Faida del Gargano dopo la mattanza le scarcerazioni "eccellenti"

 

di Mara Chiarelli
Francesco Libergolis
Francesco Libergolis

In principio fu una lite, fra le famiglie Primosa e Libergolis, fino ad allora socie in affari: a dividerle per sempre fu, nel lontano 1978, un pascolo abusivo di bestiame, conteso fra allevatori di Monte Sant´Angelo sul Gargano.

 Trent´anni suonati a colpi di lupara: 35 omicidi, oltre a quelli scomparsi e mai più ritrovati. Figli, fratelli e padri sanguinari, pronti anche a uccidere i propri consanguinei pur di rivendicare l´orgoglio dell´appartenenza alla "famiglia".

Oggi uno di questi killer, Armando Libergolis, lascerà il carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare, seguito a breve da sanguinosi sicari. E, non è difficile immaginarlo, il sangue tornerà a scorrere sulle alture montane del promontorio garganico. In guerra torneranno le 20 famiglie e le centinaia di persone, schierate per l´uno o per l´altro, raggruppate da un codice di onore. Come quello che spinse Antonio Silvestri nel maggio del 2000 ad uccidere suo padre Pasquale, mentre dormiva nel suo casolare in campagna. Il giovane sapeva che il padre, da tempo, aveva scelto di allontanarsi dal clan dei Libergolis, per avvicinarsi a quello, nemico, dei Primosa Alfieri. Certo, ci furono anche vecchie incomprensioni, rancori personali stratificati nella storia del loro rapporto, ma il motivo che più di altri spinse Antonio Silvestri a premere il grilletto fu la decisione di lasciare il clan a cui entrambi erano affiliati.

Finì per questo in galera, nell´ambito della maxinchiesta condotta dal pm antimafia Domenico Seccia, che il 23 giugno 2004 fece arrestare 123 persone, tra cui anche presunti affiliati ai gruppi dei Ciavarella e dei Tarantino (protagonisti di un´altra faida a San Marco in Lamis), e accusate di una cinquantina di agguati e di quaranta omicidi. Tra questi 123 anche quelli che oggi torneranno in libertà. Ma la guerra atavica fra i Libergolis e i Primosa affligge anche il riposo dei morti: raccontano gli anziani (ma gli investigatori ci credono e ne prendono nota) che solo uno dei due clan, quello in posizione dominante, abbia il diritto il 2 novembre di far visita alle tombe dei defunti, in una sorta di passeggiata trionfale e commemorativa.

 

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