Sono 38 le testate mondiali che si apprestano a rivelare nomi e società tratti dai 260 gigabyte di dati pervenuti in forma anonima all'Icij, il Consorzio internazionale dei giornalisti d'inchiesta con sede a Washington. Partner italiano dell'inchiesta è L'Espresso, che nel numero in edicola domani racconta le prime quattro storie di italiani con ruoli da protagonisti

ROMA - Il caso Augier, di cui oggi scrive Le Monde, è solo la prima tessera del domino sui grandi evasori mimetizzati nei paradisi fiscali che si appresta a comporsi grazie all'analisi dell'enorme mole di documenti segreti che 38 testate di tutto il mondo, coordinate dal Consorzio internazionale dei giornalisti d'inchiesta (Icij) con sede a Washington, si apprestano a diffondere. 

Si parla di due milioni e mezzo di file, relativi a 130mila titolari di conti correnti e investimenti tramite 12mila società offshore lungo un arco temporale di 30 anni, analizzati da 86 giornalisti per il "colpo più duro mai sferrato all'enorme buco nero dell'economia mondiale", come è stato definito da alcuni esperti di evasione fiscale. Una massa critica di documenti 160 volte superiore a quella dei dispacci diplomatici pubblicati da Wikileaks nel 2010, per un ammontare di somme sottratte al fisco dei 170 paesi di provenienza stimato tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari.
Nelle prime indicazioni del rapporto del consorzio Icij si legge, tra l'altro, che "molte delle grandi banche - incluse Ubs, Clariden (Credit Suisse) e Deutsche Bank - hanno lavorato aggressivamente per fornire ai propri clienti compagnie coperte dal segreto alle Isole Vergini e altri paradisi fiscali". 
Tutto è cominciato un anno fa, quando un "pacchetto" fu recapitato anonimamente tramite posta a un indirizzo australiano. Al suo interno un disco rigido della portata di 260 gigabyte. Il materiale fu poi trasmesso all'Icji, che attraverso gli 86 giornalisti delle diverse testate, ha analizzato gli oltre 2,5 milioni di file, tra contratti, fax, copie di passaporti, e-mail, corrispondenza bancaria. Tutti provenienti da due società specializzate in domiciliazioni offshore: Commonwealth Trust Limited, delle isole Vergini britanniche, e Portcullis Trustnet, con base a Singapore, operativa alle isole Cayman, isole Cook e Samoa, giurisdizioni offshore fra le più opache al mondo. Dietro la sottrazione e spedizione dei dati, spiega Le Monde, ci sarebbero alcuni impiegati delle due società.
Secondo Sueddeutsche Zeitung (Sz), uno dei due media tedeschi coinvolti nell'inchiesta del consorzio giornalistico investigativo statunitense Icij, la Deutsche Bank avrebbe creato 309 trust e società di comodo attraverso la propria filiale di Singapore in diversi paradisi fiscali, in gran parte nelle Isole Vergini britanniche. In almeno un caso, un dipendente della filiale di Singapore avrebbe aiutato un cliente a 'parcheggiare' il suo yacht in una società offshore, scrive il quotidiano di Monaco. Ma il più grande istituto di credito tedesco ha risposto prendendo le distanze. Deutsche Bank non ha un servizio di consulenza sulla ''creazione di imprese nelle oasi
fiscali'', ha spiegato un portavoce: ''Deutsche Bank ha preso molte misure per impedire che i prodotti e i servizi finanziari dell'istituto possano essere usati per il lavaggio di denaro sporco''.
Il partner italiano dell'operazione è L'Espresso, che nel numero in edicola domani elenca i nomi di 200 italiani presenti nel database e racconta le prime quattro storie di connazionali con un ruolo nei due colossali conglomerati di società offshore.
I protagonisti della prima parte dell'inchiesta de L'Espresso sono Gaetano Terrin, all'epoca commercialista dello studio Tremonti e "custode" di un trust delle Isole Cook; Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom, indicato come "beneficiario" da una società offshore nelle Isole Vergini; un complesso sistema finanziario legato a tre famiglie lombarde di imprenditori e gioiellieri; infine, un trust che riporta come direttori i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani. 
Oltre all'Espresso, anche il britannico Guardian, la tedesca Sueddeutsche Zeitung, passando per Bbc,Washington PostLe Monde appunto e lo svizzero Sonntagszeitung sono tra i media che si sono adoperati nell'inchiesta. Per analizzare i dati, che sono stati opportunamente selezionati, il Consorzio Icij ha in alcuni casi dovuto creare degli appositi programmi informatici per la consultazione. Tra questi, come spiegaEurope1, anche un software per riconoscere i caratteri (Ocr) che ha permesso di trasferire i nomi dei documenti scannerizzati e di semplificare la ricerca. Solo a quel punto i dati sono stati trasferiti alle 38 testate partner, tramite una banca dati chiamata Omet. Ogni media ha un codice di sicurezza per accedere ai contenuti. Dal momento che la navigazione su questa piattaforma non era semplice, talvolta alcuni giornalisti hanno avuto bisogno dell'assistenza di membri dell'Icij.
Sono oltre cento i titolari di conti offshore legati al Belgio, rivela nella sua edizione online delle 17 il quotidiano 'Le Soir, uno dei media partner dell'inchiesta dello Icij. Nella edizione cartacea di domani saranno pubblicati maggiori dettagli, ma tra i coinvolti il quotidiano indica non solo "grandi nomi di commercianti indiani di diamanti di Anversa che hanno creato i conti con il loro passaporto indiano (...) per un commercio che è essenzialmente indiano e internazionale", ma anche "un laboratorio farmaceutico" di Bruxelles o "piccoli imprenditori valloni" e tanti privati. Nel servizio online viene spiegato il lavoro giornalistico di verifica, che ha portato alla conferma della creazione delle società offshore "tramite una fiduciaria di Singapore". Il giornalista de Le Soir che ha partecipato all'inchiesta, Alain Lallemand, spiega che all'origine dell'inchiesta c'è stato "un disco fisso che espone la totalità delle operazioni e delle società offshore create da due operatori di società offshore" che è "arrivato nella cassetta della posta di un giornalista con cui lavoriamo da anni in seno al network internazionale Icij".
Con Jean-Jacques Augier, tra i nomi "eccellenti" saltati fuori dai file figurano la moglie del primo vicepremier russo Igor Shuvalov, come pure alcuni top manager di importanti appaltatori militari e di holding statali come Gazprom, nella schiera dei russi con interessi nei paradisi fiscali offshore, secondo quanto rivela l'inchiesta dell'Icij di Washington. Tesoriere della campagna elettorale di Francois Hollande l'anno scorso, Jean-Jacques Augier ha affermato oggi che il capo dello stato non ha "nulla a che vedere, né da vicino né da lontano" con i suoi investimenti nelle società alle isole Cayman. In una dichiarazione, Augier detto di non aver tratto alcun vantaggio fiscale dalle sue partecipazioni finanziarie in società registrate alle isole Cayman. "Queste due partecipazioni non hanno portato ad alcun particolare vantaggio fiscale, nè in Francia nè altrove". In un comunicato diffuso da Eurane, la sua Holding, Augier smentisce fermamente, dicendo inoltre che "non ha nessuna azione, conto o partecipazione a titolo personale all'esterno del territorio francese". Augier ha aggiunto che Hollande non era al corrente dei suoi investimenti. "Quello che mi dispiace - ha detto Augier - è di vedere questa bufera che è senza fondamento", e "l'uso che cercano di fare della mia persona per colpire il capo dello Stato".
E ancora: l'ex ministro delle Finanze mongolo Bayartsogt Sangajav, il presidente dell'Azerbaigian e famiglia, la figlia maggiore dell'ex presidente filippino Marcos, Maria Imelda Marcos Manotoc, fino alla collezionista d'arte spagnola baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza che, scrive El Confidencial, "ha acquistato alcune opere d'arte, tra le quali il celebre 'Il mulino d'acqua a Gennep', utilizzando i fondi provenienti dai conti segreti alle Isole Cook". Tra gli americani, Denise Rich, ex moglie del controverso trader del petrolio Marc Rich. Oltre a decine di tedeschi e svizzeri. 
Dai file relativi alla società delle isole Vergini britanniche, risulta che il premier e miliardario georgiano Bidzina Ivanishvili, fra il 2006 e il 2009, è stato alla guida della Bosherston Overseas Corp, gestita attraverso un agente a Panama. Il portavoce del premier ha precisato che per il periodo 2011-2012, Ivanishvili non ha avuto interessi nella società, e quindi non aveva l'obbligo di darne notizia nella sua dichiarazione dei redditi".
Tra le "entità", la Tamalaris Consolidated Limited, società che opera in Europa per conto della compagnia di navigazione statale iraniana, coinvolta nello sviluppo del programma nucleare di Teheran, e che è stata colpita da sanzioni della Ue.
Il quotidiano svizzero Le Matin riporta come siano una ventina le banche svizzere finite nell'inchiesta, precisando che Ubs "ha creato almeno 2900 società di comodo", mentre Credit Suisse "almeno 700". In tutto sono "300 le persone di nazionalità svizzera" coinvolte.
Dopo aver appreso dal quotidiano Ta Néa di un centinaio di compagnie "fantasma" scovate in Grecia, il governo di Atene ha annunciato un'accertamento sui loro conti. Tra le transazioni tramite due società offshore, scoperte anche quelle per l'acquisto e la ristrutturazione del Christina O, il celebre yacht della famiglia Onassis che ospitò, tra gli altri, John F. Kennedy, Marilyn Monroe, Winston Churchill e Maria Callas.
"Funzionari governativi e loro familiari e associati in Azerbaijan, Russia, Canada, Pakistan, Filippine, Thailandia, Canada, Mongolia e altri Paesi - si legge nel rapporto Icij - si sono uniti per l'uso di compagnie private e account bancari. I super-ricchi hanno usato strutture offshore per possedere ville, yacht, capolavori artistici e altri beni, guadagnando vantaggi fiscali nell'anonimato non disponibile per la gente comune".
Olivier Bailly, portavoce della Commissione europea, non ha voluto commentare l'indagine giornalistica coordinata da Icij, ma ha affermato che "ci saranno conseguenze" per i paradisi fiscali "che accettano o nascondono" i proventi dell'evasione fiscale, che ogni anno costa all'Unione Europea "più di 1000 miliardi di euro". Di qui, l'invito di Bailly agli stati membri perché affrontino la questione. Il portavoce ha sottolineato che la Commissione ha "una posizione molto ferma sulla frode fiscale in generale" e ha già proposto, lo scorso dicembre, misure che "sono ancora in attesa di un accordo da parte degli Stati membri" con l'obiettivo di "limitare il costo dell'evasione fiscale in Europa".
Con il passare del tempo si allunga la lista di nomi, alcuni noti e illustri, segnalati dal Guardian tra coloro che usufruiscono dei paradisi fiscali. Tra questi compare il premier georgiano Bidzina Ivanishvili, eletto lo scorso anno alla guida della repubblica caucasica. Figurano inoltre personaggi pachistani, thailandesi e indonesiani, oltre ad un britannico, Neil Gaitely, che risulta essere nominalmente direttore della Tamalaris Consolidated Ltd, società che per la Ue opera per conto della compagnia di navigazione statale iraniana, coinvolta nello sviluppo del programma nucleare di Teheran.
Intanto il ministero tedesco delle Finanze ha chiesto di poter entrare in possesso di quanto visionato dalla stampa. "Speriamo che i media che hanno investigato sui documenti li mettano a disposizione degli Stati, e dunque anche nostra", ha detto stamani a Berlino un portavoce del ministero: "Saremmo felici se i dati rilevanti fossero recapitati alle autorità competenti dei Lander".

 

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