistare l’appellativo di “film cult”. Il protagonista Zampa di Giaguaro altri non è che l’ uomo “primitivo” , legato ai valori come la famiglia, il senso di responsabilità, l’amore paterno e il desiderio di protezione nei confronti della propria donna. Il “need” a cui aspira Zampa di Giaguaro, ovviamente, può essere riassunto con un’unica definizione: difendere ciò che è nostro. Difenderlo da chi non ne comprende la purezza e l’innocenza.

Costoro altri non sono che la popolazione dalla quale vengono travolti il protagonista ed i suoi compagni. Una civiltà che Zampa di Giaguaro stenta a comprendere , immersa nella sua violenza e rozzezza. Una civiltà “aliena”, che utilizza schiavi per costruire imponenti templi e sacrifica esseri umani al dio sole, asportando loro il cuore e decapitandoli, tra le urla macabre di una folla in delirio.

Mentre vede i propri amici morire uno ad uno, negli occhi del protagonista emerge un doloroso interrogativo: come può una divinità pretendere riti cosi macabri? Cosa ha in comune questo dio con i “grandi padri” adorati dalla sua tribù, simbolo di amore e di pace?

Dunque non sarebbe così errato supporre che Zampa di Giaguaro, in realtà , rappresenti l’uomo odierno. Meglio ancora, l‘uomo con il cuore “primitivo” e cioè ancora legato ai valori di cui sopra, che non trovano riscontro in una società frenetica e indifferente alle sofferenze altrui, inquinata dalla tecnologia( utilissima quanto dannosa) e dal consumismo, al quale “sacrifica” se stessa e coloro che la circondano, unico “dio” che merita di venire adorato.

Gibson ed il suo sceneggiatore non utilizzano un adulto come protagonista ma bensì un giovane. Nonostante sia già un padre di famiglia, abile nella caccia e dotato di grande scaltrezza, dalle prime sequenze emerge come nel suo animo si annidi ancora lo spirito di un bambino, avvolto nel suo involucro di tranquillità e spensieratezza. Il monologo di suo padre altri non è che un avvertimento: ben presto accadrà qualcosa che metterà in crisi il suo mondo e lui stesso dovrà reagire. E così , nel momento in cui si trova ad affrontare i suoi carnefici e ad essere in grado di sfruttare la foresta come arma di difesa, luogo in cui il protagonista si limitava a cercare nutrimento, giocando con i propri compagni, Zampa di Giaguaro comprende le parole del defunto padre: non è sufficiente mettere su famiglia e procurare loro del cibo, per essere considerato un uomo; al contrario, divenire uomo, significa imparare a gestire il mondo intorno a noi, dominarne l’essenza, così da divenirne padroni anziché vittime. Il secondo atto è quasi interamente occupato dalla folle corsa di Zampa di Giaguaro all’interno della foresta ; ed è qui che il regista dimostra di saper mantenere un ritmo narrativo assai lungo ma per nulla stancante , alternando panoramiche a frenetiche macchine spalla e assemblando il tutto con un montaggio serrato , che imprigiona con violenza dettagli , primi piani e campi medi così come una tarantola famelica arresta il volo degli insetti nella sua tela.

L’uscita del film, come è noto, è stata accompagnata da numerose polemiche, il cui effetto ha portato ad un unico risultato: l’aumento degli spettatori. È stato imposto il divieto ai minori di quattordici anni, ovviamente necessario poiché il lungometraggio risulterebbe poco adatto ai più piccoli. C’è da dire, però, che far piovere dal cielo un’alluvione di critiche nei confronti di un film e rientrare nelle proprie case, soddisfatti di aver ottenuto “giustizia” contro quel “sadico autore” , non ha molta utilità , quando lo stesso genitore che si è battuto per salvaguardare l’innocenza della sua prole, lascia che il figlio si nutra di Wrestling e videogiochi , la cui crudezza non ha nulla da invidiare alle scene presenti in “Apocalypto”(in cui si accusava Gibson di mostrare senza alcuna inibizione, donne stuprate. Immagini del tutto assenti nella pellicola). È giusto far polemica, è giusto agire come Zampa di Giaguaro, difendendo ciò che è nostro; ma occorre agire con obbiettività e coerenza, evitando di scadere nella facile ipocrisia , condannando solo ciò (o chi) ci è a noi più congeniale.

Stefano Stanzione



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