Ieri a Montecitorio è successo quello che negli ultimi sedici anni di vita politica nessuno aveva mai nemmeno osato pensare.

Almeno tra i banchi di Forza Italia prima e del Popolo della libertà ora. E’ successo che, essendo in programma la cena di tutti i deputati del Pdl con il presidente del Consiglio Berlusconi, almeno una ventina tra gli invitati hanno ragionato per tutto il giorno sulla possibilità di non presentarsi. Per dare un segnale, stufi di venire a sapere della linea politica senza averne mai discusso e di avere come unica possibilità di comunicazione il volume da dare alle risate con le quali omaggiare le barzellette del premier. Si tratta di parlamentari giunti ormai alla terza, e in alcuni casi anche alla quarta e quinta legislatura. Sanno, dunque, che nel momento in cui si tornerà al voto non saranno ricandidati e cominciano a prendersi il lusso della ribellione, a guardarsi intorno, consapevoli che l’unione fa la forza e che, tutti insieme, possono anche fare la differenza che passa tra la maggioranza e l’opposizione. Lo si è visto martedì nel voto sulla pregiudiziale di costituzionalità sul decreto salva-Polverini, respinta solo grazie all’assenza di metà gruppo Udc. Sono peones che hanno assunto coscienza del proprio peso. Vedono il Pdl franare, tra scissione siciliana e autonomizzazione dei finiani, e non sono disposti a consegnarsi a Brambilla e Santanchè.
L’allarme è arrivato a Palazzo Chigi e per questo il Cavaliere nel tardo pomeriggio si è precipitato alla Camera per evitare sedie vuote a tavola. Soprattutto perchè un ammutinamento del genere, anche solo pensato, mal si concilia con l’ottimismo che Berlusconi ha deciso di spargere a piene mani, in particolare tramite i dipendenti degli uffici stampa governativi, per galvanizzare i suoi in vista della manifestazione di sabato a Roma. Poiché l’ultimo sondaggio sulla sfida Bonino-Polverini rende difficile mobilitare i quadri locali di un partito che rischia di non essere nemmeno presente sulla scheda, girano per il Transatlantico diffondendo in via informale il solito «sondaggio vero e riservato del Cavaliere». E fanno girare la voce di essere «praticamente sicuri» che, comunque vadano le cose, sulla lista del Pdl nel Lazio sabato dal Consiglio di Stato arriverà un bel regalo. Chi glielo ha detto?

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