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             Il 6 settembre 2007 la musica  lirica ha perso il più grande esponente del suo genere: Luciano Pavarotti se  n’è andato, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo musicale. 
              Il tenore nasce a Modena il 12  ottobre del 1935 e subito viene avviato al mondo della musica dal padre  Fernando, fornaio nell’esercito, che da buon appassionato lo fa cantare con lui  nel coro di Modena. Il giovane Pavarotti non segue l’iter classico di studi al  conservatorio, ma conserva una naturale passione per la lirica. Il debutto  ufficiale avviene il 29 aprile 1961 quando esegue la Boheme al teatro di Reggio  Emilia. Dopo, una serie di altre esibizioni, lo portano in breve tempo a  divenire il punto di riferimento nel panorama musicale lirico. 
              Pavarotti, conquista forte  notorietà all’estero, grazie alle sue esibizioni a Parigi, ad Amsterdam e  soprattutto nella Grande Mela e a San Francisco.  
              Il momento a mio parere più  intenso, addirittura più del suo concerto all’ombra della Torre Eiffel, è  l’esibizione al Central Park di New York, davanti ad un popolo di persone di  ogni età, in un contorno suggestivo e affascinante.  
              Ovviamente come non citare il  concerto del 1990 alle Terme di Caracalla in compagnia di Carreras e Domingo,  diventati i Tre Tenori, che per anni hanno incantato le platee di tutto il  mondo. Basti pensare alla loro esemplare performance in occasione dei mondiali  di calcio del 1994 a  Los Angeles.  
              Non dimentichiamo poi il  “Pavarotti and Friends” da lui fortemente voluto, attraverso cui ha riunito famosi  artisti internazionali suoi amici, per una serie di concerti indimenticabili 
   a scopo di beneficenza.  Attraverso questo evento abbiamo assistito ad  una più unica che rara compenetrazione musicale, fantasiosa e originale; una  sorta di contaminazione melodica dal mondo lirico a quello rock. 
              Questi esempi sono solo alcuni e  forse non sono neanche sufficienti a rendere l’idea di chi sia stato realmente  Pavarotti. Forse neanche sarebbe stato necessario ricordarvi questi memorabili  istanti, perché chiunque conosce Big Luciano. 
              La sua forza è stata ed è proprio  questa: essere famoso nel senso genuino della parola. Se si pensa alla musica  lirica, sia che ci si trovi in Italia, in Giappone o in America, balza subito  alla mente il suo nome. Pavarotti ha rappresentato l’Italia musicalmente e non  solo, diventando uno dei maggiori esponenti della nostra cultura. In ogni parte  del mondo ogni persona ha ascoltato almeno una volta nella vita uno dei suoi  acuti, è stato un personaggio imitato, criticato, stimato, ma quello che resta  è solo il suo immenso talento.  
              Oggi le notizie date dai  telegiornali parlano solo di soldi, eredità e scandali amorosi. A chi finirà in  mano il suo patrimonio? Francamente me ne infischio. E credo francamente se ne  infischino tutti, in fondo non ci interessa vedere i soliti squallidi balzelli  su chi prenderà la fetta più grande. Ne tantomeno mi interessa la solita  vergognosa dietrologia fatta di dichiarazioni dell’ultimo minuto su chi era il  buono o chi il cattivo in un rapporto d’amore. Viene data la solita visibilità  a personaggi che sfruttano l’immagine di qualcuno sparlando della sua vita  privata. Sono stufo di sentire interpretazioni e futili opinioni. Pavarotti  merita ben altro.  
              Pavarotti merita di essere  celebrato per quello che era: una stella della musica, un artista eccellente,  un uomo che ha rappresentato l’Italia all’estero attraverso un talento unico e  generoso. 
              Vorrei vedere le immagini del  popolo di New York estasiato dalla sua voce. Vorrei vedere scorrere le immagini  dei suoi fans giapponesi in lacrime durante un suo concerto. Vorrei rivedere  quando i francesi lo applaudivano quando venivano incantati dalla sua intensità  vocale sotto la torre Eiffel. Vorrei vedere il suo sorriso al termine delle sue  indimenticabili esibizioni. Vorrei vedere le immagini del più grande cantante  lirico di tutti i tempi. Chiedo troppo?  
            Ciao Big Luciano, noi preferiamo ricordarti cosi.
              
            Ivo Speziali  
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